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Da Galliate un grido di protesta: «Lunedì 4 maggio il mio bar sarà aperto»

«Aperto per protesta. Vietato l’ingresso ai clienti». E’ questo il cartello che Paola Castiglioni vuole attaccare sulle vetrine del suo bar a Spazio Gaja, bar di cui è titolare. «Lunedì 4 maggio apro il mio bar, non farò entrare clienti, sono la prima a voler rispettare e far rispettare le regole del decreto, ma voglio far sentire la mia voce perché credo di averne diritto. Voglio dire allo stato che ci sono anche io e ho bisogno che intervenga per me e per tutte le persone che sono nelle mie condizioni».

Paola Castiglioni ha deciso di metterci la faccia: non ci sta a dover riaprire, forse, il primo giugno, non può pensare di non poter lavorare pur con la garanzia di rispettare tutte le regole.

Regole per le quali si è già attrezzata: «ho preparato già i dispenser igienizzanti vicino al bancone, c’è il divisorio alla cassa e così ai tavoli in modo tale che possano accomodarsi due persone in totale sicurezza. Ho ordinato gli adesivi per segnare sul pavimento le distanze, io sono praticamente pronta».

Tutto pronto, ma manca ancora del tempo: «E’ intollerabile rimanere a casa, con questo nuovo decreto ci viene tolto praticamente tutto, avrei consegnato le pizze da asporto, le colazioni, naturalmente facendo rispettare le regole, eppure niente. Ho chiesto e ricevuto i 600 euro, è vero, ma sono una elemosina. Non mi vergogno a mostrare a chi di dovere i miei conteggi, posso dire che fino a dicembre e gennaio l’incasso era di 5 mila euro, ora guadagno tra i 10 e i 20 euro al giorno con qualche consegna che riesco a fare. Io non metto in discussione che ci possa essere un’emergenza, ma allora ho bisogno di un sussidio per poter sopravvivere e vivere. Ripeto, voglio far rispettare le regole per gli altri, prima di tutto per me stessa, ho anche io la mia famiglia. Ci stanno portando alla fame».

 

 

 

Paola Castiglioni lunedì sarà nel suo bar, ne è sicura: «Ho chiesto anche agli altri colleghi commercianti, per ora non ho avuto risposte. Io credo che molti la pensino come me, ma molti stanno subendo il terrorismo psicologico che lo Stato sta facendo. Io devo rimanere chiusa perché creo pericolo di diffondere il virus? E al supermercato no? E in tabaccheria? Il pericolo è ovunque, dobbiamo tutti imparare a conviverci».

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Elena Mittino

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