I campi da gioco delle palestre novaresi sono diventati terreno di scontro. Ad affrontarsi, però, non sono le squadre di atleti ma il mondo della politica e delle società sportive in merito al bando di assegnazione delle palestre e alla trafila burocratica necessaria per avere le concessioni. Sul fronte dello scontro politico è il Partito Democratico ad aver accusato l’assessore e vicesindaco Ivan De Grandis di «farsi bello con i soldi dei novaresi» per aver consentito alle società di utilizzare gratuitamente gli impianti fino alla pubblicazione della graduatoria legata al nuovo bando.
«Sarà il Comune, e quindi i cittadini, a rinunciare agli affitti dovuti» la denuncia del gruppo consiliare dei dem che ha aggiunto «De Grandis prova a rimediare a un pasticcio creato dall’amministrazione stessa, cioè il ritardo nella pubblicazione del bando di assegnazione che è arrivato solo nel mese di agosto dopo le polemiche sollevate dalle società sportive».
Dal canto suo De Grandis ha replicato rivendicando la misura come atto di buon senso: «Non è un regalo, ma un sostegno temporaneo di pochi giorni, deciso per consentire alle società di riprendere gli allenamenti già da settembre. Informare le società è semplicemente il mio modo di lavorare». L’assessore ha accusato il Pd di «trasformare ogni notizia in un attacco personale», sottolineando i ringraziamenti ricevuti dalle associazioni sportive.
In questo clima acceso si inserisce la polemica esplosa attorno all’utilizzo delle palestre comunali nel periodo estivo che ha avuto come protagonista il Basket College. La scorsa settimana, infatti, la società aveva lamentato la mancanza di spazi per gli allenamenti. Una denuncia che ha trovato eco, ma che si scontra con un dato di fatto secondo la replica dell’assessore Ivan De Grandis: a differenza di altre società cittadine, il College ha presentato la richiesta di utilizzo delle palestre per i mesi estivi 57 giorni dopo l’avviso pubblico, rinunciando così a un’opportunità che pure era stata messa a disposizione.
L’episodio racconta molto delle tensioni che attraversano il mondo sportivo novarese, dove le esigenze sono cresciute più velocemente della disponibilità di spazi. Il caso denunciato dal College dimostra come le querelle locali rischino di trasformarsi in uno scambio sterile di accuse, senza affrontare la questione più ampia: a Novara, come in gran parte del Paese, gli impianti sono pochi e spesso inadeguati.
Il quadro nazionale, fotografato dal Censimento condotto da Sport e Salute, è chiarissimo: in Italia ci sono 131 impianti sportivi ogni 100.000 abitanti, contro una dotazione quasi cinque volte superiore in Finlandia. Quasi la metà delle strutture è stata costruita negli anni ’70 e ’80, con tutti i problemi che ne conseguono. L’8% degli impianti non è oggi funzionante e oltre il 20% non è accessibile a persone con disabilità. Un ritardo che rispecchia anche la scarsità di risorse investite: con appena 86,3 euro di spesa pubblica pro capite per lo sport, l’Italia si colloca al 17° posto in Europa, ben al di sotto della media dei Paesi UE.
Una buona notizia potrebbe arrivare dalla pubblicazione dell’avviso pubblico per l’assegnazione delle palestre scolastiche comunali per la stagione 2025/26. Per la prima volta, tra i criteri di valutazione, viene inserito anche il numero dei praticanti regolarmente tesserati, un elemento che punta a premiare le società capaci di coinvolgere più atleti. Accanto a questo, contano la partecipazione a campionati ufficiali, le attività rivolte a persone con disabilità, la qualifica degli istruttori, la disponibilità di impianti propri e altri indicatori. Un meccanismo che dovrebbe portare maggiore trasparenza e oggettività in un sistema storicamente segnato da squilibri e conflitti.
Rimane la questione di fondo: Novara, come tante altre città italiane, paga un deficit strutturale che non può essere risolto con un bando, per quanto innovativo. Le società si ritrovano a contendersi palestre scolastiche tra mille difficoltà organizzative, mentre lo sport di base rischia di rimanere schiacciato tra le esigenze dei club più strutturati e la cronica mancanza di spazi. Se le polemiche estive hanno avuto il merito di riaccendere i riflettori, ora serve uno scatto in avanti: meno recriminazioni e più programmazione. Perché lo sport a Novara non ha bisogno di scontri, ma di spazi adeguati per crescere.