Gianni Lucini è un po’ il nostro Gianni Minà novarese: critico musicale e dello spettacolo, giornalista di livello nazionale è titolare di un archivio personale di storie, aneddoti, bozzetti, piccoli scoop legati alla storia della canzone e del cinema, un archivio lui stesso che si trasforma in un fantastico e piacevolissimo affabulatore capace di inchiodare le platee. Così è stato per la presentazione del suo ultimo testo “Gli anni 50. Il decennio che inventò l’Italia”, per il Circolo dei Lettori, intervistato da Serena Galasso che ha anche firmato la prefazione al libro.
Un decennio forse sottovalutato rispetto agli anni ’60 e ’70, ma in cui ci sono tutte le premesse dei cambiamenti sociali e culturali dei decenni successivi.
Lucini, giornalista di sinistra, rivaluta insospettabilmente perfino Andreotti, non il politico Dc, ma il sottosegretario allo Spettacolo negli anni ‘50 che deve attuare una delle clausole meno conosciute del trattato di pace imposto all’Italia sconfitta dalla guerra: il 65% dei film proiettati in Italia dovrà essere di produzioni statunitense, ma Andreotti riesce a ottenere che gli americani contribuiscano alla ricostruzione di Cinecittà e che il 70% degli utili realizzati in Italia dalle majors americane siano reinvestiti nelle produzione cinematografica nel nostro Paese.
L’Italia degli anni ‘50 è un Paese molto più giovane dell’attuale e pieno di energia: si legge molto di più di oggi, nascono le riviste fatte solo di racconti con altissime tirature e collane economiche come la Bur.
L’uomo ideale per le italiane è che “si lavi” e il bagno in casa è il sogno delle donne poiché pochissime famiglie ne dispongono. Per sistemare la casa e acquistare una utilitaria si fanno le cambiali e si comincia a comprare a rate: nasce il consumismo.
Sanremo sarà un punto di svolta nella musica, nell’industria discografica che era già potente prima dell’avvento del fascismo, soffocata dall’autarchia e che rinascerà con Sanremo e il successo internazionale di Modugno.
Una pagina importante della nostra storia non più vicina ma nemmeno troppo lontana da conoscere e imparare.