Marano Ticino, addio don Giovanni: «Con lui un ventennio straordinario»

«E’ stato un ventennio straordinario quello trascorso con lui, e non solo per la parrocchia, ma per l’intera comunità. Ha saputo creare vera comunità». Sono le parole del primo cittadino Franco Meli spese per ricordare una figura importante per tutto il paese: don Giovanni Battista Bossi, morto nella notte fra domenica 8 e lunedì 9 marzo. Don Giovanni è stato parroco a Marano Ticino dal 1973 al 1993.

 

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«E’ stato davvero un ventennio indimenticabile, – dice – con lui hanno preso il via iniziative che erano inimmaginabili in una realtà come Marano, ha saputo attirare anche le persone dai comuni vicini. E’ stato nello stesso tempo un don di altri tempi, ma anche un don capace di calarsi perfettamente nelle situazioni per esserne di aiuto». Non appena sparsa la notizia tutta la comunità si è stretta forte in un unico grande abbraccio, tante le parole di cordoglio, simbolo che ciò che ha fatto ha davvero toccato il cuore di tutti.

E’ con don Giovanni che a Marano Ticino è nato l’Informatore maranaese, è stato don Giovanni il promotore della nascita di Pro loco, del Gruppo Alpini, «ha dato nuova linfa all’oratorio, frequentato da oltre cento persone, dai 6 fino ai 20 anni.

Ha saputo coinvolgere tutti, creato la nuova sala giochi, riattivando il salone del cinema», racconta Giuseppe Gattico, maranese, che ha collaborato con lui nei 20 anni permanenza. «E’ difficile raccontare qualche ricordo, perché servirebbe un libro intero per parlare di don Giovanni. Sono ancora famose adesso le sue gite in bicicletta per tutta la provincia, le Fiaccolate dell’amicizia, l’Estate ragazzi. Aveva una parola buona per tutti, si affidava nei momenti di difficoltà alla divina provvidenza, con il suo modo di fare trovava sempre aperte tutte le porte. E’ stato un vero pastore per tutti noi, disponibile sempre, giorno e notte, a qualsiasi ora». Don Giovanni ha lasciato tanto nel cuore dei maranesi, ma i maranesi hanno fatto lo stesso nel suo: tornava spesso a Marano per un momento di condivisione.

«Qualche anno durante la festa patronale di Foresto Sesia, don Giovanni, al termine della celebrazione, ha voluto orgogliosamente presentarmi al vescovo Renato Corti in qualità di Alpino di Marano. Io mi sono permesso di “rimproverare” il vescovo per averci portato via proprio don Giovanni, la cui faccia si è impietrita, – ricorda con un sorriso – il vescovo mi h risposto dicendo che però aveva reso felici anche altre persone e che aveva notato, proprio sull’altare del santuario di Foresto Sesia un crocifisso con l’incisione “Marano Ticino”. La nostra comunità era sempre nel suo cuore».

La sua vita

Don Bossi è nato a Galliate il 17 febbraio 1928 ed è stato ordinato prete a Novara da Mons. Gilla Vincenzo Gremigni il 28 giugno 1953. Ha iniziato il ministero come parroco di Cavaglia S. Quirico, in Valsesia, dove è restato dal 29 settembre 1953 al 13 ottobre 1957, per essere poi traferito in valle Anzasca come parroco di Bannio Anzino, dal 13 ottobre 1957 al 7 gennaio 1973. Con un ulteriore cambiamento di ministero pastorale ha quindi assunto la guida della comunità parrocchiale di Marano Ticino dove è rimasto per vent’anni, dal 7 gennaio 1973 al 30 novembre 1993. Dal dicembre 1993 don Giovanni Bossi ha intrapreso l’esperienza di cappellano all’osepdale di Borgosesia. Un ministero delicato e impegnativo che gli ha permesso di accompagnare molte persone e di coltivare buone relazioni con i familiari dei pazienti e con il personale. In questi ultimi anni la stessa abitazione di don Giovanni era dentro la struttura ospedaliera in un ambiente messo a sua disposizione. Va ricordato anche il mistero dedicato alle comunità di Agnona, Isolella e Foresto, prima come amministratore e poi come parroco, dal 24 ottobre 1998 al settembre 2019. 

Secondo le disposizioni delle Autorità, in riferimento alla misura sanitaria per il “coronavirus”, la salma di don Giovanni Battista Bossi sarà accolta in forma privata, con i familiari, al cimitero di Galliate per la benedizione e la sepoltura.

