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Piano di Confindustria per riavviare l’economia del Piemonte

Riavviare la crescita in Piemonte, in collaborazione tra pubblico e privato, con automotive, agrifood, aerospaziale e tessile i settori chiave in un’ottica di sostenibilità e orientato al Green New Deal. Questa l’idea di Confindustria Piemonte tradotta in un piano industriale che il presidente Marco Gay ha presentato oggi al governatore Alberto Cirio. Un piano aperto e ambizioso, da integrare e aggiornare periodicamente, che fissa un obiettivo preciso: tornare ad una crescita del 3% l’anno, aumentando il Pil regionale di 42 miliardi.

Un piano anche come strumento di lavoro che vede l’Unione Europea il principale e prioritario soggetto con cui concordare i filoni di sviluppo e finanziamento, cominciare dal Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e dal piano Next Generation, che potrebbero portare in Piemonte fino a 16 miliardi. Risorse considerate una leva strategica di sviluppo per l’intera economia regionale.

IL tutto alla luce delle pesanti ricadute della pandemia in corso che ha ridotto di ulteriori 11 miliardi il Pil regionale, già molto inferiore alle regioni europee comparabili anche a causa di un “deragliamento”, così è definito, per un decennio da 3,9 miliardi annui di minori investimenti pubblici. Che però non hanno affievolito la propensione delle imprese agli investimenti, in particolare nel manifatturiero, che è stato pari al 6,6% del Pil, un valore tra i più alti in Europa, e che colloca il Piemonte al primo posto in Italia.

 

 

«Il lavoro che Confindustria Piemonte ci ha presentato oggi – è intervenuto il presidente Cirio – è prezioso. Lo raccogliamo felici che sia il primo passo di un importante momento di concertazione e dialogo che, a partire da giovedì, faremo con tutto il territorio.» E, al riguardo, ha citato la nuova programmazione 2021-2027, con l’obiettivo di arrivare a un accordo con tutti gli interlocutori del partenariato economico, sociale e istituzionale entro la fine dell’anno e il Recovery Plan: «Noi entro marzo manderemo a Roma le nostre linee di indirizzo, che non saranno scritte dentro i palazzi, ma condivise sul campo con i sindaci e gli imprenditori».

«Serve una visione europea, questa è la direzione che vogliamo. Il ritardo accumulato – ha commentato il Presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay – pesa sulla nostra capacità di competere, di crescere ed essere attrattivi. Nei prossimi anni si può recuperare e un partenariato pubblico-privato, deve essere in grado far crescere l’industria piemontese e attrarre investimenti da fuori, portando le aziende a insediarsi qui, grazie alla capacità del territorio di esprimere innovazione».

Il Piano individua quattro settori: l’automotive, che occupa 60 mila persone e fattura 20 miliardi escludendo le case costruttrici, e che deve puntare sulla mobilità sostenibile; l’agrifood dove operano 100 mila persone, che deve legarsi anche al turismo e al Bio; l’aerospaziale che impiega 14.800 persone e fattura 4 miliardi, che deve incalzare il progresso tecnologico con nuovi materiali e robotica; il tessile, con ampi margini di espansione nel bio tessile e smart-textile. Settori da sviluppare con l’applicazione delle nuove tacnologie, dalla 4.0 per sviluppare un’industria sempre più sostenibile, e l’intelligenza artificiale, un mercato che cresce del 30% l’anno. Tra le nuove opportunità il piano individua la bioedilizia, dove il Piemonte ha possibilità di creare una nuova filiera.

Nel comparto delle infrastrutture il piano ne censisce un gruppo di subito cantierabili per un valore di 7,43 miliardi, dei quali quasi un terzo (2,33 miliardi) è dedicato alla mobilità sostenibile, ma in un elenco “infrastrutture per il futuro” in cui è esplicitamente citata la Città della salute di Novara, valore 320 milioni di euro.

Per i fondi il piano guarda principalmente al Next Generation Eu considerando circa 8 miliardi per la rivoluzione verde e la transizione economica, 1,7 miliardi per la salute, 1,34 miliardi per istruzione, formazione, ricerca e cultura, 1,22 miliardi per le infrastrutture per la mobilità.

 

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Antonio Maio

Antonio Maio

Nato a Lecco il 26 febbraio 1957, vive a Novara dal 1966. Giornalista dal 1986 ha svolto la professione quasi esclusivamente ai settimanali della Diocesi di Novara fino a diventarne direttore.

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