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«Quali sono le due o tre cose che portereste con voi nello zaino?». Il messaggio del vescovo agli studenti

La lettera di monsignor Brambilla in occasione dell'inizio dell'anno scolastico

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Cari ragazzi e giovani, docenti, operatori e famiglie, un nuovo anno scolastico sta per iniziare. Sarà un anno intenso, un anno che vorrei fosse per tutti di “rinascita”. Un anno nel quale speriamo di poterci lasciare alle spalle il difficile periodo della pandemia, guardando al futuro con rinnovata speranza.

Mentre penso a voi e al vostro ritorno in classe, sento viva in me una domanda: quali sono i “semi del tempo”, che dopo la pandemia ci sembrano promettenti “germogli” da custodire, concimare, innaffiare e portare nel tempo nuovo?

Ai ragazzi vorrei porre lo stesso interrogativo che ho già fatto ai giovani della Route: “Quali sono le due o tre cose che portereste con voi nello zaino nel 2022 e poi anche nel 2023, quando speriamo di ritornare a una vita normale?”. Non servono tante cose. Ne bastano due o tre. Perché per diventare adulti, bisogna scegliere! Ognuno di noi ha una legge della vita da scoprire, ma per fare questo deve concentrare la sua scelta su una decisione che ci fa unici e singolari. Solo in quel momento sarà diventato adulto!

Per gli insegnanti, i genitori e tutti coloro che hanno la responsabilità, nella scuola e non solo, di accompagnare questo cammino di crescita, vorrei indicare due elementi, due aspetti sui quali porre qualche attenzione in più e per i quali è urgente la nostra attenzione come ho già sottolineato nella mia lettera pastorale di quest’anno.

Il primo riguarda i ragazzi che, proprio nel momento in cui stavano per aprirsi alla vita, sono stati per lungo tempo rinchiusi nella loro casa, perdendo tempo prezioso, costretti a rinunciare alla gioia dell’esplorazione del mondo. Con la scuola occorrerà cercare forme e iniziative nuove per ricuperare il tempo perduto. Il secondo è quello degli adolescenti e giovani, in particolare quelli che hanno vissuto il passaggio all’adolescenza (14-16 anni) e alla giovinezza (18 -20 anni) come un “tempo negato”, sottratto alle esperienze e alle ricerche per l’ingresso alla vita.

La scuola, gli oratori e le comunità giovanili saranno chiamati nel nuovo anno ad un percorso di recupero attraverso l’ascolto delle sofferenze del mondo giovanile, patite e vissute come una privazione e una perdita, spegnendo i loro sogni per il futuro. Nei prossimi anni occorrerà puntare a un risveglio di cammini buoni per la crescita degli adolescenti e dei giovani, scegliendo iniziative stimolanti di confronto e proposta. Per tutto questo vi auguro buon anno scolastico.

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