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Non è facile scrivere di “Anestesia” (edito da Feltrinelli) di Fumettibrutti al secolo Josephine Yole Signorelli, come non lo sarebbe stato di una delle sue storie precedenti. Non lo è per la storia, (molto facile ferire sensibilità diverse), poiché racconta una vicenda dolorosa ma anche liberatoria, l’intervento chirurgico che porta la protagonista Yole a “rientrare” nel suo vero sesso, quello femminile. Insomma una storia vissuta di “transessualità” e allo stesso tempo una tenera storia d’amore etero e omosessuale tra la protagonista e un uomo prima e una donna dopo. Ma paradossalmente non è questa la vera la difficoltà.

La vera difficoltà consiste nel cercare di spiegare a chi legge, perché Fumettibrutti sia una delle più grandi fumettiste italiane e non solo. Il segno grafico di Yole Signorelli è, per suo stessa ammissione (e anche con un po’ di compiacimento), apparentemente “brutto”. Le tavole, tutte in bicromia, più che essenziali sono scarne con una spiccata tendenza alla ricerca dell’effetto-squallore e non si tratta di un risultato facile da ottenere.

In realtà il segno di Yole Signorelli è di grande precisione analitica, solo che questa precisione si manifesta per sottrazione, così come l’essenzialità del segno è ottenuta con un lavoro di corrosione, quasi di consunzione della descrizione grafica. Potremmo dire una scarnezza che è un punto di arrivo e non di partenza.

L’impaginazione, rigorosa con quattro riquadri per pagina, ha solo alcune magnifiche eccezioni al centro del volume, in un momento topico della storia, proprio quando la protagonista si sottopone all’anestesia a cui fa riferimento il titolo della graphic novel, con un visionario succedersi di apparizioni oniriche di animali che sembrano provenire dall’immaginario dell’infanzia della protagonista e che culminano in un essenziale e simbolico succedersi di due pagine completamente bianche, seguite da due pagine completamente nere che alludono al buio dello stato anestetico e alla luce del risveglio, visti anche in chiave simbolica.

Quello che colpisce in Fumettibrutti è la capacità di giungere ad un risultato grandioso con una estrema povertà di mezzi e di artifici grafici. Una lettura che affronta tematiche profonde, con un tratto narrativo di assoluta eccellenza, che potrebbe anche fare a meno del testo e per una graphic novel questo potrebbe essere considerato l’optimum.

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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