Cerano

Faraggiana, Luporini racconta nonno Gaber e arriva dritto agli studenti

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Quando esci da teatro con il buon umore significa che quel qualcosa che sei andato a vedere ha avuto il suo effetto. E quando gli applausi finali sono di quelli veri allora pensi che sì, ha fatto effetto su tutti.

 

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Platea quasi tutta esaurita, con la maggior parte dei posti occupati da studenti della città, questa mattina, venerdì 17 gennaio, al Faraggiana per la Lezione spettacolo su Giorgio Gaber tenuta da Lorenzo Luporini, il nipote del grande artista italiano morto nel 2003. In veste di nipote appunto anche di Fondazione Giorgio Gaber.

Una lezione bella, l’aggettivo che rende al meglio la quasi ora e mezza di racconto. Luporini ha raccontato il nonno nella sua essenza e lo ha fatto nel migliore dei modi: con un linguaggio vicino a quello dei giovani, con esempi noti ai giovani, con immagini del tempo passato ma che nel presente oggi ci stanno benissimo.

«”Ah quello di Libertà è partecipazione”, “Ah e chi è” sono queste più o meno le risposte di quando qualcuno mi presenta agli altri e sorrido perché oltre a dire il mio nome aggiungono sempre il nipote di Giorgio Gaber, ma perché specificare la parentela?, – ha detto sorridendo dal palco – essere “nipote di…” è un grande  valore. Mio nonno ha sempre percepito la libertà nel poter dire qualcosa, è nella natura dell’artista farlo e per questo presto si è allontanato dalla televisione, perché anni fa censurava parecchio. Gaber è stato un grande provocatore, non lascia mai risposte in quello che dice».

Dall’amore malinconico ai temi sociali, temi cari alle persone, «perché mio nonno cercavo un legame diretto con loro». Sempre narrati in modo piacevole, per arrivare ancor più dritto al punto.

Luporini ha cantato, ha raccontato, ha proposto canzoni, monologhi e “cose” del nonno, «”cose”, perché non si possono definire altrimenti», le interviste ai personaggi di oggi, Dario Brunori, Cesare Cremonini, Marco Mengono, Lorenzo Jovanotti, Luciana Littizzetto. Uno modo speciale per far sentire vicino un artista estremamente geniale e intelligente, ma distante nel tempo.

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