Al museo Faraggiana l’opera di Francesco Simeti per Novara Jazz

La serata è proseguita al Boletto con “Flat Earth Society Orchestra”, quattordici elementi che, più che un concerto jazz, sembrano mettere insieme una immaginifica colonna sonora

Grazie al “Bando creatività contemporanea”, su un’idea di Corrado Beldì, arriva a Novara nel giardino di Palazzo Faraggiana un’opera di Francesco Simeti, dal titolo “Congetture” ispirata a un quadro dell’esploratore Guido Boggiani che ritrae il “Pan di Zucchero”. Simeti ha realizzato un enorme fondale su pannelli che copre una parte del muro ammalorato della parete sud del giardino del palazzo, con motivi vegetali e animali di notevole suggestione, in consonanza con quanto contiene il museo di storia naturale. L’opera è stata presentata dagli organizzatori di Novara Jazz, da Davide Quadrio direttore del MAO di Torino, e dal curatore Marco Tagliafierro. Ma cosa c’entra tutto questo con il Jazz? C’entra, poiché il Festival porta con sé più di una manifestazione collaterale come presentazioni di libri, mercatini dei vinili ecc. o, appunto, opere d’arte. Il museo Faraggiana è da tempo al centro dell’interesse degli organizzatori che ne hanno già fatto la location per set jazzistici, ma anche per presentazioni di libri sull’argomento, un vecchio pallino di Corrado Beldì che vorrebbe trasformare il museo in un vero polo pluriculturale.

A dargli ragione c’è oggi la straordinaria performance di un vibrafonista come Pasquale Mirra che di geografie (musicali e mentali) se ne intende parecchio e infatti la sua suite-viaggio con variazioni su temi dati, entusiasma e non poco il folto pubblico presente. Non si può disgiungere la sua capacità di compositore da quella di sperimentatore, il che fa sì che il vibrafono diventi una band intera con il giusto equilibrio, cosa non semplice, tra strumento e oggettistica ,tra i quali oggetti lascia di stucco la possibilità ritmica di un sacchetto di tappi di plastica magistralmente percossi. Compositore sopraffino e improvvisatore raffinato, Mirra è grande un creatore di geometrie musicali variate, ma sempre equilibrate.

Dopo il consueto concerto delle diciannove, sul palco del Broletto ecco l’ora della imponente “Flat Earth Society Orchestra”, quattordici elementi che, più che un concerto jazz, sembrano mettere insieme una immaginifica colonna sonora. Guidati dal loro fondatore Peter Vermeersch si sono molto divertiti a spiazzare il pubblico con continui cambi di registro e di ambienti musicali, dove il jazz entrava ed usciva come da una porta girevole di un hotel. Ma insieme al jazz entravano ed uscivano rock, classica, contemporanea ed altri generi e sottogeneri, appena suggeriti o ironicamente interpretati.

Magnifico il brano “de costruito” che parte con la voce piena dell’orchestra e finisce con una sola nota ripetuta (quasi) all’infinito, una sorta di “reductio ad unum” di un tema musicale. Non tanto una lezione musicale con Vermeersch nella veste di docente, bensì una lezione in musica scanzonata e divertente. Il secondo concerto della serata porta sul palco un interessante techno-trio ovvero TUN Torino Unlimited Noise. Musica techno-logica non troppo disturbante, viste le premesse insite nel nome del gruppo che, invece, crea atmosfere sospese punteggiate da inserti del sax di Gianni Denitto. Si finisce con la festa degli universitari con il consueto Dj-set, ma quella è tutta un’altra musica…

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Mario Grella

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Al museo Faraggiana l’opera di Francesco Simeti per Novara Jazz

La serata è proseguita al Boletto con “Flat Earth Society Orchestra”, quattordici elementi che, più che un concerto jazz, sembrano mettere insieme una immaginifica colonna sonora

Grazie al “Bando creatività contemporanea”, su un’idea di Corrado Beldì, arriva a Novara nel giardino di Palazzo Faraggiana un’opera di Francesco Simeti, dal titolo “Congetture” ispirata a un quadro dell’esploratore Guido Boggiani che ritrae il “Pan di Zucchero”. Simeti ha realizzato un enorme fondale su pannelli che copre una parte del muro ammalorato della parete sud del giardino del palazzo, con motivi vegetali e animali di notevole suggestione, in consonanza con quanto contiene il museo di storia naturale. L’opera è stata presentata dagli organizzatori di Novara Jazz, da Davide Quadrio direttore del MAO di Torino, e dal curatore Marco Tagliafierro. Ma cosa c’entra tutto questo con il Jazz? C’entra, poiché il Festival porta con sé più di una manifestazione collaterale come presentazioni di libri, mercatini dei vinili ecc. o, appunto, opere d’arte. Il museo Faraggiana è da tempo al centro dell’interesse degli organizzatori che ne hanno già fatto la location per set jazzistici, ma anche per presentazioni di libri sull’argomento, un vecchio pallino di Corrado Beldì che vorrebbe trasformare il museo in un vero polo pluriculturale.

A dargli ragione c’è oggi la straordinaria performance di un vibrafonista come Pasquale Mirra che di geografie (musicali e mentali) se ne intende parecchio e infatti la sua suite-viaggio con variazioni su temi dati, entusiasma e non poco il folto pubblico presente. Non si può disgiungere la sua capacità di compositore da quella di sperimentatore, il che fa sì che il vibrafono diventi una band intera con il giusto equilibrio, cosa non semplice, tra strumento e oggettistica ,tra i quali oggetti lascia di stucco la possibilità ritmica di un sacchetto di tappi di plastica magistralmente percossi. Compositore sopraffino e improvvisatore raffinato, Mirra è grande un creatore di geometrie musicali variate, ma sempre equilibrate.

Dopo il consueto concerto delle diciannove, sul palco del Broletto ecco l’ora della imponente “Flat Earth Society Orchestra”, quattordici elementi che, più che un concerto jazz, sembrano mettere insieme una immaginifica colonna sonora. Guidati dal loro fondatore Peter Vermeersch si sono molto divertiti a spiazzare il pubblico con continui cambi di registro e di ambienti musicali, dove il jazz entrava ed usciva come da una porta girevole di un hotel. Ma insieme al jazz entravano ed uscivano rock, classica, contemporanea ed altri generi e sottogeneri, appena suggeriti o ironicamente interpretati.

Magnifico il brano “de costruito” che parte con la voce piena dell’orchestra e finisce con una sola nota ripetuta (quasi) all’infinito, una sorta di “reductio ad unum” di un tema musicale. Non tanto una lezione musicale con Vermeersch nella veste di docente, bensì una lezione in musica scanzonata e divertente. Il secondo concerto della serata porta sul palco un interessante techno-trio ovvero TUN Torino Unlimited Noise. Musica techno-logica non troppo disturbante, viste le premesse insite nel nome del gruppo che, invece, crea atmosfere sospese punteggiate da inserti del sax di Gianni Denitto. Si finisce con la festa degli universitari con il consueto Dj-set, ma quella è tutta un’altra musica…

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.