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I mille volti musicali di Martina Picaro

La cantante novarese ha da poco iniziato un lungo tour in Spagna a bordo del "Soul Wagon"

Vladivostok, Mosca anno 1973. Il Duca Bianco, David Bowie, sotto le sembianze della sua creatura artistica, Ziggy Stardust, sale su un treno: ferrovia Transiberiana, vuole arrivare a Mosca dopo dieci giorni di viaggio. Ma il viaggio non è di piacere, non è un turista, Bowie non è in borghese, anzi, è lì proprio per togliersi le vesti del suo stesso personaggio e ha deciso di farlo così. Ha compiuto la metamorfosi, è salito Ziggy Stardust ed è sceso Bowie, semplicemente David Bowie. E viene da pensare a qualcosa di simile incontrando Martina Picaro, singer novarese che, proprio in questi giorni, ha intrapreso un lungo tour in giro per la Spagna. Lei che nasce come cantante della band Ramrod – formazione rock blues di derivazione seventies molto nota nel circolo musicale novarese – che si innamora della musica latina – e diventa per tutti Lamaar – e che scrive con una facilità che ricorda le autrici nostrane degli anni settanta, prende il largo in un personalissimo viaggio musicale che, in un modo o nell’altro, ce la riconsegnerà, nuovamente, rinnovata.

La chiamata video è perfetta, la location ancora di più: un caravan che è poi uno studio di registrazione con le ruote e sullo sfondo una Spagna carica di sole.

I tanti volti di Martina: parti come rocker ala Janis Joplin, e arrivi gitana come Estrellita Castro. Tanti chilometri, palchi, città. La tua metamorfosi è compiuta o bisogna aspettarsi qualcos’altro?

Introduzione interessante! In realtà più che cambiamento vero e proprio credo che l’immagine cambi a seconda del punto di vista di chi mi ascolta. In Italia sicuramente mi distinguo per la mia influenza latina e/o ispanica, mentre qui in Spagna mi riconoscono come una cantante tendente al blues. Sono sempre stata entrambe le cose, con la mia band Ramrod posso sfogare il mio lato blues rock, mentre come Lamaar do spazio alla mia passione per la musica latina, il flamenco e la musica gitana, senza mai abbandonare le mie influenze blues. Non mi vedo con due volti, se non come una fusione di tutto ciò che mi appassiona.

Si parla speso di “cervelli in fuga”, poco delle “voci in fuga”. Tu sei un esempio. Un talento come il tuo a Novara è stato forse deprezzato?

Potrei aprire una parentesi enorme, ma cercherò di essere concisa. Ho iniziato a cantare su un palcoscenico a 15 anni e a quasi 15 anni di distanza posso confermare che Novara è stato uno dei luoghi più difficili nel quale crescere musicalmente. Con la mia band abbiamo potuto più volte testare la differenza su palchi fuori dai confini dalla Svizzera in su, mentre come Lamaar qui in Spagna è molto più semplice, forse perché lo spazio per la musica è piu vasto e l’interesse del pubblico maggiore? Non lo so, ma questa è la mia impressione. Anche in Italia abbiamo ricevuto le nostre belle soddisfazioni come rock blues band, ma la nostra provincia sembra non avere molto da offrire ai musicisti.
A Novara i locali per la musica live si contano forse sulle dita di una mano e le condizioni alle quali vengono sottoposti gli artisti non sono le migliori. Molto spesso ho avuto la sensazione di ritrovarmi in un buco nero senza alcun tipo di stimolo, per questo ho cambiato aria ed ora sto bene e mi sento valorizzata per quello che faccio. Ma Novara è piena di artisti e spero vivamente che un giorno la situazione possa cambiare in meglio.

Parliamo di te, oggi. Oggi sei in Spagna e inizierai un tour un po’ particolare insieme a un altro musicista. Ce ne parli?

Jules ed io ci siamo conosciuti qui a Granada, io cantautrice latin/blues e lui rapper e producer radicato nel mondo dell’Hip Hop. Jules viveva nel caravan da prima di conoscermi, una casa su ruote contenente uno studio di registrazione professionale. Recentemente mi sono trasferita ufficialmente nella roulotte che abbiamo ri-battezzato “Soul Wagon” ed ora siamo pronti per partire per un tour che ci porterà a viaggiare per varie città della Spagna e più avanti dell’Europa, ognuno con i suoi concerti e qualche evento insieme, arricchendo il tutto con collaborazioni con artisti locali, sessioni in studio e varie sorprese. A livello lavorativo ci amalgamiamo perfettamente, siamo uno il braccio destro dell’altro e abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno per portare avanti il nostro progetto. Musicalmente parlando anche la nostra musica si può fondere in un mix interessante, l’arte non ha limiti, ma non voglio svelare troppo.

Ora che sei in tour sarai sicuramente molto impegnata. Lo trovi lo stesso il tempo per scrivere nuova musica?

Si, l’organizzazione del tour giorno per giorno, i concerti e le registrazioni, portano via molto tempo, ci sono periodi in cui non ho nemmeno il tempo o la forza di imbracciare una chitarra e scrivere, ma l’ispirazione non manca mai ed arriva quando meno te lo aspetti. Quando bussa, mi fermo e le dedico il tempo necessario, ma a volte non è facile. Però, per riassumere, non ci si ferma mai, la mia musica è la mia vita, quindi non posso evitare di scrivere continuamente.

Domanda nostalgica: ai fan dei Ramrod, cosa diciamo? Arrivederci, a presto, o addio?

Ai fans dei Ramrod non diciamo addio, anzi! Purtroppo il Covid ci ha messo i bastoni tra le ruote in tutti i sensi: concerti cancellati, impossibilità di proseguire con il nostro lavoro eccetera eccetera ed ovviamente il mio trasferimento in Spagna non ha facilitato le cose. Nulla in questa vita è statico, tutto cambia ed evolve, soprattutto nel mondo dell’arte. Con i Ramrod stiamo ultimando la produzione del nostro terzo disco sperando che la situazione migliori presto. Nel frattempo ogni singolo membro del gruppo sta sviluppando il proprio lato musicale e ciò è molto interessante anche a livello di band. Quindi fans dei Ramrod…a presto. Magari chi lo sa, ai prossimi concerti arriverò con il Soul Wagon [ride].

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Paolo Pavone

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