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Roe Ethridge, happy birthday Louise Parker

Se qualcuno pensasse al fotografo di moda, come si intendeva un tempo “il mestiere di fotografo di moda” (o addirittura semplicemente di fotografo), cadrebbe in errore perché oggi per “fotografo di moda”... Dalla rubrica Chez Mimich

Se qualcuno pensasse al fotografo di moda, come si intendeva un tempo “il mestiere di fotografo di moda” (o addirittura semplicemente di fotografo), cadrebbe in errore perché oggi per “fotografo di moda” si intende un fotografo, o ancor meglio un artista che ha “anche” fotografato sfilate, mode e modelli, ma che è soggetto e oggetto della sua arte. E’ il caso di tanti fotografi e artisti di cui ho trattato in questi anni compreso naturalmente Juergen Teller, di cui ho recentemente scritto per la magnifica mostra della Triennale di Milano.

Roe Ethridge, invece, è il fotografo che ha l’onore di inaugurare il nuovo Corso Como Dieci prima, Fondazione Sozzani poi e oggi finalmente “10, Corso Como Galleria” come ha voluto chiamare questo storico spazio la nuova gallerista, e proprietaria e forse anche animatrice, Tiziana Fausti che ha il merito (non di poco conto), di aver rilevato l’intero spazio, che dopo vicissitudini e dissesti finanziari vari, rischiava di andare completamente perduto. Pur ammettendo che ora lo spazio ha perso un po’ del suo fascino, sedimentato lì da decenni e decenni, la galleria espositiva, benché rinnovata e disposta diversamente, è rimasta un luogo molto godibile e particolarmente adatto alle piccole mostre, in specie quelle fotografiche. Roe Ethridge è un fotografo statunitense che vive e lavora a New York e che per questa mostra ha scelto un soggetto quasi monotematico, ovvero la modella Louise Parker ritratta dentro e fuori set fotografici, vista nel suo lavoro, ma anche nella sua vita privata. E se c’è un tratto caratteristico della nuova fotografia di moda, è proprio questo abbattimento delle barriere tra fotografo e soggetti, ma anche tra tempo del lavoro e tempo libero, oltre che un naturale allargamento dei focus di interesse che travalicano di molto anche l’oggetto-moda.

Per fare un solo esempio una delle grandi fotografie di Ethridge, una delle tante, ritrae l’auto dei genitori del fotografo, ripescata da un canale dopo un fuori strada. Una casualità accidentale che però, per quel senso dell’accostamento bizzarro che piaceva tanto ai surrealisti, fa la sua magnifica figura nella composizione di questo puzzle fotografico che è la mostra di Corso Como. In queste operazioni un po’ warholiane il confine tra l’artista e i suoi soggetti tende a scomparire ed è l’artista stesso a diventare, un po’ narcisisticamente il soggetto dei suoi scatti, come nel caso di “Birthday Multiply” elaborazione fotografica, scattata dalla figlia, in occasione del cinquantaduesimo compleanno dell’artista. Per tornare alla “musa provvisoria” di Ethridge, eccola ritratta in una magnifica fotografia dal titolo “Louise in a Chair for Double”del 2016 con la modella in una posizione poco formale e vagamente sfrontata, con un’espressione molto naturale e fuori dai codici formali della sfilata di moda. Anche la Louise affamata che addenta quasi con ferocia una coppa di noodles, in uno scatto del 2015, porta con sé questo senso di “rompete le righe” che la fotografia di moda di qualche decennio fa non si sarebbe mai sognata di produrre. La stessa “Louise on Central Park Smoke” è una foto dal taglio poco formale molto più vicina alla foto ricordo che non ad una fotografia formalmente costruita.

Nella ricerca di Roe Ethridge c’è naturalmente anche dell’altro con risultati a volte suggestivi e sorprendentemente gradevoli, a volte, come è logica che sia, con risultati un po’ più scontati. Molto bello l’anatroccolo per Burberry del 2023, con quella posizione così naturale e così inconsapevolmente consapevole. Tra le “nature morte” spicca un lavoro del 2013, “Backyard Rockaway Beach” composizione di instabile equilibrio e dai colori lividi scattata in un piccolo cortile nei pressi di una spiaggia. Come foto “iconica” della mostra (“iconico” è però diventato un termine tropp “assessoriale”), sceglierei “Auggie with Racoon Ball” del 2015, bimbo con un procione e la scritta pubblicitaria della birra Heineken; la sceglierei per la sua mancanza di purezza, per dirla in positivo, per la sua ibridazione tra fotografia intima e famigliare e foto pubblicitaria: oggi forse è proprio tutto così, nessuno è più padrone della sua immagine e nemmeno, probabilmente, delle sue scelte.

Proprio per questo un fotografo è efficace anche quando riesce a farci dubitare.

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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