La concorrenza sindacale fra Cgil e Cisl tutela i lavoratori? 

Diciamo che la Cisl la sua vittoria l’ha indubbiamente riportata con l’approvazione definitiva da parte delle Camere della legge di iniziativa popolare, sottoscritta da quasi 500 mila cittadini, soprattutto iscritti a questa confederazione sindacale.

La Cgil invece ha mancato il risultato dei suoi quattro referendum abrogativi sui licenziamenti illegittimi che si sono tenuti l’8 e  il 9 giugno e che non hanno superato lo scoglio del 50+1 degli elettori come quorum per la loro validità.

Per la Cisl è un risultato importante, viene attuato l’art.46 della Costituzione, che prevede esplicitamente la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e che finora non aveva avuto mai una legge attuativa. 

In realtà però si tratta di una legge che codifica finalmente gli istituti della partecipazione come forme di consultazione permanente, comitati di vigilanza paritetici fra azienda e sindacati sugli indirizzi degli investimenti e gestionali, diritti di informazione ma tutto affidato, questo è il limite della legge, alla volontà delle parti sociali cioè alla direzione aziendale e alle rappresentanze sindacali unitarie.

Difficile pensare che sia facile e rapida la sua attuazione concreta: la Cgil che pesa molto nelle industrie ma la stessa Confindustria erano contrarie alla legge di proposta cislina e non é pensabile che cambino idea in tempi brevi. 

Rischia di essere una bella legge ma di rimanere sulla carta. 

In Germania la cogestione è dagli anni ‘50 obbligatoria nelle grandi aziende e non è vero che abbia ucciso completamente la conflittualità, in Volkswagen si sciopera proprio di questi tempi contro i licenziamenti di massa, ma é stato un elemento di pace sociale che ha contribuito in modo determinante al successo della cosiddetta locomotiva tedesca fatta anche di ottimi salari operai.

In Germania continua ad esistere un articolo tipo il 18 vecchio stampo, nelle aziende che superano i 5 dipendenti il giudice, in caso di licenziamento illegittimo, può decidere il reintegro del lavoratore. In pratica da molti anni hanno già la partecipazione e la rigidità del posto di lavoro non è mai stata messa in discussione.

Da rilevare che in Germania non esistono più centrali sindacali ma un unico grande sindacato: la Dgb con una maggioranza di iscritti vicina ai socialdemocratici, una minoranza democristiana ma che non si sono mai contrapposte sulla cogestione e sulle garanzie per i licenziamenti.

In Italia quanto invece la divisione politica ed organizzativa delle tre centrali sindacali ha influito e influisce sulla mancanza di unità e rischia di destinare all’ irrilevanza le grandi questioni del lavoro nel nostro Paese?

Oggi la Cisl appare schiacciata sulla maggioranza di centrodestra e la Cgil troppo legata all’opposizione di centrosinistra, una situazione che penalizza il movimento sindacale tutto. 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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La concorrenza sindacale fra Cgil e Cisl tutela i lavoratori? 

Diciamo che la Cisl la sua vittoria l’ha indubbiamente riportata con l’approvazione definitiva da parte delle Camere della legge di iniziativa popolare, sottoscritta da quasi 500 mila cittadini, soprattutto iscritti a questa confederazione sindacale.

La Cgil invece ha mancato il risultato dei suoi quattro referendum abrogativi sui licenziamenti illegittimi che si sono tenuti l’8 e  il 9 giugno e che non hanno superato lo scoglio del 50+1 degli elettori come quorum per la loro validità.

Per la Cisl è un risultato importante, viene attuato l’art.46 della Costituzione, che prevede esplicitamente la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e che finora non aveva avuto mai una legge attuativa. 

In realtà però si tratta di una legge che codifica finalmente gli istituti della partecipazione come forme di consultazione permanente, comitati di vigilanza paritetici fra azienda e sindacati sugli indirizzi degli investimenti e gestionali, diritti di informazione ma tutto affidato, questo è il limite della legge, alla volontà delle parti sociali cioè alla direzione aziendale e alle rappresentanze sindacali unitarie.

Difficile pensare che sia facile e rapida la sua attuazione concreta: la Cgil che pesa molto nelle industrie ma la stessa Confindustria erano contrarie alla legge di proposta cislina e non é pensabile che cambino idea in tempi brevi. 

Rischia di essere una bella legge ma di rimanere sulla carta. 

In Germania la cogestione è dagli anni ‘50 obbligatoria nelle grandi aziende e non è vero che abbia ucciso completamente la conflittualità, in Volkswagen si sciopera proprio di questi tempi contro i licenziamenti di massa, ma é stato un elemento di pace sociale che ha contribuito in modo determinante al successo della cosiddetta locomotiva tedesca fatta anche di ottimi salari operai.

In Germania continua ad esistere un articolo tipo il 18 vecchio stampo, nelle aziende che superano i 5 dipendenti il giudice, in caso di licenziamento illegittimo, può decidere il reintegro del lavoratore. In pratica da molti anni hanno già la partecipazione e la rigidità del posto di lavoro non è mai stata messa in discussione.

Da rilevare che in Germania non esistono più centrali sindacali ma un unico grande sindacato: la Dgb con una maggioranza di iscritti vicina ai socialdemocratici, una minoranza democristiana ma che non si sono mai contrapposte sulla cogestione e sulle garanzie per i licenziamenti.

In Italia quanto invece la divisione politica ed organizzativa delle tre centrali sindacali ha influito e influisce sulla mancanza di unità e rischia di destinare all’ irrilevanza le grandi questioni del lavoro nel nostro Paese?

Oggi la Cisl appare schiacciata sulla maggioranza di centrodestra e la Cgil troppo legata all’opposizione di centrosinistra, una situazione che penalizza il movimento sindacale tutto. 

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