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Ucraina, la testimonianza di Katia: «La guerra è molto peggio di quel che vediamo in tv»

Le parole di una giovane ucraina residente a Oleggio che vive con il fiato sospeso per la sua famiglia rimasta in terra di scontri

I messaggi che arrivano dall’Ucraina sono carichi di dolore, angoscia e terrore. La guerra è questa e lascia poco spazio all’immaginazione. Le immagini delle città ucraine devastate, le parole di chi è testimone diretto del conflitto ci entrano in casa quotidianamente, ma non bastano a delineare e a darci l’esatta misura della situazione di chi è lì, accerchiato e sotto assedio.

Katia Salia abita a Oleggio da diversi anni, ma in Ucraina – a Leopoli – ha lasciato il padre, cugini, zii e amici. Una bella fetta di cuore che, oggi, più che mai sente pulsare nel petto. «Leggere questi messaggi mi distrugge» racconta commossa e mostra il telefono: insieme ai familiari ha creato un gruppo su WhatsApp dove possono tenersi aggiornati costantemente sulla situazione. «Dalla finestra di casa hanno visto e vedono l’orrore – prosegue -. La guerra è peggio di quel che vediamo in tv: hanno raso al suolo tutti gli aeroporti della zona, mio padre ha detto che la sensazione di accerchiamento è fortissima. La gente fugge, almeno ci prova, prepara bagagli e tenta la fuga a piedi, in auto o bicicletta. I distributori di benzina sono quotidianamente presi d’assalto da file di automobili che raggiungono i 2 km; in banca si possono prelevare solo 1000 grivnie a persona, che sono meno di 35 euro e i bambini sono terrorizzati. Mio padre ha detto che le urla che ha sentito durante i primi scontri non le dimenticherà mai. Città come Kyiv e Kharov sono praticamente rase al suolo, così come molte altre più piccole. La gente sta morendo, ma non solo a causa degli attacchi, sta morendo di fame: per strada come cani randagi. Tutto questo è terribile, eppure il popolo ucraino ha dimostrato unione e solidarietà, ha deciso di combattere e di fermare l’avanzata dei russi. I ragazzi ucraini che sono all’estero stanno tornando a casa per arruolarsi volontari nell’esercito. Ho paura per la mia famiglia, i miei amici, e vivo con il cellulare in mano, ma siamo fieri di essere ucraini. La pace vincerà ne siamo tutti sicuri».

Quando poi le domandiamo se suo padre e i parenti più stretti hanno intenzione di “fuggire” in Italia e trovare accoglienza, Katia scuote il capo e risponde decisa: «No, mi hanno già detto che loro sono nati in Ucraina e faranno di tutto per liberarla: la terra non la abbandoneranno mai».

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Paolo Pavone

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