Una fotografia realistica, a tratti allarmante, quella emersa dalla tavola rotonda sulla sanità novarese promossa dal Circolo Matteotti, presieduto da Antonio Malerba e moderata da Aurelio Prino. All’incontro hanno preso parte alcuni dei principali protagonisti del panorama medico locale: Federico D’Andrea, presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Novara, Matteo Bellan, direttore del Pronto soccorso dell’Ospedale Maggiore, Mario Pirisi, primario di Medicina generale, Giulia Pulselli, medico di famiglia, Mauro Campanini, altro noto primario del nosocomio, e Aldo Biolcati, decano dei geriatri novaresi.
Al centro del dibattito, il tema del crescente invecchiamento della popolazione, che comporta un numero sempre maggiore di pazienti fragili, affetti da patologie multiple e bisognosi di cure domiciliari e assistenza sul territorio. Una popolazione spesso sola, senza reti familiari né un adeguato supporto dei servizi sociali, ma con un bisogno crescente di visite mediche, esami e continuità assistenziale.
Il problema, come evidenziato da tutti i relatori, non è tanto il numero di medici in senso assoluto, quanto la loro progressiva fuga dal sistema pubblico verso il privato. Le cause? Stipendi inadeguati e carichi di lavoro insostenibili, che rendono difficile conciliare la professione con una qualità della vita accettabile.
Ancora più critica è la situazione del personale infermieristico, la vera grande assenza nel sistema attuale. Una carenza che rischia di compromettere il futuro delle “Case della Salute”, che senza un numero sufficiente di infermieri rischiano di trasformarsi in cattedrali nel deserto.
Il quadro, dunque, è complesso e richiede risposte strutturali. Una su tutte: l’aumento della quota di Pil destinata alla sanità, condizione necessaria per migliorare le retribuzioni, fidelizzare il personale e garantire un servizio pubblico efficiente. Una sfida che va oltre i confini regionali e riguarda l’intero sistema sanitario nazionale.
Non sono mancati, tuttavia, segnali positivi. A livello locale, si è sottolineato con favore l’ampliamento degli spazi del Pronto Soccorso del Maggiore, che ha permesso — a partire da settembre — il superamento del ricorso ai cosiddetti “gettonisti”. Anche l’aggiudicazione dell’appalto per la costruzione del nuovo ospedale rappresenta una svolta: la nuova struttura, infatti, sarà organizzata non più per reparti ma per aree funzionali, secondo un modello innovativo.
Resta invece irrisolta la questione dei medici di famiglia, con una carenza di organico che continua a pesare sia a livello cittadino sia provinciale, lasciando scoperti interi territori e aggravando ulteriormente il carico assistenziale.