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Anche le imprese femminili soffrono la crisi: 897 nuove attività a fronte di 1.082 chiuse

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Sono 16.765, rappresentano il 22,3% delle imprese totali del Piemonte Nord Orientale, operano in primis nel commercio, turismo e servizi alla persona, alla loro guida ci sono nel 10,6% dei casi giovani under35 e, in percentuale analoga, donne straniere: sono questi i tratti salienti delle imprese femminili che operano nelle province di Biella, Vercelli, Novara e Verbano Cusio Ossola.

Nel corso dell’anno 2020 le imprenditrici del quadrante hanno dato vita a 897 nuove attività, chiudendone 1.082 (al netto delle cancellazioni d’ufficio): il bilancio demografico è risultato, pertanto, negativo (-185 unità), traducendosi in  un tasso del -1,1%, meno favorevole di quello messo a segno dall’intero sistema imprenditoriale delle quattro province (-0,59%). Le imprese a conduzione femminile hanno espresso una maggiore dinamicità in riferimento alla componente giovanile e a quella straniera, che hanno registrato rispettivamente 268 e 163 nuove iscrizioni contro 144 e 136 cessazioni.

Per quanto riguarda le singole province, le imprese femminili di Vercelli sono quelle che hanno subito la maggiore erosione nello stock di imprese
(-2,1%); più contenute le flessioni di Biella e Verbania, pari rispettivamente a -1,7% e -1,4%, mentre Novara è stata la realtà con la maggiore tenuta (-0,3%).

Il risultato dell’imprenditoria femminile di quadrante risulta pressoché in linea con la performance delle imprese femminili piemontesi (-0,8%), a fronte di un quadro nazionale improntato alla stabilità.

«Se nel corso del 2020 l’andamento demografico delle imprese ha risentito del clima di incertezza dettato dall’emergenza sanitaria, per la componente femminile l’impatto si è rilevato ancor più significativo, data la concentrazione di imprenditrici nei settori che hanno maggiormente sofferto chiusure e limitazioni di attività, come il commercio e il turismo» commenta Fabio Ravanelli, presidente della Camera di Commercio di quadrante. «Fare impresa, soprattutto oggi, è complesso e per le donne spesso lo è ancor di più: è dunque fondamentale mettere in campo misure mirate per sostenere l’imprenditoria femminile e l’apporto che essa offre alla vitalità dell’intero tessuto produttivo». Ravanelli sottolinea inoltre il dato positivo relativo alla presenza di componenti donne nel Consiglio camerale, che supera il 42%: «La Giunta, proprio su impulso delle nostre Consigliere, ha stabilito di dare avvio alle procedure che porteranno alla formazione del Comitato per l’imprenditoria femminile di quadrante».

Sotto il profilo settoriale, le imprese “rosa” si concentrano prevalentemente nel terziario, collocandosi, in ordine di numerosità, nel comparto del commercio (in cui il 25,5% delle imprese del quadrante risulta femminile), in quello delle altre attività di servizi (incluse parrucchiere e lavanderie), che presenta una significativa specializzazione, con un peso delle imprese guidate da donne pari al 62,4% di quelle totali. Seguono l’alloggio e ristorazione, dove in un caso su tre c’è una donna al comando, le manifatture, l’agricoltura e le attività immobiliari.

Questa distribuzione si riflette anche a livello provinciale, con lievi differenze: a Biella il terzo settore più rappresentato è quello delle attività immobiliari, mentre nel Verbano Cusio Ossola, data la forte vocazione turistica, il settore dei servizi di alloggio e ristorazione è il secondo come importanza.

Per quanto riguarda la forma giuridica, le imprenditrici scelgono in prevalenza la forma della ditta individuale, adottata in misura più frequente rispetto alla media delle imprese di ciascun territorio. Analizzando i singoli contesti provinciali emergono delle differenze, che ricalcano le specificità dei tessuti produttivi locali: si passa infatti da una quota del 59% di imprese individuali femminili a Biella al 73% di Vercelli, in cui le imprese individuali costituiscono la forte maggioranza, con un peso del 61%. Analogamente a Novara, che presenta la maggiore incidenza di società di capitali rispetto agli altri territori, anche le imprese femminili scelgono questa forma in un percentuale pari al 20%, significativamente superiore alle altre realtà.

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