Alla fine sarà stato il mandato da sindaco di Novara più lungo di sempre: ai 5 anni della sua durata istituzionale si saranno aggiunti i 4 mesi da giugno ad ottobre per il rinvio delle elezioni amministrative deciso dal Governo. Più dell’ultimo mandato di Massimo Giordano interrotto un anno prima per andare in Regione, più dei mandati di solo 4 anni, questa era la durata prevista, di Merusi e Correnti, più di molti mandati dei sindaci prima dell’elezione diretta del sindaco.
Probabilmente è un primato che Alessandro Canelli avrebbe rifiutato se avesse potuto: il primo mandato da sindaco, per lui il primo in assoluto, prorogato causa una pandemia mondiale che non scoppiava da un secolo.
Il mandato più lungo perché il tempo del lockdown e delle chiusure è sembrato non finire mai, sembra non finire mai. Quello in cui il sindaco non ha mai parlato così tanto, centinaia di dirette Facebook, ai cittadini chiusi in casa e ha risposto insieme ai suoi collaboratori a migliaia di mail, gli strumenti di comunicazione della contemporaneità.
Certamente ha anche consegnato personalmente le mascherine, mostrato come si indossano e come si lavano le mani, illustrato decine d di Dpcm, prodotto buoni alimentari, atteso le bare, centinaia, da Bergamo e in un anno ha visto morire 400 novaresi in più del solito e molti di più essere ricoverati in terapia intensiva e in ospedale o isolati in casa per la quarantena.
Sarà per sempre il sindaco degli anni del Covid-19, un’immagine che gli rimarrà attaccata per sempre insieme alla gratitudine e perfino all’affetto di molti novaresi che hanno imparato veramente a conoscerlo in questi giorni nei suoi difetti e nelle sue qualità umane e politiche.
È stato all’altezza del compito? Chi lo può dire: è un’esperienza a cui nessuno era preparato, che nessuno aveva mai vissuto, in cui nessuno avrebbe voluto essere al suo posto. È sembrato a molti, perfino a me, che ce l’abbia messa tutta, un grande impegno.
Per il resto questo suo mandato amministrativo è sembrato più la prosecuzione del precedente di Ballarè: la gestione del Castello ancora non definita, l’attuazione del progetto di Agognate, la conferma del piano Musa per i parcheggi, alcune manutenzioni che non si erano potute fare causa carenza di trasferimenti di fondi dallo Stato.
Quella di Canelli è stata anche l’anticipazione della maturazione faticosa e discontinua della Lega di Salvini: da partito demagogico e inconcludente di protesta al partito che sostiene Draghi e che impone chiusure e sacrifici necessari anche agli elettori tradizionali del Carroccio, una maturazione ancora sub iudice, al suo inizio.
È stato un sindaco sospeso in un tempo straordinario che ci è stato imposto di vivere, la normalità che spesso è necessariamente mediocrità gli è stata risparmiata e forse l’ha rimpianta, speriamo per tutti noi che la ritrovi ad ottobre, qualunque sia il giudizio degli elettori.
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