Un’estate rovente, senza piogge e con i fiumi ridotti ai minimi storici. In Piemonte l’allarme lanciato da Anbi Piemonte è chiaro: la disponibilità di acqua a fini irrigui è al limite, tanto che il consorzio Est Sesia è stata costretta a riattivare le turnazioni lungo la rete. Una misura drastica, che arriva nel pieno della fioritura del riso, quando la risorsa idrica è vitale per le coltivazioni.
Regione Piemonte sta facendo i conti con una combinazione che assomiglia a una tempesta perfetta: da settimane non piove, lo zero termico è salito oltre i 4.500 metri e quindi non c’è neve da sciogliere a integrare i deflussi, mentre l’ondata di caldo che sta investendo il Piemonte è da bollino rosso e contribuisce a prosciugare ulteriormente i corsi d’acqua.
Le conseguenze si leggono nei numeri. Nel comprensorio Est Sesia, ad esempio, la portata del Canale Cavour, che da Chivasso alimenta le campagne risicole, è crollata a 23 metri cubi al secondo, quando in condizioni normali dovrebbe viaggiare intorno ai 60 metri cubi al secondo.
Il fiume Sesia, monitorato da Arpa, mantiene per ora una portata intorno ai 1.200 metri cubi al secondo nella zona di Palestro, dato che rientra nei parametri di sicurezza ma che non basta a nascondere la sofferenza del sistema idrico. Stesso discorso per il Ticino, che scorre con valori ridotti rispetto alla media stagionale, segnalando una difficoltà generalizzata.
In primavera l’Osservatorio utilizzi idrici aveva fissato il livello di severità idrica a “media con precipitazioni”. Quelle precipitazioni però non ci sono mai state e oggi lo scenario è ben diverso: Anbi chiede di alzare l’allerta a “alta severità”, soprattutto per i bacini dei torrenti Elvo e Cervo, e per alcune derivazioni particolarmente stressate.
Il momento non poteva essere peggiore. Proprio adesso le risaie novaresi e vercellesi si trovano nella fase più delicata, la fioritura. L’acqua serve in quantità costante e abbondante, ma non c’è. Le turnazioni irrigue decise da Est Sesia sono un segnale che la situazione non è più sostenibile.
E qui arriva il punto dolente: quello degli invasi. Da decenni si parla di bacini artificiali capaci di raccogliere l’acqua nei periodi di abbondanza e restituirla in quelli di magra, ma in Piemonte i progetti sono rimasti quasi tutti sulla carta. Si citano da anni lo schema Stroppo–Maira, l’Alto Tanaro, la Stura di Demonte o il bacino del medio Tanaro: opere mai realizzate che avrebbero potuto alleviare situazioni come quella di oggi. Oggi, invece, solo l’11% dell’acqua viene effettivamente recuperata tramite invasi, un dato che racconta l’insufficienza cronica della pianificazione.
Una recente delibera regionale ha introdotto nuove regole per la gestione e manutenzione di quelli esistenti, ma di nuovi cantieri, per ora, non se ne vedono. E intanto i campi aspettano acqua che non arriva.
Il Piemonte si ritrova così ancora una volta a fare i conti con un paradosso: un territorio che convive con grandi fiumi, laghi e canali storici, ma che si ritrova senz’acqua quando serve di più. L’emergenza di questi giorni rischia di diventare la normalità dei prossimi anni se non si interverrà con una strategia di lungo periodo. Per ora, la priorità è salvare la stagione risicola e garantire un minimo di acqua alle coltivazioni. Ma la domanda di fondo resta: quanto ancora si può andare avanti solo con misure tampone?