Ha suscitato clamore la decisione dell'Upo di concedere le identità alias. «Non una presa di posizione ideologica, ma un elemento in più per il diritto allo studio»
Nei giorni scorso l’Università del Piemonte Orientale ha fatto sapere di aver firmato il patto transgender che garantisce agli studenti in transizione di genere un’identità alias all’interno dell’ateneo. L’accordo sancisce l’impegno da parte dell’ateneo a rispettare l’identità di genere dello studente o della studentessa consentendo di utilizzare l’identità all’interno dell’ambiente universitario e ricordando che è provvisoria e priva di alcun valore legale al di fuori dell’ateneo stesso.
Una sottoscrizione che ha suscitato clamore, sulla quale si è espresso il rettore Giancarlo Avanzi: «Abbiamo risposto a una richiesta della Conferenza dei rettori delle università italiane – spiega -. Non è una normativa che vuole sostituirsi alla legislazione, ma un elemento in più per il diritto allo studio, allo scopo di rendere la carriera degli studenti che ne fanno richiesta meno soggetta a discriminazioni. Non è una scelta ideologica o uno schieramento politico o partitico: è solo una coincidenza temporale che questo argomento sia stato tratto negli stessi giorni in cui si discute il ddl Zan, perchè era in agenda già da tempo».
Le richieste da parte degli studenti vengono avanzate all’università, dopodichè si procede a una valutazione che, se risulta positiva, si trasforna in un contratto tra rettore e studente.
«Una stipula che dura un anno, che può essere sottoscritta in qualunque momento del percorso universitario e che può essere rinnovata – prosegue Avanzi -. Finora hanno manifestato il loro interessere tre o quattro studenti, ma non è il numero che si interessa: ci saremmo messi a disposizione anche solo per uno».
E conclude: «La nostra università è contro ogni forma di discriminazione religiosa, politica, di genere e di colore della pelle, così come è contro ogni forma di estremismo e violenza. Difendiamo le categorie che diventano vittime e gli studenti che hanno bisogno di luoghi per studiare diversi da quelli di origine perché lì verrebbero perseguitati».
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