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Elena Mittino

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Marano Ticino, addio don Giovanni: «Con lui un ventennio straordinario»

«E’ stato un ventennio straordinario quello trascorso con lui, e non solo per la parrocchia, ma per l’intera comunità. Ha saputo creare vera comunità». Sono le parole del primo cittadino Franco Meli spese per ricordare una figura importante per tutto il paese: don Giovanni Battista Bossi, morto nella notte fra domenica 8 e lunedì 9 marzo. Don Giovanni è stato parroco a Marano Ticino dal 1973 al 1993.   [the_ad id="62649"]   «E’ stato davvero un ventennio indimenticabile, - dice – con lui hanno preso il via iniziative che erano inimmaginabili in una realtà come Marano, ha saputo attirare anche le persone dai comuni vicini. E’ stato nello stesso tempo un don di altri tempi, ma anche un don capace di calarsi perfettamente nelle situazioni per esserne di aiuto». Non appena sparsa la notizia tutta la comunità si è stretta forte in un unico grande abbraccio, tante le parole di cordoglio, simbolo che ciò che ha fatto ha davvero toccato il cuore di tutti. E’ con don Giovanni che a Marano Ticino è nato l’Informatore maranaese, è stato don Giovanni il promotore della nascita di Pro loco, del Gruppo Alpini, «ha dato nuova linfa all’oratorio, frequentato da oltre cento persone, dai 6 fino ai 20 anni. Ha saputo coinvolgere tutti, creato la nuova sala giochi, riattivando il salone del cinema», racconta Giuseppe Gattico, maranese, che ha collaborato con lui nei 20 anni permanenza. «E’ difficile raccontare qualche ricordo, perché servirebbe un libro intero per parlare di don Giovanni. Sono ancora famose adesso le sue gite in bicicletta per tutta la provincia, le Fiaccolate dell’amicizia, l’Estate ragazzi. Aveva una parola buona per tutti, si affidava nei momenti di difficoltà alla divina provvidenza, con il suo modo di fare trovava sempre aperte tutte le porte. E’ stato un vero pastore per tutti noi, disponibile sempre, giorno e notte, a qualsiasi ora». Don Giovanni ha lasciato tanto nel cuore dei maranesi, ma i maranesi hanno fatto lo stesso nel suo: tornava spesso a Marano per un momento di condivisione. «Qualche anno durante la festa patronale di Foresto Sesia, don Giovanni, al termine della celebrazione, ha voluto orgogliosamente presentarmi al vescovo Renato Corti in qualità di Alpino di Marano. Io mi sono permesso di “rimproverare” il vescovo per averci portato via proprio don Giovanni, la cui faccia si è impietrita, - ricorda con un sorriso – il vescovo mi h risposto dicendo che però aveva reso felici anche altre persone e che aveva notato, proprio sull’altare del santuario di Foresto Sesia un crocifisso con l’incisione “Marano Ticino”. La nostra comunità era sempre nel suo cuore». La sua vita Don Bossi è nato a Galliate il 17 febbraio 1928 ed è stato ordinato prete a Novara da Mons. Gilla Vincenzo Gremigni il 28 giugno 1953. Ha iniziato il ministero come parroco di Cavaglia S. Quirico, in Valsesia, dove è restato dal 29 settembre 1953 al 13 ottobre 1957, per essere poi traferito in valle Anzasca come parroco di Bannio Anzino, dal 13 ottobre 1957 al 7 gennaio 1973. Con un ulteriore cambiamento di ministero pastorale ha quindi assunto la guida della comunità parrocchiale di Marano Ticino dove è rimasto per vent’anni, dal 7 gennaio 1973 al 30 novembre 1993. Dal dicembre 1993 don Giovanni Bossi ha intrapreso l’esperienza di cappellano all’osepdale di Borgosesia. Un ministero delicato e impegnativo che gli ha permesso di accompagnare molte persone e di coltivare buone relazioni con i familiari dei pazienti e con il personale. In questi ultimi anni la stessa abitazione di don Giovanni era dentro la struttura ospedaliera in un ambiente messo a sua disposizione. Va ricordato anche il mistero dedicato alle comunità di Agnona, Isolella e Foresto, prima come amministratore e poi come parroco, dal 24 ottobre 1998 al settembre 2019.  Secondo le disposizioni delle Autorità, in riferimento alla misura sanitaria per il “coronavirus”, la salma di don Giovanni Battista Bossi sarà accolta in forma privata, con i familiari, al cimitero di Galliate per la benedizione e la sepoltura.

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