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Stress idrico e un fungo le cause del deperimento dei platani dell’Allea

Nel corso del convegno “Il verde oltre il giardino” tenutosi nella mattinata di ieri, venerdì 12 maggio, sono stati presentati tra l'altro i risultati e il rapporto conclusivo degli studi effettuati dell'Università di Torino sulle essenze monumentali presenti nel parco cittadino

Anche alcune piante robuste e monumentali soffrono la malattia dei tempi moderni e la siccità. E’ uno degli aspetti emersi in occasione del convegno “Il verde oltre il giardino”, tenutosi nella mattinata di ieri, venerdì 12 maggio, al Castello di Novara. Un report a 360 gradi, nell’analisi promossa dalla Regione Piemonte con la collaborazione dell’Università di Torino e altri importanti soggetti, che si è in particolare soffermato sul “caso studio” rappresentato dai platani dell’parco dell’Allea.


L’analisi fitopatologica condotta su queste particolari essenze è stata oggetto della relazione di Paolo Gonthier, del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari dell’ateneo torinese. Nel rapporto è stato illustrato come l’essenza in oggetto – platao comune – sia particolarmente «robusta, longeva, a rapido accrescimento, adattabile a condizioni poco favorevoli», ma che tuttavia sia portata a soffrire di particolari forme cancerose come quello definito “colorato”. Le indagini condotte sulle specie presenti nell’Allea tra il 2020 e il 2022 hanno confermato questa costante e progressiva patologia.


I successivi esami hanno permesso di constatare come questi platani «siano stati interessati da marciumi radicali e funghi lignivori. Per il professor Gonthier, «nonostante il platano sia tollerante alla siccità e idoneo all’ambiente urbano, si è dimostrato a questi particolari patogeni esaltati da condizioni di stress idrico, ma anche di “ferite” provocate in sede di potatura».


Il convegno, moderato dall’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati, si è aperto con il saluto del sindaco Alessandro Canelli, che nell’occasione ha ringraziato l’ufficio specifico del Comune, «che ha lavorato a questo progetto attraverso il quale è stato possibile collocare in rete tante realtà, con soggetti molto qualificati, per poter giungere a risultati scienficamente rilevanti». Per Canelli quello del verde è un tema «di maggiore importanza nell’ambito delle diverse politiche pubbliche: E’ evidente che gli alberi hanno un compito sempre maggiore nell’ambito urbano e i risultati ci consentono di indirizzare diverse scelte in ambito amministrativo».


Gli alberi come “filtro” agli inquinanti atmosferici, all’assorbimento acustico che in determinate situazioni può ridurre alcune forme di impatto. Le stesse essenze sono soggette ai cambiamenti climatici in atto. I platani dell’Allea di Novara sono diventati un caso di studio che ha permesso di rilevare in maniera netta e precisa il fatto che questi cambiamenti hanno influito sulla “salute” di questi alberi. Ma non solo. Sempre per il primo cittadino «il posizionamento degli alberi in città è diventato un elemento fondamentale nell’ambito dell’arredo urbano, con la possibilità di far rivivere alcuni spazi pubblici, con un influsso positivo anche sulle persone».


Successivamente sono stati presentati anche il progetto “Urban Forestry”, che la Regione Piemonte ha promosso con Ipla e Ibe Cnr di Bologna su alcune città piemontesi. Il focus su Novara ha riguardato nello specifico l’assorbimento di carbonio, di inquinanti e la quantificazione dei servizi ecosistemici nella zona dell’Allea. E ancora i primi dati, accompagnati da immagini satellitari della città, che illustrano le isole di calore e i loro rapporti con le aree verdi; e ancora il rapporto sulla consistenza e lo stato di conservazione di un elemento rarissimo e a rischio estinzione come la felce acquatica presente sul territorio comunale.

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Luca Mattioli

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