Consulte di quartiere, al via a Novara il primo voto online tra aspettative e polemiche

Fino al 13 ottobre si possono presentare le candidature poi a novembre i cittadini eleggeranno i portavoce attraverso una piattaforma digitale: tra innovazione, dubbi sull’inclusività e tensioni in maggioranza

Novara si prepara a un esperimento di democrazia partecipativa che è in gestazione da diversi anni. Finalmente dal 15 al 21 novembre i cittadini saranno chiamati a eleggere i portavoce delle consulte di quartiere. Un’idea presentata come innovativa e partecipativa, con l’obiettivo di «rafforzare il rapporto diretto con i cittadini», come ha ricordato il presidente del consiglio comunale Edoardo Brustia. 

Le elezioni si svolgeranno in maniera digitale, tramite autenticazione con Spid e Cie, attraverso una piattaforma messa a disposizione del Comune (allo stesso link sono disponibili anche le modalità per le candidature da presentare entro il 13 ottobre) che ha anche attivato cinque punti di facilitazione digitale sparsi per Novara: dal municipio alle sedi di Coop, passando per l’istituto Omar e il Cst di corso Cavallotti. La scelta di adottare il voto telematico appare coerente con l’evoluzione in atto, soprattutto se si pensa che sono modalità ormai prassi per accedere a molti servizi della pubblica amministrazione. 

Eppure, proprio questa scelta ha generato diverse reazioni, anche tra i banchi della maggioranza: secondo alcuni consiglieri, infatti, le votazioni online renderebbero più difficile l’esercizio di un diritto che, almeno sulla carta, si voleva semplice e universale.

Un altro scontro arriva dopo che pochi mesi fa, in consiglio comunale, si era già acceso il dibattito sulla platea degli aventi diritto al voto. La Lega aveva insistito per escludere i cittadini non comunitari, e la maggioranza, non senza tensioni interne, aveva alla fine recepito questa posizione, limitando l’elettorato attivo e passivo ai soli cittadini italiani ed europei residenti. Ora, a distanza di poco tempo, gli stessi partiti che hanno approvato la norma scoprono che il voto digitale non è poi così inclusivo nemmeno per i cittadini italiani.

La realtà, almeno per ora, racconta di un passo compiuto con qualche incertezza. Sarà il tempo, e soprattutto la risposta dei cittadini chiamati “alle urne” a dire se questo esperimento riuscirà davvero a trasformarsi in un’occasione di partecipazione diffusa.

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Immagine di Luca Galuppini

Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Consulte di quartiere, al via a Novara il primo voto online tra aspettative e polemiche

Fino al 13 ottobre si possono presentare le candidature poi a novembre i cittadini eleggeranno i portavoce attraverso una piattaforma digitale: tra innovazione, dubbi sull’inclusività e tensioni in maggioranza

Novara si prepara a un esperimento di democrazia partecipativa che è in gestazione da diversi anni. Finalmente dal 15 al 21 novembre i cittadini saranno chiamati a eleggere i portavoce delle consulte di quartiere. Un’idea presentata come innovativa e partecipativa, con l’obiettivo di «rafforzare il rapporto diretto con i cittadini», come ha ricordato il presidente del consiglio comunale Edoardo Brustia. 

Le elezioni si svolgeranno in maniera digitale, tramite autenticazione con Spid e Cie, attraverso una piattaforma messa a disposizione del Comune (allo stesso link sono disponibili anche le modalità per le candidature da presentare entro il 13 ottobre) che ha anche attivato cinque punti di facilitazione digitale sparsi per Novara: dal municipio alle sedi di Coop, passando per l’istituto Omar e il Cst di corso Cavallotti. La scelta di adottare il voto telematico appare coerente con l’evoluzione in atto, soprattutto se si pensa che sono modalità ormai prassi per accedere a molti servizi della pubblica amministrazione. 

Eppure, proprio questa scelta ha generato diverse reazioni, anche tra i banchi della maggioranza: secondo alcuni consiglieri, infatti, le votazioni online renderebbero più difficile l’esercizio di un diritto che, almeno sulla carta, si voleva semplice e universale.

Un altro scontro arriva dopo che pochi mesi fa, in consiglio comunale, si era già acceso il dibattito sulla platea degli aventi diritto al voto. La Lega aveva insistito per escludere i cittadini non comunitari, e la maggioranza, non senza tensioni interne, aveva alla fine recepito questa posizione, limitando l’elettorato attivo e passivo ai soli cittadini italiani ed europei residenti. Ora, a distanza di poco tempo, gli stessi partiti che hanno approvato la norma scoprono che il voto digitale non è poi così inclusivo nemmeno per i cittadini italiani.

La realtà, almeno per ora, racconta di un passo compiuto con qualche incertezza. Sarà il tempo, e soprattutto la risposta dei cittadini chiamati “alle urne” a dire se questo esperimento riuscirà davvero a trasformarsi in un’occasione di partecipazione diffusa.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.