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I 33 progetti per costruire il futuro di Novara con il Recovery Fund

Sono 33 i progetti che l’amministrazione comunale ha individuato e che ha trasmesso in Regione perchè potrebbero essere finanzianti con i fondi del Recovery Plan. Lo ha annunciato ieri mattina, giovedì 25 marzo, il sindaco Alessandro Canelli nel corso del consiglio comunale. Un “pacchetto” estremamente variegato, che spazia dall’innovazione e digitalizzazione, competitività, cultura, istruzione, ricerca, inclusione, salute, infrastrutture, mobilità sostenibile e verde pubblico.

«Progetti – ha spiegato il primo cittadino – che vanno in continuità con quello che stiamo già facendo come su alcune attività di ristrutturazione di immobili dedicati alla cultura (Palazzo e Teatro Faraggiana, Castello, Istituto Brera, facciata della Basilica di San Gaudenzio, ndr) e poi la creazione di una “cittadella comunale”, i percorsi turistici, il recupero dei quartieri nell’ambito del cluster della “rigenerazione urbana”, la riqualificazione dell’area ex Tav e la concretizzazione del progetto della Cittadella dello sport, passando dal sito del Quinto Deposito in accordo con l’Università a quello dell’area storica del “De Pagave”, senza dimenticare la messa in sicurezza di strade e ponti, l’adeguamento impiantistico del Mercato coperto; e ancora edilizia pubblica, la riqualificazione e l’efficientamento energetico dello spazio Nova alla ex caserma Passalacqua, interventi di forestazione e altri ancora nelle frazioni, un progetto di collegamento dalla stazione ferroviaria al nuovo ospedale e percorsi ciclopedonali».

Tanta carne al fuoco, insomma. Una “bozza” alla quale si è giunti dopo che c’é stata da parte della Regione la richiesta a tutti i territori di inviare una serie di schede progettuali – preparate dal Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio – che «potessero essere coerenti con le linee guida definite dal precedente Governo e che l’attuale sta ridefinendo. Da qui in avanti si apre una discussione che dovrà coinvolgere le commissioni competenti». Con una precisazione: «Il Piano nazionale in questo momento prevede che il 70% delle risorse europee dovranno essere spese entro il 2026 e inoltre non sappiamo ancora quante somme arriveranno, come e in che misura saranno imputate a ogni singola missione. L’unica cosa certa è che le missioni, cioè i progetti, dovranno essere coerenti in ordine al tema del Recovery Plan».

Passaggio fondamentale il sondaggio che la Regione ha fatto sui territori: «Anche noi – ha proseguito Canelli – abbiamo svolto un’attività di ricognizione su quelli che sono i progetti che il Comune aveva già in cantiere insieme ad altri che si dovranno integrare, creando un effetto di accelerazione rispetto al nostro Dup e, di conseguenza, sulle linee di azione amministrativa che abbiamo messo in campo durante il nostro mandato». Al termine di una serie di incontri “intersettoriali” è stata quindi redatta una bozza di progetti, «consapevoli del fatto però che stiamo parlando su “scala comunale”, ossia quei progetti che possiamo governare; a questi si potranno sommare quelli provinciali, regionali e nazionali. Sarà nostra intenzione, una volta che il Governo ci darà indicazioni più chiare su quello che sarà il “Piano di ripresa e resilienza nazionale”, muoverci di conseguenza». Manca ancora da parte di Palazzo Chigi, ha ricordato ancora, «come fare “atterrare” queste risorse sui territori, quali saranno le procedure». In attesa di tutto questo – si parla della metà del prossimo mese di aprile – l’amministrazione ha preparato un documento programmatico che contiene quelle misure ritenute fondamentali per la città, «anche se non escludiamo misure di più ampia portata, sulle quali però i tavoli di confronto saranno diversi». Dopo Pasqua, ha anticipato Canelli, «i singoli progetti saranno oggetto di approfondimento nelle singole Commissioni».

Essendo l’intervento inserito nelle “comunicazioni del sindaco” non si è avuto un dibattito e, di conseguenza, un voto sulla relazione, però la consigliera del Pd Emanuela Allegra non ha mancato di rilevare «un vizio di metodo. Forse sarebbe stato più opportuno che almeno i capigruppo fossero informati delle scelte, perché quello del Recovery plan è un tema che deve essere condiviso, al di là degli schieramenti politici, nell’interesse di tutti».

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Luca Mattioli

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