La Chiesa, il mondo e il nuovo papa

Francesco riposa a Maria Maggiore, forse su tutte le basiliche romane la più popolare nel senso di più cara da secoli al popolo romano minuto, più della stessa San Pietro. Vicinissima alla stazione Termini, riceverà più facilmente la visita di milioni di persone che magari non si sarebbero spinte fino alle Grotte Vaticane, dove è sepolta la maggior parte dei suoi predecessori. 

In un quartiere multietnico come la Chiesa che si appresta ad individuare ed eleggere un nuovo papa. Il Collegio cardinalizio che in maggio inizierà il Conclave, proprio per decisione di papa Francesco, è il più internazionale di sempre: sono cardinali provenienti da 73 Paesi, piccoli e grandi di tutto il mondo, dal cardinale di Hong Kong a quello della Mongolia fino alla Nuova Zelanda.

Per la prima volta i cardinali europei e italiani sono una minoranza in un collegio che rappresenta adeguatamente e proporzionalmente più di un miliardo di cattolici, circa il 20% della popolazione mondiale. In un piccolo Stato con un minuscolo territorio, difeso da 140 soldati dell’esercito più piccolo del mondo provenienti da un Paese neutrale, si riunirà quindi una specie di Onu dove però nessuno ha diritto di veto.

Molti di loro, nominati da poco o da pochissimi anni non si conoscono e si incontrano forse per la prima o seconda volta nella vita e tra pochi giorni vivranno in una “clausura forzata”, isolati dal resto del mondo per un tempo indeterminato. Dovranno faticare a conoscersi e a parlarsi un po’ in latino e un po’ in italiano, inglese, spagnolo.

Sono di età diverse, anche di generazioni diverse nella Chiesa e inevitabilmente hanno, pur nella comune fede cattolica, idee sul futuro della Chiesa anche parecchio diverse, su alcuni temi e valutazioni diverse della stessa politica mondiale secondo le diverse situazioni economiche, politiche, culturali, sociali dei Paesi da cui provengono.

Devono rispettarsi, parlarsi, confrontarsi, discutere tutti insieme e a gruppi e in colloqui individuali, hanno tempo ma non troppo, possono anche scontrarsi animatamente e dividersi e contarsi in diversi scrutini ma devono trovare per forza una sintesi perché il nuovo papa per essere eletto ha bisogno dei due terzi dei voti.

Nella fatica che inevitabilmente li attende, rappresentano emblematicamente lo sforzo del mondo contemporaneo di trovare una leadership condivisa e una direzione comune in una realtà che tende a frammentarsi a volte in modo drammatico.

Non a caso il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa nella Gaudium et Spes, il documento sul rapporto con il mondo contemporaneo «segno e strumento di unità del genere umano».

Unità cui le differenze anche profonde culturali e ideologiche, storiche e teoriche devono trovare punti di incontro non per annullarsi ma per convivere pacificamente cooperando per il bene comune.

Facile a dirsi meno facile a farsi anche per i cardinali che saranno anche aiutati dallo spirito santo ma dovranno aiutarsi se vogliono essere aiutati.

Anche per chi non crede o non crede troppo, i cardinali saranno, inevitabilmente, un esempio e un modello per tutti. E tutti possono augurare fortuna e buona volontà nell’impresa che si accingono a compiere.

Buon Lavoro, quindi, eminenze! 

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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La Chiesa, il mondo e il nuovo papa

Francesco riposa a Maria Maggiore, forse su tutte le basiliche romane la più popolare nel senso di più cara da secoli al popolo romano minuto, più della stessa San Pietro. Vicinissima alla stazione Termini, riceverà più facilmente la visita di milioni di persone che magari non si sarebbero spinte fino alle Grotte Vaticane, dove è sepolta la maggior parte dei suoi predecessori. 

In un quartiere multietnico come la Chiesa che si appresta ad individuare ed eleggere un nuovo papa. Il Collegio cardinalizio che in maggio inizierà il Conclave, proprio per decisione di papa Francesco, è il più internazionale di sempre: sono cardinali provenienti da 73 Paesi, piccoli e grandi di tutto il mondo, dal cardinale di Hong Kong a quello della Mongolia fino alla Nuova Zelanda.

Per la prima volta i cardinali europei e italiani sono una minoranza in un collegio che rappresenta adeguatamente e proporzionalmente più di un miliardo di cattolici, circa il 20% della popolazione mondiale. In un piccolo Stato con un minuscolo territorio, difeso da 140 soldati dell’esercito più piccolo del mondo provenienti da un Paese neutrale, si riunirà quindi una specie di Onu dove però nessuno ha diritto di veto.

Molti di loro, nominati da poco o da pochissimi anni non si conoscono e si incontrano forse per la prima o seconda volta nella vita e tra pochi giorni vivranno in una “clausura forzata”, isolati dal resto del mondo per un tempo indeterminato. Dovranno faticare a conoscersi e a parlarsi un po’ in latino e un po’ in italiano, inglese, spagnolo.

Sono di età diverse, anche di generazioni diverse nella Chiesa e inevitabilmente hanno, pur nella comune fede cattolica, idee sul futuro della Chiesa anche parecchio diverse, su alcuni temi e valutazioni diverse della stessa politica mondiale secondo le diverse situazioni economiche, politiche, culturali, sociali dei Paesi da cui provengono.

Devono rispettarsi, parlarsi, confrontarsi, discutere tutti insieme e a gruppi e in colloqui individuali, hanno tempo ma non troppo, possono anche scontrarsi animatamente e dividersi e contarsi in diversi scrutini ma devono trovare per forza una sintesi perché il nuovo papa per essere eletto ha bisogno dei due terzi dei voti.

Nella fatica che inevitabilmente li attende, rappresentano emblematicamente lo sforzo del mondo contemporaneo di trovare una leadership condivisa e una direzione comune in una realtà che tende a frammentarsi a volte in modo drammatico.

Non a caso il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa nella Gaudium et Spes, il documento sul rapporto con il mondo contemporaneo «segno e strumento di unità del genere umano».

Unità cui le differenze anche profonde culturali e ideologiche, storiche e teoriche devono trovare punti di incontro non per annullarsi ma per convivere pacificamente cooperando per il bene comune.

Facile a dirsi meno facile a farsi anche per i cardinali che saranno anche aiutati dallo spirito santo ma dovranno aiutarsi se vogliono essere aiutati.

Anche per chi non crede o non crede troppo, i cardinali saranno, inevitabilmente, un esempio e un modello per tutti. E tutti possono augurare fortuna e buona volontà nell’impresa che si accingono a compiere.

Buon Lavoro, quindi, eminenze! 

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