Truffe del caro nipote: banda novarese in aula per 27 colpi in Piemonte e Lombardia

I malviventi - la maggior parte nomadi di origine polacca residenti a Novara ma anche a Varallo Pombia e Vespolate -truffavano gli anziani che credevano di aiutare un parente in difficoltà

Avrebbero commesso almeno 27 furti in abitazione, quasi sempre con la tecnica del «Caro nipote», ovvero truffando ignari anziani che credevano di aiutare un parente in difficoltà. Un gruppo ben organizzato, composto per lo più da persone abitanti a Novara, che prospettava pericoli immaginari al solo scopo di derubare le vittime di soldi, gioielli, ricordi di una vita.

Un gruppo con un capo mai identificato, che dirigeva le operazioni, e poi una serie di complici che avevano ognuno il proprio ruolo, per lo più quello di telefonista o di incaricato e ritirare la merce a domicilio delle vittime, oppure ricevere i proventi dei reati o ancora intestarsi fittiziamente le auto utilizzate per i «colpi», in modo che non fossero riconducibili a chi vi si trovava a bordo, se non quello iniziale di telefonista.

Ora la procura di Vercelli (competente perché il primo furto è stato scoperto in quella provincia) ha chiesto il rinvio a giudizio di 17 novaresi, la maggior parte nomadi di origine polacca residenti a Novara ma anche qualche italiano abitante nel capoluogo, Varallo Pombia, e Vespolate, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di decine di truffe. In udienza preliminare 5 hanno già chiesto il giudizio abbreviato, alcuni sono invece irreperibili (verrà pronunciato il proscioglimento per la mancata conoscenza del processo), mentre gli altri, se mandati a giudizio, affronteranno il dibattimento pubblico. Su tutto il tribunale deciderà a luglio.

La tecnica usata era quella tristemente nota del «Caro nipote», che partiva con una telefonata a alla mamma o alla nonna: «Ho avuto un incidente: ho travolto e ucciso una donna incinta. E’ necessario pagare le spese legali e l’assicurazione, altrimenti il rischio è di finire in carcere». Questo, quasi sempre, il tenore della telefonata ricevuta dalla vittima di turno. Dall’altra parte della cornetta un appartenente alle forze dell’ordine, avvocato, medico o infermiere, a volte direttamente il parente coinvolto nel sinistro stradale. In qualche occasione si parlava invece di malattie gravi, come il Covid, con cure costose e farmaci salva vita che dovevano arrivare dalla Svizzera.

In base a quanto contesta l’accusa, il gruppo, a vario titolo, avrebbe commesso almeno 27 furti nelle province di Novara, Biella, Vercelli e Alessandria, oltre che in Lombardia, a partire dall’aprile 2022 fino alla tarda primavera del 2023. Complessivamente il bottino si aggirerebbe attorno ai 400 mila euro. Alcuni degli appartenenti al gruppo sono risultati intestatari di oltre 150 auto, usate di volta in volta per colpire nelle varie province.

Nessuna pietà per le vittime. Una, residente a Magnano, nel Biellese, all’epoca dei fatti avvenuti il 15 maggio 2024 aveva ben 96 anni. Era stata contattata da una donna che diceva di essere la figlia che avrebbe mandato il direttore di banca a recuperare soldi e monili per evitare il carcere.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2025 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Picture of Redazione

Redazione

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Truffe del caro nipote: banda novarese in aula per 27 colpi in Piemonte e Lombardia

I malviventi – la maggior parte nomadi di origine polacca residenti a Novara ma anche a Varallo Pombia e Vespolate -truffavano gli anziani che credevano di aiutare un parente in difficoltà

Avrebbero commesso almeno 27 furti in abitazione, quasi sempre con la tecnica del «Caro nipote», ovvero truffando ignari anziani che credevano di aiutare un parente in difficoltà. Un gruppo ben organizzato, composto per lo più da persone abitanti a Novara, che prospettava pericoli immaginari al solo scopo di derubare le vittime di soldi, gioielli, ricordi di una vita.

Un gruppo con un capo mai identificato, che dirigeva le operazioni, e poi una serie di complici che avevano ognuno il proprio ruolo, per lo più quello di telefonista o di incaricato e ritirare la merce a domicilio delle vittime, oppure ricevere i proventi dei reati o ancora intestarsi fittiziamente le auto utilizzate per i «colpi», in modo che non fossero riconducibili a chi vi si trovava a bordo, se non quello iniziale di telefonista.

Ora la procura di Vercelli (competente perché il primo furto è stato scoperto in quella provincia) ha chiesto il rinvio a giudizio di 17 novaresi, la maggior parte nomadi di origine polacca residenti a Novara ma anche qualche italiano abitante nel capoluogo, Varallo Pombia, e Vespolate, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di decine di truffe. In udienza preliminare 5 hanno già chiesto il giudizio abbreviato, alcuni sono invece irreperibili (verrà pronunciato il proscioglimento per la mancata conoscenza del processo), mentre gli altri, se mandati a giudizio, affronteranno il dibattimento pubblico. Su tutto il tribunale deciderà a luglio.

La tecnica usata era quella tristemente nota del «Caro nipote», che partiva con una telefonata a alla mamma o alla nonna: «Ho avuto un incidente: ho travolto e ucciso una donna incinta. E’ necessario pagare le spese legali e l’assicurazione, altrimenti il rischio è di finire in carcere». Questo, quasi sempre, il tenore della telefonata ricevuta dalla vittima di turno. Dall’altra parte della cornetta un appartenente alle forze dell’ordine, avvocato, medico o infermiere, a volte direttamente il parente coinvolto nel sinistro stradale. In qualche occasione si parlava invece di malattie gravi, come il Covid, con cure costose e farmaci salva vita che dovevano arrivare dalla Svizzera.

In base a quanto contesta l’accusa, il gruppo, a vario titolo, avrebbe commesso almeno 27 furti nelle province di Novara, Biella, Vercelli e Alessandria, oltre che in Lombardia, a partire dall’aprile 2022 fino alla tarda primavera del 2023. Complessivamente il bottino si aggirerebbe attorno ai 400 mila euro. Alcuni degli appartenenti al gruppo sono risultati intestatari di oltre 150 auto, usate di volta in volta per colpire nelle varie province.

Nessuna pietà per le vittime. Una, residente a Magnano, nel Biellese, all’epoca dei fatti avvenuti il 15 maggio 2024 aveva ben 96 anni. Era stata contattata da una donna che diceva di essere la figlia che avrebbe mandato il direttore di banca a recuperare soldi e monili per evitare il carcere.

© 2025 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata