Eleonora Marangoni: Paris S’il Vous Plaît

Ci sono libri che possono scrivere solo alcune persone, ma ci sono anche libri che possono essere letti solo da alcune persone. “Paris s’il vous plaît di Eleonora Marangoni, uscito da Einaudi da qualche settimana, fa parte di questa categoria. Con un po’ di ardire potrei dire che un libro così lo avrei potuto scrivere io, se solo fossi stato tanto coraggioso da farlo, ma ringraziando il cielo qualcuno lo ha fatto al posto mio e lo ha fatto molto bene. Come potete immaginare, questo è un libro d’amore (forse un atto d’amore) e l’oggetto di questo smisurato amore è una città: Parigi. Credo di aver letto centinaia di libri su questa città (e parlo di libri, non di guide turistiche), ma certamente, se togliamo i classici libri delle flâneries urbane parigine come possono essere “Le Paysan de Paris” di Louis Aragon, “Nadja” di André Breton, l’incommensurabile Benjamin dei “Passages” o magari il Perec del “Tentativo di esaurire un luogo parigino”, solo per restare nel Novecento, il libro di Eleonora Marangoni è certamente quello che rivela una intimità con la città che si riscontra in pochi autori.

E pensare che il volume inizia proprio parlandoci di un “parigino” (di adozione) di grande rango, nientemeno che Marcel Proust , al quale la giovane Eleonora decide di dedicare i suoi studi universitari. Ma in realtà mentre la “Recherche” è piena di riferimenti su Parigi, e Proust non si può certo definire un parigino, lo è stata, lo è e lo sarà per sempre l’autrice del libro che giustamente ricorda che “il punto non è possedere una casa in cui abitare, ma avere un rifugio in cui tornare, e l’unico posto al mondo dove avrei voluto avere sempre un rifugio, ovunque abitavo, era Parigi”. Insomma ci vuol poco a percepire che più che di innamoramento si tratta di amore vero, profondo, eterno. E il racconto della città è, conseguentemente, fascinoso senza via di scampo. Non si tratta, naturalmente, della mera descrizione di luoghi o di vicende legate ai luoghi, la materia narrativa è fatta di “emozioni topografiche”, se mi si passa l’espressione, e riguarda luoghi riposti, scorci dell’anima, atmosfere e odori che solo i frequentatori (stavo per dire gli amanti) della città sanno riconoscere.

Che si tratti della eterna fila per entrare alla BPI (la biblioteca del Centre Pompidou) o dello squallore turistico che si è ormai impadronito di Rue de Rivoli, che si racconti di qualche incontro in qualche “square” del Marais o delle griglie di Davidou (le pesanti griglie che preservano le radici degli alberi parigini), poco importa, attraverso le parole della Marangoni passa tutto l’amore che si può nutrire per questa città. “Paris s’il vous plaît” è anche un libro pieno di notizie sulla storia della città, oltre che di storie “nella città”, tanto che è di difficile classificazione.

Di grande interesse, per esempio, l’excursus sulla Parigi haussmaniana dei grand Boulevards o il capitolo sugli “Espaces Verts”, a metà strada tra la narrazione sentimentale e la dissertazione urbanistica. Così anche per il racconto delle vicende che hanno portato alla nascita de “La Samaritaine”, storico grande magazzino, in una città in cui ai grandi magazzini spetta la stessa rilevanza che spetta ai grandi monumenti, laici o religiosi che siano, poiché attraverso di essi è passato il concetto stesso di “modernità. Eleonora Marangoni fa convivere con disinvolta piacevolezza le storia della città con le vicende e i ricordi personali e le riflessioni profetiche dell’autrice hanno ampio respiro e si occupano di luoghi celebrati, così come di territori più intimi e privati, come può essere una rampa di scale di un palazzo parigino (non crediate che le scale, spesso in legno, degli interni ottocenteschi parigini, siano scale qualsiasi). Insomma un libro del quale “noi parigini d’elezione” non potremmo fare a meno.

Lasciatevi allora trasportare attraverso Parigi e abbandonatevi a queste pagine e a questi luoghi come scriveva André Breton, a due passi dalla Tour St. Jaques a cui l’autrice dedica alcune pagine, “…Cedo all’adorabile vertigine cui mi inducono questi luoghi dove ha avuto inizio tutto ciò che di meglio ho potuto conoscere”. Se avete intenzione di visitare Parigi per la prima o la seconda volta, dedicatevi pure alla Lonely Planet o alla Guida del Touring, ma se Parigi è dentro di voi, questo è un libro che non potete perdervi.

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Mario Grella

Mario Grella

Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.

