Il 25 Aprile all’aperto

Facciamo un gioco: il 26 Aprile 2021 è il 25 Aprile 1945, il Decreto che dove ancora essere scritto è la Costituzione e il Recovery è il Piano Marshall.

Ricostruzione fa rima con Liberazione e niente più della ricorrenza di quest’anno dovrebbe rappresentare un traguardo tanto importante. Vie le diversità, dunque, e restiamo uniti oggi come allora. All’aperto, però. Nel solco dell’obbedienza caratteristico di questi ultimi quattordici mesi, l’osservanza delle regole è stata l’unica prospettiva di vita. Domani, 26 aprile, (che forse un giorno potrà essere tra le date eleggibili a Liberazione da Covid, ma abbiamo avuto anche il 4 maggio 2020, e forse avremo avremo anche un 00/00/2030 quando la campagna vaccinale sarà finalmente terminata) si cambiano invece regole e prospettive: gli studenti sono in Dad a turno perché non ci sono i pullman per portarli tutti a scuola; i ristoranti e i bar hanno le porte chiuse, almeno quelli che non dispongono di un dehor; i luoghi della cultura sono un eterno ingombro che non si sa dove sistemare, lo sport si salva solo se è “super”, le vacanze un argomento di cui le persone serie non parlano ad aprile.

All’inizio, però, ho dimenticato di scrivere le regole del gioco: il giorno della Liberazione ci si sente individualmente liberi, ma i segni dei bombardamenti sono ancora bene visibili; servono anni per ricostruire, ricominciare, rinascere. Il Decreto non si riduce a pochi articoli incomprensibili che lasciano spazio a varie interpretazioni, ma è il Testo che diventa punto di riferimento per sempre, consapevoli del fatto che quello appena lasciato alle spalle non dovrà ripetersi mai più. Il Recovery non arricchisce nessuno, ma alla fine segnerà la salvezza delle nazioni.

Non è un gioco a cui possiamo decidere di non partecipare. Forse perché non è un gioco, ma il futuro che ci riguarda tutti e l’unica scelta possibile è di fare ognuno la propria parte: chi deve scrivere le regole perché queste siano finalmente serie, univoche, cariche di sostegni; chi le deve seguire perché sia responsabile della strada che sta percorrendo, indietro non si torna.

Celebriamo (insieme) questo 25 Aprile, all’aperto. In questo caso sarebbe una benedizione.

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

0 risposte

  1. È un gioco che non si può fare. Non si può fare per due ordini di motivi. Il primo ovvio: il 26 aprile non ci si libera da nulla, speriamo solo che non sia l’inizio di qualcosa di peggio. Il secondo motivo è più sostanziale: un virus non agisce per la scelta di qualcuno, una dittatura sì. E non c’è proprio nulla su cui giocare.

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Facciamo un gioco: il 26 Aprile 2021 è il 25 Aprile 1945, il Decreto che dove ancora essere scritto è la Costituzione e il Recovery è il Piano Marshall.

Ricostruzione fa rima con Liberazione e niente più della ricorrenza di quest’anno dovrebbe rappresentare un traguardo tanto importante. Vie le diversità, dunque, e restiamo uniti oggi come allora. All’aperto, però. Nel solco dell’obbedienza caratteristico di questi ultimi quattordici mesi, l’osservanza delle regole è stata l’unica prospettiva di vita. Domani, 26 aprile, (che forse un giorno potrà essere tra le date eleggibili a Liberazione da Covid, ma abbiamo avuto anche il 4 maggio 2020, e forse avremo avremo anche un 00/00/2030 quando la campagna vaccinale sarà finalmente terminata) si cambiano invece regole e prospettive: gli studenti sono in Dad a turno perché non ci sono i pullman per portarli tutti a scuola; i ristoranti e i bar hanno le porte chiuse, almeno quelli che non dispongono di un dehor; i luoghi della cultura sono un eterno ingombro che non si sa dove sistemare, lo sport si salva solo se è “super”, le vacanze un argomento di cui le persone serie non parlano ad aprile.

All’inizio, però, ho dimenticato di scrivere le regole del gioco: il giorno della Liberazione ci si sente individualmente liberi, ma i segni dei bombardamenti sono ancora bene visibili; servono anni per ricostruire, ricominciare, rinascere. Il Decreto non si riduce a pochi articoli incomprensibili che lasciano spazio a varie interpretazioni, ma è il Testo che diventa punto di riferimento per sempre, consapevoli del fatto che quello appena lasciato alle spalle non dovrà ripetersi mai più. Il Recovery non arricchisce nessuno, ma alla fine segnerà la salvezza delle nazioni.

Non è un gioco a cui possiamo decidere di non partecipare. Forse perché non è un gioco, ma il futuro che ci riguarda tutti e l’unica scelta possibile è di fare ognuno la propria parte: chi deve scrivere le regole perché queste siano finalmente serie, univoche, cariche di sostegni; chi le deve seguire perché sia responsabile della strada che sta percorrendo, indietro non si torna.

Celebriamo (insieme) questo 25 Aprile, all’aperto. In questo caso sarebbe una benedizione.

Cecilia Colli

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore