Peccato non averlo letto prima, mi verrebbe da dire. Il libro di Corrado Dottori “Non è il vino dell’enologo”: è infatti una testimonianza di un fermento culturale e produttivo di dieci, quindici anni fa. Quando ci si chiedeva quali sono i limiti per definire un vino “naturale” e da lì un gran fermento di sperimentazione, scoperte, voglia di un nuovo rapporto fra terra e contadino e prodotto.
Leggerlo oggi, dopo che il movimento spontaneo è decantato e si è fatto norma, lista vini gourmet e strada aperta anche ai grandi gruppi; leggerlo oggi, dicevo, ha il valore di una testimonianza, di modernariato d’autore. Il fatto poi che io l’abbia trovato in un bookcrossing vicino all’enoteca di Acqui Terme mi dà un ulteriore senso di testimonianza, del tempo che passa. Il libro era quasi intonso, forse appena sfogliato ed una mano femminile aveva appiccicato un simpatico post it con una dedica. Il libro era come se fosse cosa viva. Io l’ho preso e l’ho poi letto con passione quest’estate. Il libro ha toni razionali ma molto sentimento. E’ la storia di una scelta umana e come tutte le scelte umane ha molta testa e anche molto cuore. Bel libro, bella persona e vini da bere.
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