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L’autrice aronese Natascia Sgarbossa si racconta: «Il mio scrivere è un viaggio introspettivo»

Viaggi introspettivi, immagini e attimi: sono gli ingredienti della nuova avventura letteraria della scrittrice aronese, Natascia Sgarbossa titolata “Lacrime e cappuccino” edita da Segni e parole. Per la l’autrice si tratta della seconda pubblicazione dopo “Attraversando il confine” uscito nel 2021 e, con questo nuovo titolo, ha voluto cristallizzare la propria vocazione, un’attitudine autorale che trova l’assetto ideale nella composizione di racconti. Difatti, “Lacrime e cappuccino” è un “cofanetto” di nove storie dove – come afferma la stessa Sgarbossa – «è facile immedesimarsi nei vari personaggi, proprio per la moltitudine di caratteri e situazioni presenti»

“Lacrime e cappuccino”. Un titolo ironico e accattivante. Come ti è nata l’idea di titolare così il tuo nuovo libro?

Il titolo, volutamente ironico, è nato a opera ultimata e rappresenta l’ambivalenza della vita costantemente in bilico fra sogno e realtà.

Cosa deve aspettarsi un lettore che incrocia la strada dei tuoi racconti?

Un viaggio introspettivo. Credo che nei nove racconti della raccolta molti possano immedesimarsi nei vari personaggi, proprio per la moltitudine di caratteri e situazioni presenti.

In che modo ti sei avvicinata alla scrittura?

Io sono appassionata di scrittura da sempre, ma è stato durante il periodo del lockdown che mi ci sono dedicata a tempo pieno scrivendo il mio primo libro “Attraversando il confine” uscito nel 2021. La scrittura è parte di me.

Nei tuoi lavori letterari c’è un po’ di Arona?

Arona è presente anche se non viene nominata. C’è il lago a fare da sfondo a tratti. Ho voluto percorrere tutto lo stivale, perché credo che la diversità territoriale e culturale italiana sia una grande ricchezza.

E di Natascia, quanto c’è in questa nuova raccolta di racconti?

C’è molto di me, il mio sguardo sul mondo, la mia passione per l’osservazione umana.

La collaborazione con Federica mingozzi che ha curato la prefazione del tuo libro, come nasce?

Ho avuto il piacere di incontrare Federica grazie a un amico di mio padre che mi disse di avere una cugina critica letteraria. Era appena uscito il mio primo libro e la contattai. Ci incontrammo a Novara in un torrido pomeriggio d’agosto e da allora mi accompagna con passione e professionalità. Un incontro felice il nostro!

Ci sono autori che ti hanno influenzato?
Molti a cominciare da Edna O’Brien, Doris Lessing, Anna Maria Ortese, Emanuela Canepa, Chimamanda Ngozi Adichie.

Chiudiamo un po’ come chiudeva Marzullo: una domanda alla quale avresti voluto rispondere…

A chi è rivolto il libro? A tutti, ma proprio tutti. Donne, uomini, ragazzi perché racchiude tutta la vita.

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Paolo Pavone

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