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Case popolari da abbattere e ricostruire a Sant’Agabio: il Comune paga il trasloco alle famiglie con morosità colpevole

L'85% dei nuclei famigliari tra le vie Pianca, Bonola, della Riotta, Calderara è moroso colpevole. Cifre che arrivano a 97 mila euro. L'assessore Piantanida: «Tempi stretti, verificheremo». Il Pd vuole il parere della Corte dei conti. Insieme per Novara propone un progetto sul tema del caro affitti in città. La situazione debitoria è un tema regionale

Il Comune trasferisce a proprie spese 75 famiglie residenti nelle case popolari di Sant’Agabio (via Pianca, Bonola, della Riotta, Calderara) per dare avvio all’abbattimento e alla ricostruzione. Ma l’85% dei nuclei famigliari sono morosi colpevoli con un minimo di 400 euro di debito a un massimo – in due casi – di 97 mila euro. A comunicarlo sono stati l’assessore alle Politiche sociali Luca Piantanida e il presidente dell’Atc, Marco Marchioni, nel corso della commissione consiliare che è svolta il 12 dicembre, durante la quale sono volate urla e accuse tra le minoranze e lo stesso assessore.

Un progetto imponente annunciato da tempo – 20 milioni di euro con fondi del Pnrr e altri provenienti dal Cipe – un’occasione imperdibile per la città di Novara: «Siamo consapevoli del fatto che numerose famiglie siano morose, ma i tempi strettissimi ci hanno impedito di procedere con le verifiche – ha detto Piantanida -. Abbiamo così deciso di spostare tutti in altri alloggi, la maggior parte di proprietà di Atc, e in un secondo momento eseguiremo i controlli, probabilmente entro marzo quando tutti i nuclei saranno sistemati nelle case provvisorie». Non solo, il Comune si farà anche carico di tutte le spese extra: «Abbiamo stanziato un contributo per i traslochi da 750 a 2000 euro per ogni alloggi da due a quattro o più vani e 50 euro per la tinteggiatura di ogni vano; il Comune pagherà tutte le spese per la voltura delle utenze».

Inaccettabile per i consiglieri del Partito Democratico che hanno citato la Corte dei Conti: «Il Comune dà soldi a chi non ha pagato, chi vive con 1500 euro e deve cambiare casa cosa dovrebbe dire? – ha affermato il capogruppo Nicola Fonzo -. Spero che abbiate verificato anche un eventuale profilo di danno erariale: cosa direste se la Corte dei conti si esprimesse in modo sfavorevole rispetto a questa operazione?», dichiarazione che pare abbia fatto tremare qualche scrivania tra gli uffici comunali e gli assessorati.

La consigliera Sara Paladini ha poi proseguito parlando di «scelta scellerata, questa situazione verrà segnalata al prefetto. È vergognoso quello che state facendo: quando eravate all’opposizione parlavate di legalità prima di tutto gridando che chi non pagava doveva essere cacciato, ora fate il contrario. Lasciate il dormitorio senza docce e date soldi a chi ha mangiato alle spalle dei cittadini. L’appello deve essere questo: cittadini che non pagate l’affitto delle case popolari, continuate a non farlo tanto non vi succederà niente. È un fesso, invece, chi finora ha sempre pagato tutto».

«Non solo consegnate un’altra casa a chi finora non ha pagato pur potendolo fare, ma pagate anche il trasloco – ha affermato Rossano Pirovano -. Chi è moroso colpevole va cacciato. Se una persona ha un debito di 80/90 mila euro come potete pensare che se ne preoccupi nei prossimi anni? Questa è una scelta politica che danneggia i cittadini bisognosi: date una casa nuova a chi è moroso da anni, scavalcando chi ha diritto a un alloggio comunale».

Durissima la posizione del capogruppo della Lega, Gaetano Picozzi: «Sono d’accordo con la minoranza: chi ha un debito di 97 mila euro nei confronti del Comune fa il furbo da almeno trent’anni e in tutto questo tempo si sono susseguite amministrazioni di ogni colore politico. È ora di dare un segnale: chi non paga va sfrattato, non in mezzo a una strada ma sistemato nelle caserme vuote. Deve essere sancito il principio secondo il quale le case popolati sono di chi ha bisogno».

