Decreto “cura Italia”, le reazioni dei parlamentari novaresi

Il decreto “cura Italia” varato dal Palazzo Chigi nel pomeriggio di lunedì è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e subito la voce dei politici del nostro territorio si è fatta sentire. Positivo è il commento del parlamentare ossolano del Pd Enrico Borghi: «E’ un primo passo ma non dovrà essere l’unico, perché a breve serviranno ulteriori misure, per mantenere “a galla” l’Italia e aiutare diversi comparti che si sono ritrovati in difficoltà. A chi mi ha chiesto il perché l’Italia abbia messo sul piatto “solamente” 25 miliardi di euro a fronte dei 550 che abbiamo sentito stanziati dalla Germania rispondo che in realtà si tratta di una particolare forma di finanziamento che ha portato a questo effetto “leva”. Una situazione analoga, come spiegato dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, porterà, calcolando i giusti parametri (popolazione dei due Paesi e differenti debiti pubblici, ndr), le nostre risorse sino a 350 miliardi, a fronte appunto della somma iniziale che abbiamo votato in Parlamento concedendo all’esecutivo la possibilità di “sforare” il Bilancio». In una situazione come quelle che stiamo vivendo, per Borghi sarà però fondamentale il ruolo che reciterà l’Unione Europea: «E’ una prova decisiva. Mai come adesso sarà importante saltare insieme questo fosso. Altrimenti il rischio sarà quello di cadere…».

 

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Decisamente insoddisfatto il fronte del centro destra. Marzio Liuni, deputato novarese della Lega, l’ha definita una «manovra scarsa e sofferta, dopo giorni di incertezze. Analizzando unicamente il mondo del lavoro, siamo molto lontani da quelle che sono le esigenze reali del Paese. Un artigiano o piccolo commerciante come potrà tirare avanti con 600 euro? Si dilazionano i pagamenti, ma se non si lavora non si potrà incassare; e le spese fisse ci sono…». Per Luini occorreva prendere in considerazione l’ipotesi di un vero e proprio “anno bianco”, perché «i tempi per la ripresa saranno molto lunghi e ci ritroveremo con migliaia di persone senza lavoro». Una critica, infine, per l’entità della manovra: «Servivano 150 miliardi solo per il mondo produttivo, invece ce ne sono 25. E pensare che solo poco tempo fa qualcuno ne voleva stanziare 3 o 4…».

Per il senatore di Fratelli d’Italia Gaetano Nastri «i 25 miliardi rispetto agli iniziali 3 sono già qualcosa, ma non bastano. E poi c’è la partita riguardante i lavoratori autonomi, tre quarti dei quali sarebbero esclusi dal contributo “una tantum” di 600 euro, inferiore tra l’altro al reddito di cittadinanza, perché tenuti a versare i contributi alle rispettive casse separate». Per il deputato novarese «ha detto bene la nostra presidente Giorgia Meloni: questo è unicamente un “cerotto”, ma per curare la ferita occorre altro».

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Luca Mattioli

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Il decreto “cura Italia” varato dal Palazzo Chigi nel pomeriggio di lunedì è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e subito la voce dei politici del nostro territorio si è fatta sentire. Positivo è il commento del parlamentare ossolano del Pd Enrico Borghi: «E’ un primo passo ma non dovrà essere l’unico, perché a breve serviranno ulteriori misure, per mantenere “a galla” l’Italia e aiutare diversi comparti che si sono ritrovati in difficoltà. A chi mi ha chiesto il perché l’Italia abbia messo sul piatto “solamente” 25 miliardi di euro a fronte dei 550 che abbiamo sentito stanziati dalla Germania rispondo che in realtà si tratta di una particolare forma di finanziamento che ha portato a questo effetto “leva”. Una situazione analoga, come spiegato dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, porterà, calcolando i giusti parametri (popolazione dei due Paesi e differenti debiti pubblici, ndr), le nostre risorse sino a 350 miliardi, a fronte appunto della somma iniziale che abbiamo votato in Parlamento concedendo all’esecutivo la possibilità di “sforare” il Bilancio». In una situazione come quelle che stiamo vivendo, per Borghi sarà però fondamentale il ruolo che reciterà l’Unione Europea: «E’ una prova decisiva. Mai come adesso sarà importante saltare insieme questo fosso. Altrimenti il rischio sarà quello di cadere…».

 

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Decisamente insoddisfatto il fronte del centro destra. Marzio Liuni, deputato novarese della Lega, l’ha definita una «manovra scarsa e sofferta, dopo giorni di incertezze. Analizzando unicamente il mondo del lavoro, siamo molto lontani da quelle che sono le esigenze reali del Paese. Un artigiano o piccolo commerciante come potrà tirare avanti con 600 euro? Si dilazionano i pagamenti, ma se non si lavora non si potrà incassare; e le spese fisse ci sono…». Per Luini occorreva prendere in considerazione l’ipotesi di un vero e proprio “anno bianco”, perché «i tempi per la ripresa saranno molto lunghi e ci ritroveremo con migliaia di persone senza lavoro». Una critica, infine, per l’entità della manovra: «Servivano 150 miliardi solo per il mondo produttivo, invece ce ne sono 25. E pensare che solo poco tempo fa qualcuno ne voleva stanziare 3 o 4…».

Per il senatore di Fratelli d’Italia Gaetano Nastri «i 25 miliardi rispetto agli iniziali 3 sono già qualcosa, ma non bastano. E poi c’è la partita riguardante i lavoratori autonomi, tre quarti dei quali sarebbero esclusi dal contributo “una tantum” di 600 euro, inferiore tra l’altro al reddito di cittadinanza, perché tenuti a versare i contributi alle rispettive casse separate». Per il deputato novarese «ha detto bene la nostra presidente Giorgia Meloni: questo è unicamente un “cerotto”, ma per curare la ferita occorre altro».

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