La voce di Benjamin Cucchi, vincitore del Premio Cittadino Europeo

In un precedente articolo in onore della Giornata della Memoria ho avuto modo di fare una retrospettiva su Le Voci della Memoria: un podcast prodotto insieme a Radio 6023 che racconta la partecipazione di un gruppo di studenti e studentesse dell’Università del Piemonte Orientale al progetto Promemoria_  Auschwitz dell’associazione Deina. In quell’articolo comparavo alcuni 27 gennaio della mia vita e ragionavo su quanto ognuno fosse a suo modo diverso e speciale. In particolare, lo scorso 27 gennaio – dopo quasi tre anni di viaggi in Polonia, di soggiorni a Cracovia, di visite ad Auschwitz – è stato inaspettato. Digitale, solitario, amaro. A questa sequela di sorprese vorrei aggiungerne un’altra, questa volta lieta: quella di aver vinto per l’Italia l’edizione 2020 del Premio del Cittadino Europeo con Le Voci della Memoria.

Indetto dal Parlamento Europeo, il Premio del Cittadino Europeo riconosce i meriti dei cittadini, dei gruppi di cittadini, delle associazioni che si sono distinti per una spinta verso l’integrazione, la solidarietà e la cooperazione internazionale. È un premio onorifico importantissimo che vuole dare risalto a quelle persone, organizzazioni e progetti che si impegnano per rendere l’idea(le) dell’Europa una realtà. Tradurre in pratica i valori europei, promuovere una migliore comprensione reciproca tra gli stati membri, favorire la cooperazione culturale transnazionale: questi sono alcuni degli ambiti oggetti del premio. Questi, a mio parere, sono anche gli elementi imprescindibili per la creazione di uno spirito europeo che vada oltre alle mere parole e si concretizzi nelle nostre menti e delle nostre vite quotidiane.

Sono tanto onorato quanto felice che Le Voci della Memoria abbia ricevuto un riconoscimento così importante, soprattutto perché in linea con due obiettivi del podcast stesso. Da un lato, quello di permettere a più persone possibili di vivere l’esperienza di un viaggio della memoria. La nuova notorietà guadagnata da questa vittoria porterà sempre più persone ad ascoltare il podcast, raggiungendo un maggior numero di individui e generazioni. Ma soprattutto, la vittoria del Premio del Cittadino Europeo mostra in modo inequivocabile l’importanza della memoria per il presente. Dimostra l’importanza che la storia della Shoah riveste non solo per l’Europa, ma per noi, adesso. E, ora più che mai, ci pone davanti ad una domanda: che cosa puoi fare tu (sì, proprio tu), perché quella storia non si ripeta?

Ritengo che questa domanda sia fondamentale e che si applichi anche ad altri contesti. “Che cosa posso fare io?” è la domanda che dovremmo farci continuamente, tutti i giorni. Riflettere su quello che è in nostro potere, prenderci le nostre responsabilità, investire su noi stessi, lavorare per costruire i propri sogni: ecco quel che mi ha insegnato una delle pagine più tragiche della storia europea e mondiale. Se c’è una cosa che un premio come questo deve fare è ispirare altri a mettersi in gioco in prima persona, a cercare quella delicata intersezione tra le proprie aspirazioni e quel che può rendere il mondo migliore, almeno un po’. Con Le Voci delle Memoria e con questo articolo spero di aver fatto la mia parte e di continuare a farlo in futuro.

Benjamin Cucchi, Radio 6023

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La voce di Benjamin Cucchi, vincitore del Premio Cittadino Europeo

In un precedente articolo in onore della Giornata della Memoria ho avuto modo di fare una retrospettiva su Le Voci della Memoria: un podcast prodotto insieme a Radio 6023 che racconta la partecipazione di un gruppo di studenti e studentesse dell’Università del Piemonte Orientale al progetto Promemoria_  Auschwitz dell’associazione Deina. In quell’articolo comparavo alcuni 27 gennaio della mia vita e ragionavo su quanto ognuno fosse a suo modo diverso e speciale. In particolare, lo scorso 27 gennaio - dopo quasi tre anni di viaggi in Polonia, di soggiorni a Cracovia, di visite ad Auschwitz - è stato inaspettato. Digitale, solitario, amaro. A questa sequela di sorprese vorrei aggiungerne un’altra, questa volta lieta: quella di aver vinto per l’Italia l’edizione 2020 del Premio del Cittadino Europeo con Le Voci della Memoria.

Indetto dal Parlamento Europeo, il Premio del Cittadino Europeo riconosce i meriti dei cittadini, dei gruppi di cittadini, delle associazioni che si sono distinti per una spinta verso l'integrazione, la solidarietà e la cooperazione internazionale. È un premio onorifico importantissimo che vuole dare risalto a quelle persone, organizzazioni e progetti che si impegnano per rendere l’idea(le) dell’Europa una realtà. Tradurre in pratica i valori europei, promuovere una migliore comprensione reciproca tra gli stati membri, favorire la cooperazione culturale transnazionale: questi sono alcuni degli ambiti oggetti del premio. Questi, a mio parere, sono anche gli elementi imprescindibili per la creazione di uno spirito europeo che vada oltre alle mere parole e si concretizzi nelle nostre menti e delle nostre vite quotidiane.

Sono tanto onorato quanto felice che Le Voci della Memoria abbia ricevuto un riconoscimento così importante, soprattutto perché in linea con due obiettivi del podcast stesso. Da un lato, quello di permettere a più persone possibili di vivere l’esperienza di un viaggio della memoria. La nuova notorietà guadagnata da questa vittoria porterà sempre più persone ad ascoltare il podcast, raggiungendo un maggior numero di individui e generazioni. Ma soprattutto, la vittoria del Premio del Cittadino Europeo mostra in modo inequivocabile l’importanza della memoria per il presente. Dimostra l’importanza che la storia della Shoah riveste non solo per l’Europa, ma per noi, adesso. E, ora più che mai, ci pone davanti ad una domanda: che cosa puoi fare tu (sì, proprio tu), perché quella storia non si ripeta?

Ritengo che questa domanda sia fondamentale e che si applichi anche ad altri contesti. “Che cosa posso fare io?” è la domanda che dovremmo farci continuamente, tutti i giorni. Riflettere su quello che è in nostro potere, prenderci le nostre responsabilità, investire su noi stessi, lavorare per costruire i propri sogni: ecco quel che mi ha insegnato una delle pagine più tragiche della storia europea e mondiale. Se c’è una cosa che un premio come questo deve fare è ispirare altri a mettersi in gioco in prima persona, a cercare quella delicata intersezione tra le proprie aspirazioni e quel che può rendere il mondo migliore, almeno un po’. Con Le Voci delle Memoria e con questo articolo spero di aver fatto la mia parte e di continuare a farlo in futuro.

Benjamin Cucchi, Radio 6023