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«Sicuri sì, soli no». Il progetto di Sant’Egidio per le persone più fragili

Si chiama “Sicuri sì, soli no” il progetto promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e sostenuto da Fondazione Comunità Novarese per rispondere all’emergenza prodotta dall’epidemia del Covid-2019. Le “Scuole della Pace” con gli adolescenti dei quartieri popolari, le Scuole di lingua e cultura italiana con immigrati e profughi, il programma “Viva gli anziani!” di sorveglianza attiva, le visite agli anziani in istituto, le visite e le attività culturali nelle carceri di Novara e Vercelli, le mense e le “cene per strada” sono servizi che, negli anni, hanno permesso di conoscere in maniera approfondita le necessità dei più deboli, imparando a sopperire anche a bisogni che possono parere minimi ma che si rivelano, invece, fondamentali.

 

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«Il Covid-2019 ha reso necessarie nuove misure per far fronte alle esigenze di tutti – dicono dalla Comunità di Sant’Egidio – la mensa di Novara è stata decentrata in vari punti e le distribuzioni avvengono mantenendo le distanze consentite. Aumentano i box di cibo distribuiti per strada. Forte incremento ha avuto, anche, l’attività di telesorveglianza telefonica degli anziani che ha cominciato ad occuparsi anche della consegna a domicilio di alimenti e farmaci. Si è attivato un sistema di lezioni a distanza per i ragazzi delle scuole medie e per gli studenti di lingua straniera. Le visite agli istituti per anziani sono sostituite da video telefonate con tablet, grazie ad accordi presi con le direzioni e il personale educativo assistenziale».

La necessaria riduzione dei rapporti sociali può condurre fino all’isolamento dei soggetti più deboli con conseguenze immaginabili: l’epidemia porta un malessere più profondo in chi ha già poco e viene ulteriormente privato di quello che ha.

Sulla base di queste considerazioni nasce il progetto “Sicuri sì, soli no” che Fondazione Comunità Novarese onlus ha scelto di sostenere con un contributo di 41.000 euro disponibile sul Fondo Emergenza Coronavirus e che prevede un utilizzo importante ed efficace della tecnologia.

Grazie al progetto, infatti, per gli adolescenti a rischio (circa 60) che frequentano la “Scuola della Pace” è stato attivato un sistema di “Doposcuola a distanza” che necessita, però, di infrastrutture da fornire ai ragazzi e alle famiglie più indigenti (PC, tablet, connessioni di rete, gigabyte per connessioni a consumo, programmi didattici online, libri scolastici in forma di e-book) e di un maggior numero di tutor.

Per circa 300 studenti stranieri iscritti alla Scuola di lingua e cultura italiana sono state attivate lezioni a distanza che necessitano di gigabyte per poter seguire le lezioni.

Per gli anziani over 80 (oltre 1.500) che vivono in casa seguiti dal programma “Viva gli anziani” è stato necessario incrementare il monitoraggio telefonico quotidiano oltre che aumentare le visite domiciliari con fornitura di generi di prima necessità mentre per gli anziani che vivono nelle strutture residenziali (300 nelle tre residenze di Novara e Borgomanero) è stato attivato un sistema di telecomunicazione con le famiglie che ha presupposto la fornitura di tablet o schede telefoniche utilizzate dal personale dell’istituto e dell’associazione in sostegno agli anziani. Piccoli importi sono stati caricati anche ai carcerati che hanno espresso l’esigenza di telefonate e contatti più frequenti ai propri familiari.

Le persone senza fissa dimora (circa 60) risentono delle limitazioni degli accessi alla mensa che è stata decentrata in tre punti (centro città – Sant’Andrea – Sant’Agabio) con distribuzione in loco anche alla Tav; limitazioni che costringono a fornire un maggior numero di pasti da asporto, con conseguente sovrapprezzo per contenitori e alimenti veicolabili. Necessaria è stata anche la fornitura di farmaci da banco e presìdi per la misurazione della febbre a distanza, disinfettanti, prodotti igienici.

«Riteniamo che sia indispensabile – commenta il Presidente della Fondazione Comunità Novarese, Cesare Ponti – in questo momento di così grande difficoltà per tutti, pensare a chi già normalmente vive in una condizione di fragilità. La solitudine, la mancanza delle abitudini quotidiane e dei rapporti umani che aiutano a sentirsi inseriti nella comunità possono diventare un vero e proprio incubo. La tecnologia, che spesso viene considerata nei suoi aspetti negativi diventa una vera e propria risorsa per rimanere uniti seppur lontani e, con piacere, abbiamo accolto la richiesta di Comunità di Sant’Egidio con cui, in questi anni, abbiamo sempre collaborato con grande efficacia e che sappiamo bene svolge un ruolo imprescindibile sul nostro territorio».

«Vogliamo – chiudono dalla Comunità di Sant’Egidio – che un evento così drammatico non lasci la società più povera e depotenziata di prima, ma che diventi l’occasione per capire meglio quanto abbiamo bisogno gli uni degli altri, quanto è vero che ci si salva insieme, e che le divisioni, i distacchi, le lontananze vanno colmate prima, perché i legami, le relazioni, le amicizie sono veri anticorpi contro ogni tipo di male».

 

 

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