Dopo quasi un mese di stallo, il consiglio comunale di Trecate è tornato a riunirsi ieri sera, 6 marzo, segnando la prima seduta dal 5 febbraio scorso. La frattura all’interno della maggioranza, emersa con il voto contrario del capogruppo di Fratelli d’Italia Michele Musone e della ormai ex consigliera Tiziana Napoli su due punti all’ordine del giorno, ha portato a un blocco istituzionale con due sedute andate deserte il 26 febbraio e il 3 marzo: entrambe le volte, infatti, la maggioranza non si è presentata.
Il ritorno in aula ha visto un quadro politico modificato: Paolo Manzini e Mauro Bricco sono passati al Gruppo misto, mentre Napoli, pur avendo votato contro la sua stessa coalizione, ha preso posto tra i banchi della giunta come assessora agli eventi, al marketing territoriale e all’associazionismo al posto di Antonio Baraggini che deteneva la delega al Bilancio, rimosso, secondo il sindaco Federico Binatti allo scopo di di dare «un taglio più politico alla giunta» ma senza che venissero forniti chiarimenti convincenti sulla scelta.
Il punto chiave dell’ordine del giorno della seduta di ieri era, infatti, la surroga di Napoli. E proprio sul rimpasto si sono concentrate le interrogazioni dell’opposizione. Filippo Sansottera (Pd) ha ripercorso la vicenda, evidenziando le contraddizioni nelle dichiarazioni di Napoli alla stampa, con le quali aveva escluso un ingresso in giunta e aveva criticato il sindaco. Ha poi chiamato in causa il senatore Gaetano Nastri, punto di riferimento di FdI a livello locale, sottolineando il suo silenzio sulla questione e l’imbarazzo che la situazione sta creando nel partito. «Napoli si è rimangiata tutto quanto dichiarato ed è entrata in giunta – ha affermato il consigliere -. Non so cosa pensi Nastri rispetto alla figura barbina che sta facendo fare al suo partito, il suo silenzio prolungato penso sia indicativo».
La diretta interessata ha risposto affermando: «Solo gli asini non cambiano idea. Sono una persona trasparente, non rinnego i problemi con il sindaco e non mi nascondo. A differenza di qualcuno ho agito e oggi sono seduta qui perché dico quello che penso in faccia. Il sindaco ha voluto ascoltarmi perché forse in questi tre anni ha trovato in me». Dette così, le sue parole sono sembrate rivolte ai consiglieri di maggioranza che, pur esprimendo perplessità in privato, non si sono mai esposti pubblicamente sulla tenuta della coalizione.
Anche Manzini ha incalzato il primo cittadino chiedendo se tutti i consiglieri di maggioranza fossero stati realmente coinvolti nella decisione, come dichiarato alla stampa. Binatti ha ribadito che «la giunta mantiene la sua identità politica» e che la nomina di Napoli «è stata una mia scelta per rilanciare gli eventi e il coinvolgimento delle associazioni». Tuttavia, la sua dichiarazione – sul fatto che l’ingresso di Napoli fosse stato “concordato” – è apparsa una parziale smentita di quanto affermato nel precedente consiglio, quando aveva negato l’ipotesi di un rimpasto.
Manzini ha poi sollevato altri dubbi: «È vero che ho incontrato il sindaco, ma lui non mi ha mai chiesto se fossi d’accordo con la sostituzione dell’assessore Baraggini. Io ho osservato e ora mi chiedo se la sua revoca non sia un diretto effetto del mio passaggio al Gruppo misto».
Sansottera ha anche chiesto chiarimenti sulla collocazione politica di Napoli, che prima di accettare l’incarico ha formalizzato la sua uscita dal gruppo consiliare di FdI. Binatti ha confermato che non ci sono modifiche negli equilibri della giunta e che «per quanto riguarda l’attività amministrativa ci saranno modifiche e cambiamenti perché è stata fatta una scelta di avere un bilancio con una visione meno tecnica e più politica».
L’unico atto di aperta contestazione è arrivato dal consigliere di minoranza Giorgio Capoccia, che, durante la risposta del sindaco a un’interrogazione sulla cava Italvest, ha indossato un naso da Pinocchio (in foto) in segno di protesta. Un gesto che sintetizza il clima politico attuale di Trecate: una maggioranza che fatica a mantenere la coesione e un’opposizione che cerca di far emergere le contraddizioni di un’amministrazione in affanno, almeno per il momento.