Atelier dell’errore, Piccola Liturgia Errante

Non vado mai a vedere nulla se non dopo aver scrupolosamente visionato programmi, letto recensioni, consultato web, libri, giornali.

Ieri, stranamente non è accaduto così. Ero (prevedibilmente), molto impegnato a scuola e quindi sono arrivato in ritardo “sul pezzo”, come si usa dire. Il “pezzo” era la serata di apertura del Festival “Scarabocchi” che si tiene nel corso di questo weekend a Novara che, come è noto, mette in campo una serie di laboratori creativi per bambini, ma anche per adulti dei quali potrete ampiamente leggere anche su questo giornale.

Tornando a venerdì sera, Paola Turchelli, una delle organizzatrici, mi aveva informato telefonicamente e velocemente sullo spettacolo a cui ero stato invitato: “Piccola Liturgia Errante”,a cura dell’Atelier dell’Errore di Reggio Emilia, con Mario Brunello al violoncello, Pietro Brunello alla chitarra e Marco D’Orlando alle percussioni. Ma non solo; introdotti da un prologo “poetico” di Lucilla Giagnoni, anche alcuni ragazzi.

 

 

Uno spettacolo multimediale, sullo schermo posto sul fondo del palco compaiono disegni di strani esseri animali che sembrano essere usciti dalla “Piccola Cosmogonia Portatile” di Raymond Queneau, mentre sul palco i ragazzi cercano di dare una classificazione non scientifica, ma forse “Patafisica”, a quello strano mondo che scorre sullo schermo. Lo fa un narratore, due lettori, due danzatrici e lo fanno in maniera spaesante, in testi ricchi di ironia e paradosso, oniricità e fantasia, ma anche attraverso la parodia di un linguaggio giovanile scurrile, ma efficacie.

Il violoncello di Mario Brunello introduce l’azione scenica, commentata poi musicalmente dalla chitarra e dalla voce di Pietro Brunello e dalla batteria di Marco D’Orlando. Le canzoni scritte da Pietro Brunello ci parlano di un mondo cinico e chiuso, ma anche di salutari rivolte dello spirito; e ci scappa anche una extracolta “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” dylaniana, eccellentemente interpretata. Ah, dimenticavo lo spettacolo è stato pensato per i ragazzi del reparto di neuropsichiatria infantile di Reggio Emilia. Non è un particolare di poco conto…

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Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Non vado mai a vedere nulla se non dopo aver scrupolosamente visionato programmi, letto recensioni, consultato web, libri, giornali.

Ieri, stranamente non è accaduto così. Ero (prevedibilmente), molto impegnato a scuola e quindi sono arrivato in ritardo “sul pezzo”, come si usa dire. Il “pezzo” era la serata di apertura del Festival “Scarabocchi” che si tiene nel corso di questo weekend a Novara che, come è noto, mette in campo una serie di laboratori creativi per bambini, ma anche per adulti dei quali potrete ampiamente leggere anche su questo giornale.

Tornando a venerdì sera, Paola Turchelli, una delle organizzatrici, mi aveva informato telefonicamente e velocemente sullo spettacolo a cui ero stato invitato: “Piccola Liturgia Errante”,a cura dell’Atelier dell’Errore di Reggio Emilia, con Mario Brunello al violoncello, Pietro Brunello alla chitarra e Marco D’Orlando alle percussioni. Ma non solo; introdotti da un prologo “poetico” di Lucilla Giagnoni, anche alcuni ragazzi.

 

 

Uno spettacolo multimediale, sullo schermo posto sul fondo del palco compaiono disegni di strani esseri animali che sembrano essere usciti dalla “Piccola Cosmogonia Portatile” di Raymond Queneau, mentre sul palco i ragazzi cercano di dare una classificazione non scientifica, ma forse “Patafisica”, a quello strano mondo che scorre sullo schermo. Lo fa un narratore, due lettori, due danzatrici e lo fanno in maniera spaesante, in testi ricchi di ironia e paradosso, oniricità e fantasia, ma anche attraverso la parodia di un linguaggio giovanile scurrile, ma efficacie.

Il violoncello di Mario Brunello introduce l’azione scenica, commentata poi musicalmente dalla chitarra e dalla voce di Pietro Brunello e dalla batteria di Marco D’Orlando. Le canzoni scritte da Pietro Brunello ci parlano di un mondo cinico e chiuso, ma anche di salutari rivolte dello spirito; e ci scappa anche una extracolta “A Hard Rain’s A-Gonna Fall” dylaniana, eccellentemente interpretata. Ah, dimenticavo lo spettacolo è stato pensato per i ragazzi del reparto di neuropsichiatria infantile di Reggio Emilia. Non è un particolare di poco conto…

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