Gli studenti del Pascal: «È più bello andare a scuola che studiare a casa».
«E’ stata un’organizzazione in divenire anche per noi docenti che abbiamo gestito poco per volta. All’inizio è stato far avere qualche compito in più, poi “ok dobbiamo organizzarci a distanza”». Sono le parole del professor
Messaggio chiave: «”Fate attenzione a non esagerare”, l’ho inserito in ogni comunicazione fra noi insegnanti – spiega Zanardi – è davvero difficile riuscire a quantificare il materiale in una situazione così, è diverso poi magari l’atteggiamento fra chi è in prima e chi in quinta, diverso ancora fra chi frequenta il liceo e chi l’istituto tecnico, è importante per noi docenti quantificare a seconda delle esigenze, esattamente come si faceva in classe, sta a noi e al nostro buon senso».
Buon senso che ha fatto decidere anche di fare qualche valutazione in queste settimane, che può essere tramite interrogazioni, lavori da presentare, «perché altrimenti il carico di verifiche al rientro, se tutto dovesse tornare alla normalità, sarebbe davvero elevato. Vogliamo solo trasmettere il messaggio per cui, sebbene si sia a casa e quindi con abitudini per forza diverse, è bene continuare a studiare ed essere pronti per non, come si dice “dormire sugli allori”», chiude sorridendo.
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E se all’inizio, anziché rientrare a scuola il giorno dopo il Mercoledì delle ceneri ma il lunedì successivo aveva provocato una gioia generale per il prolungamento delle vacanze, ora gli studenti non la pensano assolutamente così. «Meglio andare a scuola, – dice Francesco Paganini, rappresentante d’istituto del Pascal – eravamo già un po’ abituati a usare il pacchetto google e lo stiamo facendo anche da casa con classroom, video youtube, lezioni in diretta, ma non è assolutamente come essere a scuola. E’ una validissima alternativa perché questo ci consente di non rimanere indietro con il programma, ma è meglio essere a scuola».
La scuola trasferita a casa: «Lavoriamo comunque in orario scolastico, per matematica usiamo il doppio schermo per poter fare gli esercizi, le interrogazioni ci sono, in qualche modo si cerca di vivere la quotidianità. Esame di maturità? Ci sono tante voci, ma al momento rimangono tali e quindi noi facciamo il possibile per poterci preparare».
E il difficile non è la didattica: «No, per noi di quinta è un po’ fare esperienza per i prossimi anni universitari, – dice lo studente – però manca il vivere a 360 gradi la scuola, i momenti di svago, di condivisione, gli eventi, l’essere a scuola. E poi in alcune materie capita che ci siano dibattiti e discussioni ed è bello, ma in questo momento vengono meno anche quelli, perché magari già il tempo è poco, si fanno i conti con la connessione e quindi si preferisce ascoltare la lezione e non confrontarsi più di tanto. Collaboriamo tutti, i professori ci aiutano e ci stanno vicino, speriamo tutto possa tornare alla normalità».
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