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Giancarlo Andenna, Novarese dell’Anno: «Guardiamo al passato per capire le nuove generazioni»

Storico e medievista, è componente della prestigiosa Accademia dei Lincei oltre che professore emerito dell'Università Cattolica di Milano

«La prima sensazione è stata di totale stupore. Mi trovavo a cena a Roma dopo la conclusione di una riunione all’Accademia dei Lincei e devo dire che la telefonata del Comune di Novara mi ha davvero sorpreso». Giancarlo Andenna, uno dei tre Novaresi dell’Anno, ricostruisce così il momento con il quale ha saputo della concessione del prestigioso riconoscimento: «Ringrazio di cuore chi ha pensato a me per questo titolo. Lo voglio dedicare alla mia famiglia, che per anni ha affrontato tanti sacrifici nel sopportare una vita “erranda” come la mia, spesa tra ricerche e insegnamento».

Novarese classe 1942, Andenna, storico e medievista, è professore emerito dell’Università Cattolica di Milano, ma è stato anche docente presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo di Lecce, oltre che direttore della rivista “Novarien” e dal 2013, come detto, fa parte della prestigiosa Accademia dei Lincei, una delle istituzioni più antiche d’Europa.

Il professor Andenna ha da tempo raggiunto un’età dove in tanti penserebbero al riposo; cosa che in parte ha fatto, ma non riesce a fermarsi proprio del tutto: «Ogni tanto vengo chiamato per tenere qualche conferenza e difficilmente riesco a dire di no, soprattutto se si tratta di giovani». Ecco, proprio nei confronti delle nuove generazioni Andenna spende volentieri due parole: «Non bisogna generalizzare. Ci sono ragazzi che magari sono distratti da altro, ma la maggioranza ha voglia di mettersi in gioco. La pandemia, con l’obbligo di rimanere chiusi in casa per un certo periodo, è riuscita a dare diverse opportunità. Anche fra le mura di casa, se osservate in un certo modo, cercando di andare oltre».

Come tutti i cultori delle discipline storiche anche Andenna è profondamente convinto del fatto che sia importante «un profondo studio del passato, per capire chi siamo, da dove veniamo e dove possiamo arrivare. Quando guardiamo un muro antico dovrebbe venirci lo stimolo, la curiosità di capire come è stato costruito, con quali materiali e perché». Nella sostanza, solo così potremo capire tante cose e applicarle per un futuro migliore.

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Luca Mattioli

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