Strage della funivia, 10 dipendenti dell’impianto rischiano il licenziamento

Intanto è battaglia legale tra i parenti per l'affidamento di Eitan, il bambino di cinque anni, unico sopravvissuto alla tragedia

Strage della funivia, 10 dipendenti dell’impianto rischiano il licenziamento. I lavoratori sono rimasti senza occupazione dopo l’incidente delo scorso 23 maggio che ha causato 14 vittime. L’allarme è stato lanciato dalle organizzazioni sindacali nel corso di un incontro che si è svolto ieri in Regione proprio allo scopo di trovare una soluzione per i dieci dipendenti. I sindacati hanno riferito che la società non disponde di liquidità per pagare gli stipendi dei lavoratori rimasti a casa e temono che possano essere licenziati.

«Stiamo valutando attentamente la delicata situazione che riguarda i lavoratori della Funivia del Mottarone». Lo afferma l’assessore al lavoro della Regione Piemonte, Elena Chiorino, in merito alla riunione di oggi con il rappresentante della società che gestisce la funivia, i tecnici dell’assessorato ed i sindacalisti della Cgil Piemonte e Novara e Uil Trasporti Novara. «Non appena il contesto sarà più chiaro – aggiunge – valuteremo le eventuali strade percorribili per tutelare i lavoratori della funivia»..

Intanto si sta consumando una battaglia legale tra i parenti del piccolo Eitan, il bambino di cinque anni, unico sopravvissuto alla strage. Secondo la zia materna, infatti, il bambino sarebbe della zia paterna (a cui Eitan è stato affidato) che vuole tenerlo in Italia.

«Sono state fatte cose che non avrebbero dovuto essere fatte – ha detto in conferenza stamap l’avvocato dei parenti materni, Ronen Dlayahu -. Gali e suo marito Ron chiedono di dare ad Eitan una casa stabile ed accogliente…Il diritto di Eitan è di avere una casa nella quale i suoi genitori avrebbero voluto che crescesse, come ebreo in una scuola ebraica, e non in una scuola cattolica in Italia. Ha il diritto di avere la sua privacy e che il suo denaro sia custodito. Il posto naturale di Eitan è in Israele, ogni momento in cui non è qui è tempo perduto”.

Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche Gali, sorella della mamma del bimbo: «Eitan è stato rapito da una famiglia che non è vicina a lui in alcun modo. Non abbiamo alcuna intenzione di sparire. Non possiamo nasconderci, saremo qui per sempre. Tra qualche anno, chiederà chi fossero i suoi genitori ed è importante per me che veda che noi ci siamo. Ha perso una famiglia, non ha bisogno di perderne un’altra».

Dal canto loro i legali della tutrice Aya Biran Nirko, zia paterna del bimbo, «si dicono sbalorditi per queste surreali dichiarazioni, decisamente inaspettate e fuori contesto». «La nomina della Dott.ssa Biran Nirko a tutrice di Eitan è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti. La tutrice si confronta, per quanto dovuto e necessario, con il giudice tutelare per il solo bene di Eitan. Non si comprende sinceramente il perché di tanta acrimonia e falsità» scrivono in una nota Cristina Pagni, Massimo Sana e Armando Simbari.

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Cecilia Colli

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Strage della funivia, 10 dipendenti dell’impianto rischiano il licenziamento

Intanto è battaglia legale tra i parenti per l’affidamento di Eitan, il bambino di cinque anni, unico sopravvissuto alla tragedia

Strage della funivia, 10 dipendenti dell'impianto rischiano il licenziamento. I lavoratori sono rimasti senza occupazione dopo l'incidente delo scorso 23 maggio che ha causato 14 vittime. L'allarme è stato lanciato dalle organizzazioni sindacali nel corso di un incontro che si è svolto ieri in Regione proprio allo scopo di trovare una soluzione per i dieci dipendenti. I sindacati hanno riferito che la società non disponde di liquidità per pagare gli stipendi dei lavoratori rimasti a casa e temono che possano essere licenziati.

«Stiamo valutando attentamente la delicata situazione che riguarda i lavoratori della Funivia del Mottarone». Lo afferma l'assessore al lavoro della Regione Piemonte, Elena Chiorino, in merito alla riunione di oggi con il rappresentante della società che gestisce la funivia, i tecnici dell'assessorato ed i sindacalisti della Cgil Piemonte e Novara e Uil Trasporti Novara. «Non appena il contesto sarà più chiaro - aggiunge - valuteremo le eventuali strade percorribili per tutelare i lavoratori della funivia»..

Intanto si sta consumando una battaglia legale tra i parenti del piccolo Eitan, il bambino di cinque anni, unico sopravvissuto alla strage. Secondo la zia materna, infatti, il bambino sarebbe della zia paterna (a cui Eitan è stato affidato) che vuole tenerlo in Italia.

«Sono state fatte cose che non avrebbero dovuto essere fatte - ha detto in conferenza stamap l'avvocato dei parenti materni, Ronen Dlayahu -. Gali e suo marito Ron chiedono di dare ad Eitan una casa stabile ed accogliente...Il diritto di Eitan è di avere una casa nella quale i suoi genitori avrebbero voluto che crescesse, come ebreo in una scuola ebraica, e non in una scuola cattolica in Italia. Ha il diritto di avere la sua privacy e che il suo denaro sia custodito. Il posto naturale di Eitan è in Israele, ogni momento in cui non è qui è tempo perduto".

Durante la conferenza stampa ha preso la parola anche Gali, sorella della mamma del bimbo: «Eitan è stato rapito da una famiglia che non è vicina a lui in alcun modo. Non abbiamo alcuna intenzione di sparire. Non possiamo nasconderci, saremo qui per sempre. Tra qualche anno, chiederà chi fossero i suoi genitori ed è importante per me che veda che noi ci siamo. Ha perso una famiglia, non ha bisogno di perderne un'altra».

Dal canto loro i legali della tutrice Aya Biran Nirko, zia paterna del bimbo, «si dicono sbalorditi per queste surreali dichiarazioni, decisamente inaspettate e fuori contesto». «La nomina della Dott.ssa Biran Nirko a tutrice di Eitan è stata disposta e confermata dai giudici tutelari competenti. La tutrice si confronta, per quanto dovuto e necessario, con il giudice tutelare per il solo bene di Eitan. Non si comprende sinceramente il perché di tanta acrimonia e falsità» scrivono in una nota Cristina Pagni, Massimo Sana e Armando Simbari.

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