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Scavi al parcheggio della Curia, emergono gli strati romani e medioevali. Cosa è stato trovato

La seconda opportunità di visita al cantiere archeologico del futuro parcheggio interrato ha riscosso grande successo

Anche la seconda opportunità di visita agli scavi del futuro parcheggio interrato nell’area del vescovado, sabato 14 ottobre, ha riscosso grande successo. Organizzate dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Biella, Novara, Vco e Vercelli, le visite susseguitesi per tutta la giornata sono state condotte dalle funzionarie dell’ente responsabili del cantiere, Lucia Mordeglia e Francesca Garanzini, coadiuvate dagli archeologici che ogni giorno lavorano in cantiere. Un cantiere aperto dallo scorso 15 maggio e che – come ricordato da Garanzini – copre un’area di circa 3500 metri quadri, situata tra il castello e il vescovado, entro la cerchia delle vicine mura romane, area quindi di grande interesse archeologico.

Come era emerso nella prima visita dello scorso luglio al cantiere, nella prima fase erano stati individuati i resti di un quartiere abbattuto a metà del Trecento per la costruzione del castello visconteo, con i resti della fornace utilizzata per l’opera e un grande muro con porticato che delimitava i giardini del vescovado; in questa seconda fase, come allora preannunciato, gli archeologi hanno raggiunto gli strati medioevali e romani.

Come è stato illustrato, in epoca romana le costruzioni cittadine erano tutte in pietra e mattoni, ma dopo le invasioni barbariche le popolazioni persero la capacità tecniche e materiali di ricostruire le abitazioni, non c’erano più fornaci attive e mancava la possibilità di avere mattoni e pietre in quantitativi adeguati e, quindi, la città medioevale venne costituita per lo più da costruzioni in legno col tetto di paglia, edificate grazie al costante riutilizzo dei materiali edili (mattoni, tegole, marmi, pietre, tubature) ricavati dagli edifici romani ormai in disuso. Anche per la costruzione degli edifici di culto e delle classi elevate, quali il battistero e l’antica cattedrale di Novara, si utilizzarono per lo più materiali di reimpiego tratti dagli edifici antichi, sia per gli elevati sia per le fondamenta, e intorno all’area ecclesiale sorsero anche edifici e tombe del ceto dominante longobardo.

In epoca medioevale, quindi, nell’area oggetto degli scavi, sorsero alcuni grandi edifici adibiti probabilmente a magazzino, alcune grandi tettoie per uso agricolo, a testimonianza della ruralizzazione dell’area con la creazione di orti anche dentro le mura, e furono scavati anche pozzi perché era stato distrutto anche l’antico acquedotto. In epoca longobarda si cominciarono anche a seppellire i morti all’interno delle mura – cosa impensabile in epoca romana, quando le città dei morti erano ai confini della città dei vivi – ma per ora in quest’area non sono state ritrovate sepolture.

Nell’area dei giardini vescovili è stata una grande sorpresa ritrovare negli strati medioevali emersi dagli scavi la presenza di grandi buche (forse per estrazione di argilla) in cui gli archeologi hanno ritrovato anche grandi depositi di scarti di vasellame rotto che faranno la gioia degli studiosi che ne potranno ricavare importanti informazioni. Fra i reperti ritrovati spiccano anfore di molti tipi, provenienti dai luoghi più diversi, vasellame di varie epoche fra cui, particolarmente interessanti, tre frammenti di una grande coppa di terra sigillata di provenienza centro gallica, decorata a stampo con figure di leoni, tori e piante; vi sono poi cocci di ceramica smaltata e colorata e non mancano frammenti di oggetti in vetro; sul fondo di una lucerna romana in coccio, si legge anche il nome del produttore, un certo Firmo.

Il ritrovamento di un distanziatore triangolare utilizzato per separare le ceramiche nel forno durante la cottura conferma che vi erano in Novara produttori di ceramiche e proprio presso l’area della cattedrale doveva esserci una bottega di ceramista. Chissà chi era il proprietario del bel piatto da parata in ceramica smaltata con lo stemma in rilievo dei Visconti (forse Bartolomeo Visconti di Oleggio, vescovo di Novara dal 1427, morto a Novara nel 1457) che si ruppe e fu gettato nella discarica in tempi antichi e che oggi ci affascina coi suoi colori? E chi invece utilizzò il cucchiaio in bronzo casualmente rimasto imprigionato in una colata di cemento degli anni ’50, che gli archeologi hanno individuato casualmente asportando il materiale e recuperato integro anche se con il manico storto? Dagli scavi dei giardini vescovili è stata estratta anche una piccola ruota in pietra per macina, sicuramente di uso casalingo, e molti altri reperti devono essere studiati per poterci raccontare la loro storia.

Ad oggi resta ancora interamente da scavare tutta l’ampia area presso l’accesso di via Dominioni che potrebbe riservare altre sorprese. Un plauso alla SABAP per questa splendida iniziativa che ha acceso l’interesse dei novaresi per gli studi storici, in attesa del prossimo appuntamento.

(articolo in collaborazione con la Società Storica Novarese)

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Francesca Bergamaschi

Francesca Bergamaschi

Francesca Bergamaschi Nata a Novara nel 1978 laureata in Lettere Moderne presso l'Università del Piemonte Orientale, specializzata in Storia dell'Architettura Medievale presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Ha poi conseguito un master in "Management per i Beni e le Attività Culturali" presso la Facoltà di Economia dell'Università del Piemonte Orientale. Autrice di monografie, articoli di carattere storico-artistico e progetti scientifici per esposizioni temporanee, affianca all'attività di guida turistica abilitata anche l'attività giornalistica. Docente di lettere nelle scuole superiori, dal 2013 è consigliere della Società Storica Novarese. nonchè membro del comitato di redazione del Bollettino Storico per la Provincia di Novara.

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