Banca d’Alba, il credito dal volto umano: l’esperienza cooperativa raccontata all’Ucid di Novara

Ospiti dell’Ucid di Novara – l’associazione cattolica degli imprenditori e dirigenti presieduta da Paolo Bonazzi – sono stati Franco Biglino, direttore commerciale di Banca d’Alba, e Francesco Bertolusso, direttore dell’agenzia novarese dell’istituto di credito. Presente anche Piercarlo Rossi, docente di Diritto all’Università del Piemonte Orientale e consigliere di amministrazione della banca.

Come da tradizione, Bonazzi ha voluto proporre ai soci dell’Ucid una testimonianza d’impresa capace di coniugare valori economici e principi etici, tra solidarietà, giustizia e responsabilità sociale.

Banca d’Alba è una banca cooperativa, fondata sul principio del voto capitario – una testa, un voto – modello che la distingue radicalmente dalle grandi società per azioni quotate in Borsa. La sua storia affonda le radici alla fine dell’Ottocento, quando, per iniziativa dei parroci di Diano d’Alba, Vezza d’Alba e Gallo d’Alba, nacquero le prime casse rurali. L’obiettivo era sostenere i mezzadri nell’acquisto dei terreni che coltivavano, permettendo loro di diventare coltivatori diretti. Un’idea che trovava ispirazione nell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, manifesto dell’impegno sociale cattolico.

Oggi Banca d’Alba è la più grande banca cooperativa d’Italia, con oltre 65 mila soci e 75 filiali, tra cui quella di Novara. Le assemblee annuali ad Alba si trasformano in vere e proprie feste popolari, con migliaia di soci riuniti in un momento di comunità e condivisione.

La logica che guida la banca è profondamente diversa da quella dei grandi gruppi finanziari: non la massimizzazione del profitto, ma il servizio e l’assistenza ai soci. Fiducia, prossimità e ascolto restano i cardini di un modello che rifiuta politiche commerciali aggressive e mira a creare valore nel lungo periodo, non speculazione sul breve.

Radicata in un territorio ricco e dinamico come quello albese, Banca d’Alba ha saputo evolversi accompagnando imprese e famiglie anche nei percorsi di crescita e internazionalizzazione. È un modello che ha convinto, due anni fa, oltre cinquecento novaresi a diventare soci, raggiungendo così il numero minimo necessario per aprire la filiale cittadina.

Nel corso dell’incontro, numerosi interventi dal pubblico hanno contribuito a delineare il profilo di un istituto solido ma vicino alle persone. Come ha sintetizzato Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Novara, che ha fatto conoscere la banca ai suoi associati: «La Banca d’Alba rappresenta un credito dal volto umano».

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Banca d’Alba, il credito dal volto umano: l’esperienza cooperativa raccontata all’Ucid di Novara

Ospiti dell’Ucid di Novara – l’associazione cattolica degli imprenditori e dirigenti presieduta da Paolo Bonazzi – sono stati Franco Biglino, direttore commerciale di Banca d’Alba, e Francesco Bertolusso, direttore dell’agenzia novarese dell’istituto di credito. Presente anche Piercarlo Rossi, docente di Diritto all’Università del Piemonte Orientale e consigliere di amministrazione della banca.

Come da tradizione, Bonazzi ha voluto proporre ai soci dell’Ucid una testimonianza d’impresa capace di coniugare valori economici e principi etici, tra solidarietà, giustizia e responsabilità sociale.

Banca d’Alba è una banca cooperativa, fondata sul principio del voto capitario – una testa, un voto – modello che la distingue radicalmente dalle grandi società per azioni quotate in Borsa. La sua storia affonda le radici alla fine dell’Ottocento, quando, per iniziativa dei parroci di Diano d’Alba, Vezza d’Alba e Gallo d’Alba, nacquero le prime casse rurali. L’obiettivo era sostenere i mezzadri nell’acquisto dei terreni che coltivavano, permettendo loro di diventare coltivatori diretti. Un’idea che trovava ispirazione nell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, manifesto dell’impegno sociale cattolico.

Oggi Banca d’Alba è la più grande banca cooperativa d’Italia, con oltre 65 mila soci e 75 filiali, tra cui quella di Novara. Le assemblee annuali ad Alba si trasformano in vere e proprie feste popolari, con migliaia di soci riuniti in un momento di comunità e condivisione.

La logica che guida la banca è profondamente diversa da quella dei grandi gruppi finanziari: non la massimizzazione del profitto, ma il servizio e l’assistenza ai soci. Fiducia, prossimità e ascolto restano i cardini di un modello che rifiuta politiche commerciali aggressive e mira a creare valore nel lungo periodo, non speculazione sul breve.

Radicata in un territorio ricco e dinamico come quello albese, Banca d’Alba ha saputo evolversi accompagnando imprese e famiglie anche nei percorsi di crescita e internazionalizzazione. È un modello che ha convinto, due anni fa, oltre cinquecento novaresi a diventare soci, raggiungendo così il numero minimo necessario per aprire la filiale cittadina.

Nel corso dell’incontro, numerosi interventi dal pubblico hanno contribuito a delineare il profilo di un istituto solido ma vicino alle persone. Come ha sintetizzato Amleto Impaloni, direttore di Confartigianato Novara, che ha fatto conoscere la banca ai suoi associati: «La Banca d’Alba rappresenta un credito dal volto umano».

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.