Dopo due anni di dolore, durante i quali abbiamo avuto la conferma che il mondo è sempre più irrazionale e violento, il nostro sogno fragile è quello di non leggere la parola pace solo sui titoli dei giornali: sogniamo che sia concessa una speranza di vita e di libertà autentiche e di professione di diritti umani. Sogniamo di potere finalmente ricostruire, e sappiamo che anche questo porta dolore.

Ripropongo una poesia di Wislawa Szymborska, ‘La fine e l’inizio’, scritta nel 1993 e ancora troppo attuale.

“Dopo ogni guerra / c’è chi deve ripulire. / In fondo un po’ d’ordine / da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie / ai bordi delle strade / per far passare / i carri pieni di cadaveri. / C’è chi deve sprofondare / nella melma e nella cenere, /tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro / e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave / per puntellare il muro, / c’è chi deve mettere i vetri alla finestra / e montare la porta sui cardini. / Non è fotogenico / e ci vogliono anni. / Tutte le telecamere sono già partite / per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti / e anche le stazioni. / Le maniche saranno a brandelli / a forza di rimboccarle. / C’è chi con la scopa in mano / ricorda ancora com’era. / C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata. / Ma presto / gli gireranno intorno altri / che ne saranno annoiati.

C’è chi talvolta / dissotterrerà da sotto un cespuglio / argomenti corrosi dalla ruggine / e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti. / Chi sapeva / di che si trattava, / deve far posto a quelli / che ne sanno poco. / E meno di poco. / E infine assolutamente nulla. / Sull’erba che ha ricoperto / le cause e gli effetti, / c’è chi deve starsene disteso / con la spiga tra i denti, / perso a fissare le nuvole”.

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Immagine di Claudia Cominoli

Claudia Cominoli

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735 giorni dopo

Dopo due anni di dolore, durante i quali abbiamo avuto la conferma che il mondo è sempre più irrazionale e violento, il nostro sogno fragile è quello di non leggere la parola pace solo sui titoli dei giornali: sogniamo che sia concessa una speranza di vita e di libertà autentiche e di professione di diritti umani. Sogniamo di potere finalmente ricostruire, e sappiamo che anche questo porta dolore.

Ripropongo una poesia di Wislawa Szymborska, ‘La fine e l’inizio’, scritta nel 1993 e ancora troppo attuale.

“Dopo ogni guerra / c’è chi deve ripulire. / In fondo un po’ d’ordine / da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie / ai bordi delle strade / per far passare / i carri pieni di cadaveri. / C’è chi deve sprofondare / nella melma e nella cenere, /tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro / e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave / per puntellare il muro, / c’è chi deve mettere i vetri alla finestra / e montare la porta sui cardini. / Non è fotogenico / e ci vogliono anni. / Tutte le telecamere sono già partite / per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti / e anche le stazioni. / Le maniche saranno a brandelli / a forza di rimboccarle. / C’è chi con la scopa in mano / ricorda ancora com’era. / C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata. / Ma presto / gli gireranno intorno altri / che ne saranno annoiati.

C’è chi talvolta / dissotterrerà da sotto un cespuglio / argomenti corrosi dalla ruggine / e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti. / Chi sapeva / di che si trattava, / deve far posto a quelli / che ne sanno poco. / E meno di poco. / E infine assolutamente nulla. / Sull’erba che ha ricoperto / le cause e gli effetti, / c’è chi deve starsene disteso / con la spiga tra i denti, / perso a fissare le nuvole”.

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