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Bellinzago, due studentesse universitarie unite per aiutare l’Ucraina

Le giovani ragazze ora cercano un posto più grande dove organizzare altre raccolte

«Ci siamo guardate in faccia e abbiamo detto: non possiamo stare ferme davanti a tutto questo». Così, senza giri di parole, senza pensarci due volte due giovani studentesse universitarie, Chiara D’amelio e Ines Di Lorenzo si sono tirate su le maniche e hanno organizzato, in piena autonomia, una raccolta per il popolo ucraino.

Domenica 6 marzo, Chiara mette a disposizione il proprio cortile di casa, insieme a Ines il giorno prima hanno condiviso sui social la loro missione: “Domani nel mio cortile, vi aspettiamo per aiutare l’Ucraina”. Nel giro di poche ore il campanello della giovane studentessa inizia letteralmente a impazzire: fuori la fila di persone, in mano sacchetti e scatoloni. «Non ci aspettavamo minimamente tutta la gente che si è presentata – esordisce Chiara – sinceramente non sapevamo a quel punto come e dove sistemare tutti gli scatoloni che ci hanno consegnato. La risposta dei cittadini bellinzaghesi è stata sorprendente, tanto da decidere immediatamente di organizzare un secondo appuntamento organizzandolo con alcuni giorni di anticipo».

E così è stato. Sabato 12 e domenica 13, la replica: la risposta, ovviamente, è stata ancora più convincente. Nel giro di poche ore, già nella giornata di sabato, i beni di prima necessità raccolti erano il doppio della prima raccolta. «Avendolo annunciato con diversi giorni di anticipo ha permesso alle persone di organizzarsi meglio – continua Chiara – Sono venuti in tantissimi e, se avessi avuto più spazio a disposizione, si sarebbero presentati in molti di più. Per questo io e Ines stiamo cercando di contattare l’amministrazione per unire gli sforzi e offrire così un aiuto ancora più concreto. Ci hanno portato tantissimi prodotti per bambini, pannolini, omogenizzati, salviette, latte in polvere, i plasmon. Poi tante coperte, lenzuola, pannoloni per adulti, disinfettanti, garze cerotti quelli grandi, cibo a lunga conversazione, biscotti, brioche, legumi, acqua. Poi anche dei giochi, vestiti, giacconi, che dobbiamo dividere e poi vorremmo metterci in contatto con chi ospita i profughi e può avere bisogno di queste cose. Nel frattempo, tutto quel che abbiamo raccolto, lo consegneremo al punto di raccolta di Borgomanero, per i prossimi si vedrà. Non si può stare fermi a guardare, tutti, nel nostro piccolo, possiamo fare la differenza».

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Paolo Pavone

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