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Una stanza per le donne vittime di violenza. In questura la “rivoluzione” rosa

Un progetto realizzato in collaborazione con Soroptimist

Una stanza lontana dalle formalità e dai rumori degli uffici dove poter raccontare la propria storia di violenza fisica e psicologica. Dopo quella allestita in Procura un paio di anni fa, ora anche la Questura ha la propria stanza dedicata alle donne che hanno subito violenze e abusi e che hanno deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. Uno spazio al quinto piano con vista sulla Cupola che ricorda un ambiente di casa con un divano, una poltrona, un tavolo rotondo con quattro sedie e le tende alle finestre.

Un progetto realizzato in collaborazione con Soroptimist e inaugurato proprio il 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne. «Nel 2021 c’è stato l’8% in più di femminicidi rispetto al 2020, tutti commessi da uomini che avevano un legame affettivo con la vittima; di queste più dell’80% non aveva denunciato. Per noi è difficile capire un disagio in situazioni che non vengono segnalate. Le strategie ci sono, ma sono allo studio altre misure perchè, nonostante il grande investimento, quelle messe in campo finora non sono state sufficienti. Nella questura di Novara ci sono sei persone che si occupano solo di questo fenomeno».

La stanza è stata presentata dalla presidente del Soroptmist di Novara, Giovanna Broggi: «La denominazione dell’aula, Una stanza tutta per sè, fa riferimento a un saggio della scrittrice inglese Virginia Woolf, teso a dimostrare che il miglioramento della vita delle donne passa attraverso la valorizzazione e lo sviluppo del loro potenziale – ha spiegato -. L’idea venne a un comandante dei Carabinieri di Torino che vedeva il disagio negli occhi delle vittime a dover raccontare il prorpio dolore di fianco al rumore della fotocopiatrice. In Italia le stanze sono già 193 e a Torino è stata inaugurata la quinta al comando della Polizia locale».

La donazione del club è fondamentale: «Una valigetta kit contenente un computer portatile che consente di registrare, con appositi programmi video, le deposizioni e le denunce, così che la donna maltrattata non debba sottoporsi alla dolorosa ripetizione del racconto delle umiliazioni subite, facendo fede quanto dichiarato nella saletta durante la registrazione» ha continuato la presidente.

Durante la presentazione il procuratore Giuseppe Ferrando ha fatto riferimento all’omicidio in casa del 68enne (leggi qui) per il quale è stata fermata la colf la quale ha dichiarato agli inquirenti di aver reagito per difendersi dalle molestie e dalle avances indesiderate. «Un caso – ha detto Ferrando – che si inserisce nel tema della violenza sulle donne. C’è attenzione massima, ma la Procura è solo un tassello di tutto il sistema: non è solo importante garantire giustizia, ma soprattutto prevenire il fenomeno. Credo sia necessario pensare a un codice che meglio si adatti a queste situazioni, così come già avviene per le deposizioni dei minori».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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