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L’8 Marzo sotto le bombe del coronavirus

Se c’è una cosa in cui noi donne siamo brave è ricordarci degli anniversari, arrabbiandoci con gli uomini che invece se ne dimenticano.

Di sicuro di questo 8 marzo 2020 non se ne scorderà nessuno perché è il primo anniversario della Festa della donna in cui la maggior parte di noi si trova in guerra per la prima volta nella sua vita: la nostra libertà è in crisi, le nostre certezze in bilico tra la paura e la negazione, e quello che fino a due settimane fa ci sembrava indispensabile ora lo scambieremmo volentieri con la notizia che l’emergenza è finita.

 

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Un’impensabile situazione drammatica che coinvolge tutti in un gorgo di dubbi che sentiamo estranei e che invece ci assillano di continuo: come proteggere i genitori anziani da un nemico invisibile? In che modo rassicurare i figli e rispondere alle loro domande a cui non abbiamo risposte? Cosa ne sarà del nostro lavoro quando tutto sarà finito?

Ecco, allora, che in questa vita sospesa tra angoscia e incredulità anche la giornata dedicata alla donna si apre a riflessioni nuove e prende finalmente la forma che dovrebbe avere (mettendo al bando gli spogliarelli nelle discoteche): la consapevolezza dell’unione, la coscienza dell’essere donna, la battaglia per la propria identità.

Per noi e per tutte coloro che questo genere di considerazioni non possono nemmeno permettersi di pensarle.

E per quel che è possibile, auguri a tutte le Donne.

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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