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«La Memoria deve essere educata»

Nel Saone dell'Arengo del Broletto, nell'ambito delle iniziative collegate all'annivarsario del 27 gennaio, una mattinata di riflessioni con la partecipazione di studenti e la consegna di una medaglia d'onore alla memoria di un militare italiano deportato in Germania

I giovani e la memoria della Shoah. Si è replicata, questa mattina nel Salone dell’Arengo del Broletto delle iniziative collegate all’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, la manifestazione dedicata gli studenti e promossa congiuntamente da Prefettura, Provincia, Comune, Ufficio scolastico e Istituto storico della Resistenza.


Una memoria partecipata, che ha coinvolto i ragazzi del Liceo Musicale “Casorati” e quelli dello Scientifico di Borgomanero. I primi, attraverso la loro orchestra, hanno suonato diversi brani i tradizione ebraica, tra i quali uno appositamente composto dal suo direttore Samuel Agnesina, mentre i secondi hanno realizzato un video ispirato alle conseguenze venutesi a creare dopo la promulgazione in Italia delle leggi razziali nell’autunno del 1938.


I saluti istituzionali sono stati portati dal prefetto Francesco Garsia, che ha parlato di come «quello accaduto durante l’ultimo conflitto mondiale non nasca per caso», dal questore Alessandra Faranda Cordella, che ha ricordato l’esempio di una figura come quella di Giovanni Palatucci, chiamato nel 1944 nel non facile compito di “reggere” gli uffici di polizia della città di Fiume, esempio di chi, pur nel ruolo ricoperto, seppe dire di no a leggi ingiuste; e poi la vicesindaca del Comune capoluogo Marina Chiarelli, la consigliera delegata alla Cultura della Provincia Marzia Vicenzi e da Gabriella Colla dell’Ufficio scolastico provinciale.


Fra gli ospiti è intervento anche il rev Alberto Somekh, rabbino della comunità ebraica di Torino, che ha posto l’accento su alcune riflessioni legate alla testimonianza della Shoah nell’arte, prima di un intervento del presidente dell’Istituto storico della Resistenza Paolo Cattaneo, che traendo spunto dal titolo della mattinata – quello di educare la Memoria – ha ricordato la scelta coraggiosa di tanti militari italiani che dopo l’8 settembre 1943 scelsero di non continuare a combattere al fianco dei tedeschi. Seicentomila soldati catturati e deportati in Germania, sotto una qualifica di Imi (Internati militari italiani) che di fatto li privava dello status di “prigioniero di guerra”. A loro ricordo viene periodicamente concessa una medaglia d’onore alla memoria, in questa circostanza assegnata al soldato Michele Ignominiello, catturato insieme a tanti compagni mentre si trovava sul’isola di Lero, all’epoca parte dell’arcipelago del Dodecanneso italiano. Il riconoscimento è stato ritirato dal nipote Giuseppe Sardella.

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Luca Mattioli

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