Il carcere come luogo di cultura: a Novara il teatro diventa occasione di riscatto

In scena i detenuti sotto la regia di Cabiria Teatro

«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»: così recita l’articolo 27 della Costituzione italiana. Un principio che trova piena attuazione in un progetto teatrale che vede la casa circondariale di Novara trasformarsi in palcoscenico, grazie alla collaborazione tra fondazione Banca Popolare di Novara, la compagnia Cabiria Teatro, l’amministrazione comunale e la direzione del carcere.

Un’iniziativa che unisce cultura e sociale, dando ai detenuti l’opportunità di vivere esperienze nuove, di valorizzare competenze nascoste e, al tempo stesso, di aprire le porte dell’istituto penitenziario alla città. «Iniziative così ci piacciono tanto» ha spiegato Franco Zanetta, presidente della Fondazione BPM. «La società civile può e deve fare la sua parte nella rieducazione del carcerato e noi abbiamo trovato un carcere disponibile, una compagnia teatrale pronta a impegnarsi e la Fondazione che ha dato il suo contributo. Con progetti come questo si regala ai detenuti non solo un momento diverso, ma anche la possibilità di sognare».

L’assessore alla Cultura Luca Piantanida ha sottolineato la continuità con il progetto del “teatro diffuso” che l’amministrazione sostiene da anni: «Con Cabiria Teatro abbiamo portato la cultura in piazze, periferie e ora anche nel carcere. È un modo per raggiungere chi normalmente non frequenta le sale teatrali e per rendere la cultura strumento di inclusione. Il carcere è un luogo che impone riflessione, ma deve offrire anche possibilità di riscatto, e noi vogliamo contribuire in questo senso».

Un pensiero condiviso dalla direttrice della casa circondariale, Annamaria Dello Prete: «È bello pensare che il nostro istituto diventi palcoscenico per la città e occasione di crescita per i detenuti. Quest’anno sono otto a partecipare alle prove: ciascuno di loro, grazie al teatro, può scoprire e sviluppare capacità che non conosceva. Aprire il carcere alla città significa anche permettere ai cittadini di vedere i detenuti non solo come autori di reati, ma come persone con abilità e talenti. Questo riduce l’emarginazione e favorisce il percorso di rieducazione».

Soddisfatta anche Nathalie Pisano, la Garante cittadina dei detenuti: «Si tratta di un esempio virtuoso di interazione tra città e istituto penitenziario. Non è mai semplice trovare un equilibrio tra esigenze di sicurezza e attività culturali, ma il lavoro comune sta portando risultati concreti. A Novara, come altrove, resta il problema degli spazi: la tensostruttura è utile ma limitata, e questo influisce sulla programmazione degli interventi».

Per Mariano Arenella, direttore artistico di Cabiria Teatro, il segno più forte arriva proprio dai detenuti: «L’importanza non sta solo in quello che facciamo, ma in ciò che generiamo. Un detenuto ha scritto un copione, altri si impegnano senza perdere un minuto nelle prove per la serata. Lo spettacolo di quest’anno affronta il tema delicato del suicidio, una ferita aperta nelle carceri, ma si conclude con un finale positivo: la storia di Romeo e Giulietta che, questa volta, trovano salvezza».

Lo spettacolo si svolgerà il 18 ottobre alle 16:30 all’interno della casa circondariale davanti a una platea mista di detenuti e spettatori esterni, con 60 posti disponibili su prenotazione. Una serata che sarà insieme cultura, riflessione e soprattutto un passo concreto verso la piena attuazione del dettato costituzionale.

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Immagine di Luca Galuppini

Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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In scena i detenuti sotto la regia di Cabiria Teatro

«Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»: così recita l’articolo 27 della Costituzione italiana. Un principio che trova piena attuazione in un progetto teatrale che vede la casa circondariale di Novara trasformarsi in palcoscenico, grazie alla collaborazione tra fondazione Banca Popolare di Novara, la compagnia Cabiria Teatro, l’amministrazione comunale e la direzione del carcere.

Un’iniziativa che unisce cultura e sociale, dando ai detenuti l’opportunità di vivere esperienze nuove, di valorizzare competenze nascoste e, al tempo stesso, di aprire le porte dell’istituto penitenziario alla città. «Iniziative così ci piacciono tanto» ha spiegato Franco Zanetta, presidente della Fondazione BPM. «La società civile può e deve fare la sua parte nella rieducazione del carcerato e noi abbiamo trovato un carcere disponibile, una compagnia teatrale pronta a impegnarsi e la Fondazione che ha dato il suo contributo. Con progetti come questo si regala ai detenuti non solo un momento diverso, ma anche la possibilità di sognare».

L’assessore alla Cultura Luca Piantanida ha sottolineato la continuità con il progetto del “teatro diffuso” che l’amministrazione sostiene da anni: «Con Cabiria Teatro abbiamo portato la cultura in piazze, periferie e ora anche nel carcere. È un modo per raggiungere chi normalmente non frequenta le sale teatrali e per rendere la cultura strumento di inclusione. Il carcere è un luogo che impone riflessione, ma deve offrire anche possibilità di riscatto, e noi vogliamo contribuire in questo senso».

Un pensiero condiviso dalla direttrice della casa circondariale, Annamaria Dello Prete: «È bello pensare che il nostro istituto diventi palcoscenico per la città e occasione di crescita per i detenuti. Quest’anno sono otto a partecipare alle prove: ciascuno di loro, grazie al teatro, può scoprire e sviluppare capacità che non conosceva. Aprire il carcere alla città significa anche permettere ai cittadini di vedere i detenuti non solo come autori di reati, ma come persone con abilità e talenti. Questo riduce l’emarginazione e favorisce il percorso di rieducazione».

Soddisfatta anche Nathalie Pisano, la Garante cittadina dei detenuti: «Si tratta di un esempio virtuoso di interazione tra città e istituto penitenziario. Non è mai semplice trovare un equilibrio tra esigenze di sicurezza e attività culturali, ma il lavoro comune sta portando risultati concreti. A Novara, come altrove, resta il problema degli spazi: la tensostruttura è utile ma limitata, e questo influisce sulla programmazione degli interventi».

Per Mariano Arenella, direttore artistico di Cabiria Teatro, il segno più forte arriva proprio dai detenuti: «L’importanza non sta solo in quello che facciamo, ma in ciò che generiamo. Un detenuto ha scritto un copione, altri si impegnano senza perdere un minuto nelle prove per la serata. Lo spettacolo di quest’anno affronta il tema delicato del suicidio, una ferita aperta nelle carceri, ma si conclude con un finale positivo: la storia di Romeo e Giulietta che, questa volta, trovano salvezza».

Lo spettacolo si svolgerà il 18 ottobre alle 16:30 all’interno della casa circondariale davanti a una platea mista di detenuti e spettatori esterni, con 60 posti disponibili su prenotazione. Una serata che sarà insieme cultura, riflessione e soprattutto un passo concreto verso la piena attuazione del dettato costituzionale.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.