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Eleonora Marangoni: Paris S’il Vous Plaît

Ci sono libri che possono scrivere solo alcune persone, ma ci sono anche libri che possono essere letti solo da alcune persone. “Paris s’il vous plaît di Eleonora Marangoni, uscito da Einaudi da qualche settimana, fa parte di questa categoria. Con un po’ di ardire potrei dire che un libro così lo avrei potuto scrivere io, se solo fossi stato tanto coraggioso da farlo, ma ringraziando il cielo qualcuno lo ha fatto al posto mio e lo ha fatto molto bene. Come potete immaginare, questo è un libro d’amore (forse un atto d’amore) e l’oggetto di questo smisurato amore è una città: Parigi. Credo di aver letto centinaia di libri su questa città (e parlo di libri, non di guide turistiche), ma certamente, se togliamo i classici libri delle flâneries urbane parigine come possono essere “Le Paysan de Paris” di Louis Aragon, “Nadja” di André Breton, l’incommensurabile Benjamin dei “Passages” o magari il Perec del “Tentativo di esaurire un luogo parigino”, solo per restare nel Novecento, il libro di Eleonora Marangoni è certamente quello che rivela una intimità con la città che si riscontra in pochi autori.

E pensare che il volume inizia proprio parlandoci di un “parigino” (di adozione) di grande rango, nientemeno che Marcel Proust , al quale la giovane Eleonora decide di dedicare i suoi studi universitari. Ma in realtà mentre la “Recherche” è piena di riferimenti su Parigi, e Proust non si può certo definire un parigino, lo è stata, lo è e lo sarà per sempre l’autrice del libro che giustamente ricorda che “il punto non è possedere una casa in cui abitare, ma avere un rifugio in cui tornare, e l’unico posto al mondo dove avrei voluto avere sempre un rifugio, ovunque abitavo, era Parigi”. Insomma ci vuol poco a percepire che più che di innamoramento si tratta di amore vero, profondo, eterno. E il racconto della città è, conseguentemente, fascinoso senza via di scampo. Non si tratta, naturalmente, della mera descrizione di luoghi o di vicende legate ai luoghi, la materia narrativa è fatta di “emozioni topografiche”, se mi si passa l’espressione, e riguarda luoghi riposti, scorci dell’anima, atmosfere e odori che solo i frequentatori (stavo per dire gli amanti) della città sanno riconoscere.

Che si tratti della eterna fila per entrare alla BPI (la biblioteca del Centre Pompidou) o dello squallore turistico che si è ormai impadronito di Rue de Rivoli, che si racconti di qualche incontro in qualche “square” del Marais o delle griglie di Davidou (le pesanti griglie che preservano le radici degli alberi parigini), poco importa, attraverso le parole della Marangoni passa tutto l’amore che si può nutrire per questa città. “Paris s’il vous plaît” è anche un libro pieno di notizie sulla storia della città, oltre che di storie “nella città”, tanto che è di difficile classificazione.

Di grande interesse, per esempio, l’excursus sulla Parigi haussmaniana dei grand Boulevards o il capitolo sugli “Espaces Verts”, a metà strada tra la narrazione sentimentale e la dissertazione urbanistica. Così anche per il racconto delle vicende che hanno portato alla nascita de “La Samaritaine”, storico grande magazzino, in una città in cui ai grandi magazzini spetta la stessa rilevanza che spetta ai grandi monumenti, laici o religiosi che siano, poiché attraverso di essi è passato il concetto stesso di “modernità. Eleonora Marangoni fa convivere con disinvolta piacevolezza le storia della città con le vicende e i ricordi personali e le riflessioni profetiche dell’autrice hanno ampio respiro e si occupano di luoghi celebrati, così come di territori più intimi e privati, come può essere una rampa di scale di un palazzo parigino (non crediate che le scale, spesso in legno, degli interni ottocenteschi parigini, siano scale qualsiasi). Insomma un libro del quale “noi parigini d’elezione” non potremmo fare a meno.

Lasciatevi allora trasportare attraverso Parigi e abbandonatevi a queste pagine e a questi luoghi come scriveva André Breton, a due passi dalla Tour St. Jaques a cui l’autrice dedica alcune pagine, “…Cedo all’adorabile vertigine cui mi inducono questi luoghi dove ha avuto inizio tutto ciò che di meglio ho potuto conoscere”. Se avete intenzione di visitare Parigi per la prima o la seconda volta, dedicatevi pure alla Lonely Planet o alla Guida del Touring, ma se Parigi è dentro di voi, questo è un libro che non potete perdervi.

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Mario Grella

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Nato a Novara, vissuto mentalmente a Parigi, continua a credere che la vita reale sia un ottimo surrogato del web.