Oftal, pellegrinaggi a Lourdes fra netti cali e stop: «Teniamo comunque la luce accesa, la luce della speranza», dice Stefano Crepaldi, presidente dell’associazione. In questo momento i pellegrinaggi al santuario francese sono fermi, così come lo sono stati durante il primo lockdown ma, anche alla ripresa nel periodo estivo, i numeri si sono abbassati notevolmente. «Siamo stati i primi a tornare a Lourdes, il 15 di agosto, con un pellegrinaggio interdiocesano, in tutto hanno partecipato 250 persone» spiega Crepaldi. Solitamente durante il viaggio estivo, nel mese di luglio, i partecipanti, fra pellegrini e volontari, erano 600, tanti da riempire un aereo e alcuni bus. «Abbiamo poi organizzato due viaggi, uno a settembre e uno a ottobre, sempre inter diocesano, con pochi iscritti», poco più di una decina, solitamente il totale nel periodo autunnale di 400 persone.
Sono momenti religiosi che mancano ai più: «Cerchiamo di tenere in qualche modo la luce accesa, ci sono ospiti, anche di case di riposo, che escono una sola volta all’anno e la meta è Lourdes e poi la attendono l’anno successivo. Pesa non poter andare, – spiega il presidente – nei mesi scorsi abbiamo organizzato un pellegrinaggio virtuale con la visita alla grotta di Cannero, abbiamo fatto una fiaccolata a Oropa, un incontro in seminario. Abbiamo vissuto insieme le giornate e tante persone, grazie anche agli strumenti tecnologici di chi li accudisce, si sono collegati». E ora l’associazione sta pensando a un video di auguri per il Natale, un altro modo per tenere quella luce accesa. Difficile fare previsioni per il prossimo anno: «Il primo viaggio di solito è a Pasquetta, se potremo farlo sarà difficile poter coinvolgere tutti, viste le tante attenzioni».
E Lourdes non è l’unica meta: «Solitamente si organizzano viaggi anche per la Terra santa, di solito a Novembre e quindi quest’anno saltato, saltati quelli a Banneux e a Fatima. Lo abbiamo invece proposto a Oropa».
Una situazione difficile anche a livello economico? «Oftal si appoggia alla Fondazione Adriano Crepaldi, mio padre, tramite la quale si organizzano vendite benefiche a Pasqua e a Natale per avere da parte fondi per poter sostenere laddove necessario i viaggi a chi non può permetterseli. Diciamo che abbiamo faticato a vendere le uova, dato il periodo di emergenza, ma ci siamo riusciti e ora, – chiude Crepaldi – vendiamo il riso, come ogni Natale. E’ un modo per poter consentire a tutti almeno un pellegrinaggio».
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