Anche il capogruppo dei Cinque Stelle Mario Iacopino si è trovato allineato con il Pd: «Sono dello stesso parere, inoltre se si sapeva da un anno che si doveva traslocare, come potete dire ora che la situazione è urgente? È perché non avete fatto niente prima».

Finora gli alloggi individuati dal Comune come sistemazione provvisoria sono 43, 37 dei quali messi a disposizione da Atc; altri 32 sono ancora da trovare.

Il capogruppo di Insieme per Novara, Pier Giacomo Baroni, ha fatto qualche proposta: «A Novara c’è un problema di emergenza abitativa, è questo è solo la punta dell’iceberg. C’è gente che sta perdendo la casa non perché non paga, ma perché scade il contratto di affitto e non può più permettersi di pagare cifre inavvicinabili. Ci sono proprietari che speculano sugli studenti fuori sede o sui dipendenti Amazon a tempo determinato. Il problema riguarda tutti, è necessario dare il via a un progetto che coinvolga la società civile, il mondo del volontariato, le parrocchie, le agenzie immobiliari, le associazioni dei piccoli proprietari e trovare insieme una soluzione. Il Comune non può farcela da solo o avrà sempre più persone che andranno a bussare alla porta dei servizi sociali. Se vogliamo fare politica in maniera seria, questa è l’unica via».

Tra due fuochi Marchioni, da una parte visibilmente indispettito per la decisione assunta dall’amministrazione comunale, dall’altra consapevole del ruolo “neutro” di presidente di Atc, peraltro più volte ribadito nel corso del suo intervento: «Non sono felice di accogliere nei nostri alloggi persone che hanno il tasso di morosità più alto di tutta Novara. In un mondo ideale questi soggetti andrebbero cacciati, ma anche chi è in difetto non può essere sfrattato da un giorno all’altro e messo sulla strada. È una situazione contraddittoria: chi non paga un affitto calmierato di 97 euro mensili e poi si ritrova dopo trent’anni con un debito di migliaia di euro, lede i diritti di un soggetto fragile che ha bisogno la casa. Mi rendo anche conto che molti sono morosi colpevoli perché non sanno di poter usufruire del fondo sociale, ma una volta sollecitati presentano la domanda e scoprono di avere i requisiti».

Marchioni ha poi stilato un elenco, quasi un bollettino di guerra, delle morosità colpevoli – più di sessanta – nelle quattro vie di Sant’Agabio dall’abbattimento: «Oltre ai due casi più eclatanti da 97 mila euro in via Pianca, ce ne sono altri che si attestano fra 25, 34, 46 e 56 mila euro, numerosissimi tra i 20 e i 30 mila euro per poi scendere a cifre più basse intorno ai 10/15 mila euro fino a poche centinaia di euro». Un debito complessivo che si aggira intorno al milione di euro o poco meno.

La situazione debitoria è un tema regionale

Con una nota di lunedì 12 dicembre, i consiglieri regionali del Partito Democratico, Monica Canalis e Domenico Ravetti, hanno chiesto un’audizione urgente dei presidenti delle tre Atc piemontesi «per fare luce sulle notizie allarmanti relative ai bilanci delle Agenzie Territoriali per la Casa. Ci risulta – affermano i consiglieri – che negli ultimi mesi le spese non coperte dai canoni siano lievitate, rendendo concreto il rischio di default. Interessi passivi dei mutui, spese per l’amministrazione degli stabili, manutenzione ordinaria stanno compromettendo l’equilibrio contabile dei tre enti che in Piemonte gestiscono la maggior parte degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Con una povertà abitativa in rapido aumento e un forte bisogno di risposte innovative per fronteggiare sfratti e emergenza energetica, la nostra Regione non può permettersi una crisi delle Atc, asse portante delle politiche regionali per la casa. Auspichiamo pertanto che in tempi rapidi abbia luogo l’audizione dei tre presidenti Emilio Bolla, Marco Marchioni e Paolo Caviglia. Su un bene primario come la casa e su un tema crescente come la povertà abitativa occorrono trasparenza e tempestività».

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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