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Coldiretti Piemonte: «No alla proroga delle cariche dei comitati di gestione degli Atc e Ca»

Secondo Coldiretti servono nuovi organi per recuperare il tempo perso sul depopolamento dei cinghiali

Non ci sono le motivazioni per giustificare, indipendentemente dalla durata, la proroga del mandato degli attuali Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini, in scadenza il prossimo 31 dicembre. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte alla luce del deludente risultato, raggiunto fino ad ora, in particolar modo dallo scorso mese di gennaio quando è stato individuato, in Piemonte, un focolaio di Peste Suina Africana, rispetto agli abbattimenti dei cinghiali che superano di poco i 12 mila, numero ben lontano dall’obiettivo dei 50 mila, con una situazione che è sempre più al collasso ed insostenibile con danni economici incalcolabili alle produzioni agricole, all’ambiente e che espone i cittadini ad incidenti, molte volte anche mortali.

«E’ assurdo, soprattutto quando le nomine da parte dei soggetti deputati sono state definite, mantenere ancora in carica organismi che, salvo rari casi, hanno fallito la loro missione sul depopolamento cinghiali – hanno sottolineato Roberto Moncalvo (in foto) presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale -.  I numeri sono eloquenti e parlano chiaro: serve rinnovare gli attuali Comitati di Gestione rispettando la scadenza del 31 dicembre. Una riforma profonda ed efficace del sistema di gestione dell’attività venatoria a livello regionale è certamente necessaria ma richiederà molti mesi di lavoro, durante i quali non è certo pensabile mantenere attivi organi che hanno prodotto risultati così deludenti. Si dovrà lavorare, innanzitutto, ad una razionalizzazione del numero di istituti venatori, considerando che allo stato attuale sono ben 38 gli ATC e CA presenti a livello regionale, senza mettere in discussione un principio imprescindibile, rappresentato dall’incompatibilità in termini di rappresentatività. Abbiamo, infatti, sempre sostenuto come sia fondamentale che i soggetti designati per una delle quattro categorie, siano essi imprenditori agricoli, cacciatori, amministratori locali o rappresentanti delle associazioni di protezione ambientale, non possano esercitare attività ricadenti in altre categorie, già rappresentate all’interno dello stesso Comitato di Gestione. E’ fondamentale che ogni componente sia adeguatamente rappresentata, senza potenziali conflitti di interesse, per evitare che si possano venire a creare, tra gli organi che sono chiamati a svolgere un importante ruolo di interesse pubblico, posizioni di monopolio dannose per tutti. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti i nostri rappresentanti che, pur in condizioni di strutturale minoranza numerica, hanno lavorato e lavoreranno per cercare le giuste sinergie affinché i Comitati di Gestione affrontino una volta per tutte il depopolamento del cinghiale e, più in generale, la riduzione dei danni da fauna selvatica. Il tentativo di proroga degli organi degli ATC/CA in atto in queste ultime settimane è quindi strumentale solo a chi vorrebbe eliminare la clausola di incompatibilità, magari, per consentire a qualche Consigliere regionale o ad un qualche suo amico di rientrare nel consiglio di un Comitato di Gestione di un ATC o CA. Ricordiamo che, di fatto, a pagare questi miseri giochetti, i cui effetti nel tempo si sono rivelati negativi, ci sono le vittime degli incidenti stradali oltre alle nostre imprese agricole a cui, invece, dobbiamo garantire di poter svolgere il loro lavoro, ancor più in questo momento in cui va preservata la sovranità alimentare alla luce degli sconvolgimenti causati dalla guerra in Ucraina».

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