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Italia Viva dice sì alla nuova superstrada Novara-Vercelli

I referenti di Novara e Vercelli giudicano l'opera «indispensabile per superare i gravi disagi di un traffico in prevalenza di mezzi pesanti e di un tracciato sottodimensionato che attraversa i piccoli centri tra le due province»

Italia Viva dice sì alla nuova superstrada Novara-Vercelli. Un sì «con convinzione alla realizzazione della strada veloce, indispensabile per superare i gravi disagi di un traffico in prevalenza di mezzi pesanti e di un tracciato sottodimensionato che attraversa i piccoli centri tra le due province. Allo stesso tempo, chiediamo però che sia un’opera progettata con competenza e lungimiranza e di cui non doversi accontentare. Dovrà essere una realizzazione rivolta al futuro, che guardi all’ambiente e agli interscambi modali non solo per i trasporti della logistica ma anche per il turismo e la scoperta del paesaggio».

Queste le valutazioni degli esponenti locali di Italia Viva (per Novara, Giuseppe Genoni, e per Vercelli, Francesca Tini Brunozzi) in merito al nuovo intervento finanziato con un primo lotto da 50 milioni di euro dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) all’interno di un pacchetto di 135 milioni destinato alla Regione Piemonte nel quale rientrano altre opere strategiche.

«Siamo consapevoli che quanto è stato stanziato finora per l’opera non sia sufficiente – proseguono – nell’ottica di rendere l’infrastruttura – ora in fase di studio – quanto più possibile efficiente vogliamo sollecitare il Ministero delle Infrastrutture affinché il progetto venga sostanziato delle risorse necessarie a far compiere alla nuova realizzazione un
salto di qualità. Si tratta di una infrastruttura strategica, che permetterà un collegamento rapido e agevole di Vercelli e di gran parte della sua provincia con il nuovo ospedale che verrà realizzato a Novara all’interno della Città della Salute.
Contemporaneamente pensiamo che, in previsione di un tracciato che costeggi la linea ferroviaria Torino-Milano, si possa realizzare nell’area di rispetto tra le due infrastrutture un percorso verde – magari sede di una ciclovia – e fare della nuova superstrada una “smart road” per “smart mobility”».

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Redazione

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Una risposta

  1. Il comunicato di IV è contradditorio. Come può essere che la strada “che guardi all’ambiente e agli interscambi modali” quando la logistica è l’attività che consuma più territorio (e, non potendosi collocare in luoghi già edificati consuma di solito suolo agricolo “trasformato” attraverso una dichiarazione burocratica in edificabile) e che per sua intrinseca natura, se non è svolta attraverso la ferrovia, incrementa il traffico veicolare e l’inquinamento da polveri sottili? Come si può pensare che la strada sia utilizzata “non solo per i trasporti della logistica ma anche per il turismo e la scoperta del paesaggio”? Forse si intende per il turismo che si rivolge altrove, per la scoperta di paesaggi che non sono quelli novaresi e vercellesi.
    E, infine, come si può pensare di collocare una ciclovia nella zona di rispetto chiesta dalle ferrovie per evitare che un incidente ferroviario possa coinvolgere anche la superstrada? I ciclisti non hanno il diritto di viaggiare sicuri? L’unica cosa interessante del comunicato è che IV ammette che, a oggi, i soldi per costruire la strada non ci sono. Ma sappiamo bene che – in Italia – incominciare una strada senza i soldi necessari, non significa poterla concludere. Saranno forse le imprese logistiche a pagare il resto del manufatto? Saranno loro a mitigare i danni dovuti al consumo di suolo visto che, giustamente, le ferrovie hanno chiesto una fascia di rispetto di 30 metri che porta a 60 metri complessivi per la lunghezza del tracciato il suolo agricolo consumato? La cosa assurda è che basterebbe un’ordinanza per obbligare il trasporto pesante a usare l’autostrada e non l’interprovinciale e molti problemi dei piccoli comuni tra Novara e Vercelli che, giustamente, protestano per il traffico, sarebbero risolti oggi e non tra cinque o sei anni.

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