Alcuni giovani oleggesi che hanno incrociato il presunto assassino durante la sua fuga dal luogo del delitto, e poi gli acquirenti della droga nei boschi. Sono questi i primi testimoni – ieri (lunedì) la prima udienza – del processo in Corte d’Assise per l’omicidio del pusher Fadili Charaf, ventottenne marocchino senza fissa dimora ucciso la notte del 26 luglio 2024 a Oleggio. Di quel delitto sono ora imputati F.D., 29 anni, attualmente domiciliata nel Foggiano, e il fidanzato N.D., trentaquattrenne di Borgo Ticino ora in carcere: sulla coppia pende l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’uso di arma, e lui anche di rapina, perché dopo l’accoltellamento avrebbe portato via alla vittima la droga che aveva con sé.
Secondo la procura di Novara, l’omicidio è conseguenza di una precisa richiesta della giovane al compagno, quella di punire lo spacciatore per una presunta violenza sessuale da lei subita dal marocchino il giorno precedente, quando era andata a comprare da lui una dose di droga. Le frasi incriminate sarebbero contenute nei messaggi scambiati fra la coppia, nelle intercettazioni telefoniche e ambientali: Francesca avrebbe chiesto a Nicolas di assisterla e aiutarla nel compiere la vendetta: «Glie la devo far pagare», «Lo rovino, gli porto via i soldi e lo lascio a terra nel bosco, tanto la notte è sempre solo», e ancora, manifestando desiderio di vendetta, «legarlo a un albero e tagliargli il “pisello”».
In aula testimoniano alcuni ragazzi che la notte del 26 luglio, per strada a Oleggio in zona poco distante da via Vecchia Ticino (l’ingresso del bosco), avevano notato un giovane in bicicletta che cercava di sistemare la catena. Li aveva colpiti un naso un po’ pronunciato e un tatuaggio sul braccio. Lo sconosciuto aveva chiesto loro di accompagnarlo a Borgo Ticino, ed era disposto anche a pagare: «Sembrava agitato, alterato», secondo i ragazzi. Per l’accusa, era agitato perché in quel momento scappava dal luogo del delitto. I clienti della vittima, invece, hanno descritto un modus operandi ormai conosciuto nell’ambiente dello spaccio nei boschi: «Si chiama il fornitore al telefono, si arriva al luogo dell’appuntamento, poi lui esce e ti consegna la droga». Uno dei clienti, che arrivava a Biella perché aveva programmato un acquisto, ha però detto che dopo la mezzanotte Fadili non aveva più risposto al telefono.
Secondo il medico legale, che ha parlato di diverse ferite da punta e da taglio – una mortale vicino al cuore – il delitto è stato commesso prima delle 2 di notte.