Vent’anni di carcere per il “referente del Nord” delle cosche calabresi: gestiva i traffici di droga da Invorio a Milano

La pena, che si va ad aggiungere a un’altra condanna a 20 anni inflitta lo scorso autunno

Venti anni di reclusione. E’ la condanna inflitta dal giudice di Reggio Calabria, in abbreviato, a Bartolo Bruzzaniti, 50 anni, abitante a Invorio e coinvolto in numerose inchieste sullo spaccio gestito dalle cosche, in particolare quella operante ad Africo Nuovo e località limitrofe. La pena, che si va ad aggiungere a un’altra condanna a 20 anni inflitta lo scorso autunno a Milano per fatti analoghi, è legata all’operazione Eureka, conclusa dalla Dda di Reggio Calabria con 108 arresti nel maggio di due anni fa. Al processo erano imputate 83 persone e 78 sono state condannate, per un totale di 1.000 anni di carcere.

Con una carriera iniziata da giovanissimo, addirittura da minorenne, Bruzzaniti attualmente è detenuto: era stato latitante all’estero dall’ottobre 2022 all’estate 2023, quando la sua fuga era terminata a Beirut, in Libano, in un noto ristorante. Nel processo Eureka, il cinquantenne di Invorio è definito un referente importante del gruppo che gestiva il narcotraffico: manifestava il suo potere nelle trattative coi soci fornitori, con i clienti e con il coordinamento dei diversi associati, soprattutto per quanto riguarda la gestione della droga e la raccolta dei proventi illeciti, confluiti in un’unica cassa dalla quale venivano effettuati i pagamenti. In una intercettazione, mentre parlava con un altro associato, diceva di sè stesso: «E’ 30 anni che facciamo sto lavoro!».

Un lavoro che svolgeva soprattutto al Nord: residente a Invorio, gestiva tutti i traffici a Milano: «Il mercato della droga a Milano mi spetta di diritto», una delle frasi che l’uomo ripeteva spesso nelle conversazioni. La droga, in base a quanto emerso nelle indagini, arrivava in Italia attraverso il porto di Gioia Tauro, dove operava una squadra per l’esfoliazione della cocaina dalle navi, poi suddivisa tra gli originari acquirenti. Questi ultimi, poi, provvederanno a rifornire le proprie strutture criminali, ma una grossa parte dei carichi arrivava in Lombardia. Si parla di rotte della droga che hanno movimentato oltre 6.000 chili di cocaina in due anni.

Condividi:

Facebook
WhatsApp
Telegram
Email
Twitter

© 2025 La Voce di Novara - Riproduzione Riservata
Iscrizione al registro della stampa presso il Tribunale di Novara

Immagine di Redazione

Redazione

Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

SEGUICI SUI SOCIAL

Sezioni

Vent’anni di carcere per il “referente del Nord” delle cosche calabresi: gestiva i traffici di droga da Invorio a Milano

La pena, che si va ad aggiungere a un’altra condanna a 20 anni inflitta lo scorso autunno

Venti anni di reclusione. E’ la condanna inflitta dal giudice di Reggio Calabria, in abbreviato, a Bartolo Bruzzaniti, 50 anni, abitante a Invorio e coinvolto in numerose inchieste sullo spaccio gestito dalle cosche, in particolare quella operante ad Africo Nuovo e località limitrofe. La pena, che si va ad aggiungere a un’altra condanna a 20 anni inflitta lo scorso autunno a Milano per fatti analoghi, è legata all’operazione Eureka, conclusa dalla Dda di Reggio Calabria con 108 arresti nel maggio di due anni fa. Al processo erano imputate 83 persone e 78 sono state condannate, per un totale di 1.000 anni di carcere.

Con una carriera iniziata da giovanissimo, addirittura da minorenne, Bruzzaniti attualmente è detenuto: era stato latitante all’estero dall’ottobre 2022 all’estate 2023, quando la sua fuga era terminata a Beirut, in Libano, in un noto ristorante. Nel processo Eureka, il cinquantenne di Invorio è definito un referente importante del gruppo che gestiva il narcotraffico: manifestava il suo potere nelle trattative coi soci fornitori, con i clienti e con il coordinamento dei diversi associati, soprattutto per quanto riguarda la gestione della droga e la raccolta dei proventi illeciti, confluiti in un’unica cassa dalla quale venivano effettuati i pagamenti. In una intercettazione, mentre parlava con un altro associato, diceva di sè stesso: «E’ 30 anni che facciamo sto lavoro!».

Un lavoro che svolgeva soprattutto al Nord: residente a Invorio, gestiva tutti i traffici a Milano: «Il mercato della droga a Milano mi spetta di diritto», una delle frasi che l’uomo ripeteva spesso nelle conversazioni. La droga, in base a quanto emerso nelle indagini, arrivava in Italia attraverso il porto di Gioia Tauro, dove operava una squadra per l’esfoliazione della cocaina dalle navi, poi suddivisa tra gli originari acquirenti. Questi ultimi, poi, provvederanno a rifornire le proprie strutture criminali, ma una grossa parte dei carichi arrivava in Lombardia. Si parla di rotte della droga che hanno movimentato oltre 6.000 chili di cocaina in due anni.

© 2025 La Voce di Novara
Riproduzione Riservata