La Cupola di Novara: un’emozione che si arrampica fino al cielo

Un’esperienza che sembra cucita su misura per onorare le intenzioni dell'architetto Antonelli e Kalatà ha saputo trasformare l’ascensione alla Cupola in un’esperienza culturale autentica, rispettosa della storia e pensata per tutti

Ci sono simboli che raccontano una città meglio di qualunque parola. A Novara questo simbolo svetta a 121 metri di altezza, ne aggiunge altri 5 con la statua del Salvatore e affonda le sue radici nella tenacia di un’intera comunità: è la Cupola di San Gaudenzio, capolavoro dell’ingegneria ottocentesca firmato dal genio di Alessandro Antonelli.

Servirono più di quarant’anni per completarla, un’impresa titanica se si pensa che venne costruita interamente con i mattoni cotti dalla fornace Bottacchi. Oggi si sale fino a 100 metri percorrendo 478 gradini, attraversando gallerie interne, scale sospese e il colonnato esterne, con la guida che accompagna passo dopo passo in un viaggio tanto fisico quanto emozionale. Tutti indossano il caschetto, chi osa la guglia ha anche un’imbragatura: ma niente paura, il percorso è adatto a chiunque, basta avere scarpe comode e voglia di meravigliarsi.

Ogni visita è un piccolo rito collettivo. I gruppi sono composti da circa 16 persone, la durata è di due ore e la sensazione è quella di entrare nel cuore stesso della città. Perché la Cupola non è solo un monumento: è un patrimonio condiviso, costruito anche con le offerte dei novaresi che hanno sostenuto economicamente la basilica attraverso la Fabbrica Lapidea. Un ente antichissimo, nato nel 1552, che ancora oggi veglia sulla manutenzione e la valorizzazione della basilica e della Cupola.

Dal 2021, la gestione delle visite è stata affidata a Kalatà, realtà che ha saputo trasformare l’ascensione alla Cupola in un’esperienza culturale autentica, rispettosa della storia e pensata per tutti. Le salite sono programmate fino a ottobre, ma – se il meteo lo permetterà – si potrà continuare anche in autunno inoltrato. E d’estate, quando il sole tramonta dietro le Alpi, sono previste anche visite serali. Dalla cima si scorge Novara distesa come una mappa ai propri piedi, ma anche l’arco alpino e, nelle giornate limpide, persino lo skyline di Milano.

È un punto di vista inedito e potente. Un’esperienza che sembra cucita su misura per onorare le intenzioni stesse del suo autore. Antonelli, nel frattempo impegnato anche nella costruzione della Mole di Torino, voleva fare della Cupola di Novara un’opera “popolare” in tutti i sensi: un monumento di proprietà della collettività, accessibile, fruibile, emozionante.

E oggi quell’ideale si rafforza ulteriormente. Proprio in questi giorni, dopo quasi 500 anni, la Fabbrica Lapidea sta per diventare una Fondazione: come già accaduto con il Teatro Coccia o il Castello visconteo sforzesco, anche per la basilica di San Gaudenzio si punta a una gestione moderna, flessibile e condivisa. Il Comune, che sarà ente gestore, ha stanziato un primo fondo economico e la trasformazione verrà formalizzata nel prossimocConsiglio comunale.

Un cambiamento storico che guarda avanti senza dimenticare il passato. E che permette di conservare, curare e raccontare, nel modo più coinvolgente possibile, un’opera unica, capace ancora oggi di far battere il cuore a chi la guarda. E ancora di più a chi decide di salirci.

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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La Cupola di Novara: un’emozione che si arrampica fino al cielo

Un’esperienza che sembra cucita su misura per onorare le intenzioni dell’architetto Antonelli e Kalatà ha saputo trasformare l’ascensione alla Cupola in un’esperienza culturale autentica, rispettosa della storia e pensata per tutti

Ci sono simboli che raccontano una città meglio di qualunque parola. A Novara questo simbolo svetta a 121 metri di altezza, ne aggiunge altri 5 con la statua del Salvatore e affonda le sue radici nella tenacia di un’intera comunità: è la Cupola di San Gaudenzio, capolavoro dell’ingegneria ottocentesca firmato dal genio di Alessandro Antonelli.

Servirono più di quarant’anni per completarla, un’impresa titanica se si pensa che venne costruita interamente con i mattoni cotti dalla fornace Bottacchi. Oggi si sale fino a 100 metri percorrendo 478 gradini, attraversando gallerie interne, scale sospese e il colonnato esterne, con la guida che accompagna passo dopo passo in un viaggio tanto fisico quanto emozionale. Tutti indossano il caschetto, chi osa la guglia ha anche un’imbragatura: ma niente paura, il percorso è adatto a chiunque, basta avere scarpe comode e voglia di meravigliarsi.

Ogni visita è un piccolo rito collettivo. I gruppi sono composti da circa 16 persone, la durata è di due ore e la sensazione è quella di entrare nel cuore stesso della città. Perché la Cupola non è solo un monumento: è un patrimonio condiviso, costruito anche con le offerte dei novaresi che hanno sostenuto economicamente la basilica attraverso la Fabbrica Lapidea. Un ente antichissimo, nato nel 1552, che ancora oggi veglia sulla manutenzione e la valorizzazione della basilica e della Cupola.

Dal 2021, la gestione delle visite è stata affidata a Kalatà, realtà che ha saputo trasformare l’ascensione alla Cupola in un’esperienza culturale autentica, rispettosa della storia e pensata per tutti. Le salite sono programmate fino a ottobre, ma – se il meteo lo permetterà – si potrà continuare anche in autunno inoltrato. E d’estate, quando il sole tramonta dietro le Alpi, sono previste anche visite serali. Dalla cima si scorge Novara distesa come una mappa ai propri piedi, ma anche l’arco alpino e, nelle giornate limpide, persino lo skyline di Milano.

È un punto di vista inedito e potente. Un’esperienza che sembra cucita su misura per onorare le intenzioni stesse del suo autore. Antonelli, nel frattempo impegnato anche nella costruzione della Mole di Torino, voleva fare della Cupola di Novara un’opera “popolare” in tutti i sensi: un monumento di proprietà della collettività, accessibile, fruibile, emozionante.

E oggi quell’ideale si rafforza ulteriormente. Proprio in questi giorni, dopo quasi 500 anni, la Fabbrica Lapidea sta per diventare una Fondazione: come già accaduto con il Teatro Coccia o il Castello visconteo sforzesco, anche per la basilica di San Gaudenzio si punta a una gestione moderna, flessibile e condivisa. Il Comune, che sarà ente gestore, ha stanziato un primo fondo economico e la trasformazione verrà formalizzata nel prossimocConsiglio comunale.

Un cambiamento storico che guarda avanti senza dimenticare il passato. E che permette di conservare, curare e raccontare, nel modo più coinvolgente possibile, un’opera unica, capace ancora oggi di far battere il cuore a chi la guarda. E ancora di più a chi decide di salirci.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore